"Una personalità come quella del presidente Giuseppe Conte, non particolarmente forte dal punto di vista della visibilità esterna e mediatica e dal profilo non marcato politicamente come in passato Prodi, Berlusconi o Renzi, neanche candidato alle elezioni ma 'prestato' alla politica come intellettuale, potrebbe rappresentare un notevole vantaggio nella sua capacità di poter essere un punto di congiunzione fra diverse posizioni, svolgendo un utile lavoro di mediazione". E' la convinzione espressa all'AdnKronos da Michele Sorice, politologo e docente all'università Luiss di Roma, a proposito delle divergenze emerse all'interno del governo fra i vicepremier Salvini e Di Maio e soprattutto fra Lega e M5S e all'interno dei Cinquestelle.
Se questo potrebbe essere lo scenario più probabile, "si accompagna però a un secondo scenario, di più complessa soluzione, che deriva dalle divergenze interne al Movimento 5 Stelle e che - spiega Sorice - richiederebbe al premier Conte una doppia opera di mediazione: non solo tra Lega e M5S ma anche dentro i Cinquestelle. Mentre i leghisti si muovono compatti dietro a Salvini, la stessa cosa non vale per i pentastellati con Di Maio, come dimostra anche la recente intervista rilasciata dal presidente della Camera Roberto Fico. Qui, il fatto che Conte non sia direttamente ascrivibile al Movimento ne depotenzia la forza di mediazione dentro i Cinquestelle, mentre la rafforza nel rapporto fra le due forze di governo, che sono gli 'azionisti' dell'esecutivo".