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Class action, M5S accelera

30 settembre 2018 | 14.31
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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"Adesso tutti potranno difendersi ‘giocandosela’ veramente alla pari con le imprese scorrette". La relatrice Angela Salafia (M5S) sintetizza così il senso del ddl, approvato in commissione Giustizia alla Camera, da domani all'esame dell'aula di Montecitorio. Un tema, quello delle 'azioni collettive', caro ai 5 Stelle che lo hanno anche inserito nel contratto di governo con la Lega, proponendo di rafforzarlo.

La class action in Italia è normata da 10 anni ma con scarsi risultati. Il modello delle azioni collettive da miliardi di dollari di risarcimento, come negli Usa, non è stato neanche sfiorato e una storia alla Erin Brockovich resta un film da vedere in tv. "Avere a disposizione uno strumento del genere, ma - sottolinea Salafia - non farlo funzionare era veramente un grosso peccato e, come è noto, noi del MoVimento siamo da sempre contro ogni forma di spreco. Abbiamo quindi inserito il rafforzamento dell’azione di classe già nel contratto di governo, e adesso lo stiamo realizzando concretamente”.

Diverse le novità contenute nel ddl: come lo spostamento della disciplina dell'azione di classe dal codice del consumo al codice di procedura civile, l'ampliamento delle situazioni giuridiche tutelate, il passaggio di competenza dal tribunale alla sezione specializzata in materia d'impresa dei tribunali. Novità non del tutto gradite a Confindustria in prima linea nella battaglia contro un provvedimento definito 'punitivo' nei confronti delle aziende. C'è, ad esempio, "il tema delle adesioni dei singoli all'azione giudiziaria dopo la sentenza di condanna, una cosa che - ha detto il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci - credo non necessiti di particolari commenti...".

"La prima legge sulla class action - ricorda la relatrice del provvedimento, Salafia - risale esattamente a dieci anni fa, ma fino ad oggi ha prodotto scarsissimi risultati. Basti pensare che tra il 2010 e il 2016, su 58 azioni di classe proposte, soltanto 10 sono state dichiarate ammissibili e addirittura solo 2 sono state quelle vinte dai ricorrenti. Costi altissimi, difficoltà a pubblicizzare le azioni intraprese in vista di altre adesioni, lentezza processuale e paletti burocratici".

"Questi - argomenta - sono solo alcuni dei motivi che hanno portato al flop della class action per come l’abbiamo sempre conosciuta. Avere a disposizione uno strumento del genere, ma non farlo funzionare era veramente un grosso peccato". La class action, spiega Salafia, con le nuove norme diventa ‘universale’. C’è un’innovazione principale, dalla quale, a cascata, deriveranno "tutti i vantaggi che cambieranno il volto del ricorso collettivo: scompare il concetto di tutela del solo consumatore".

Ad essere salvaguardati, sottolinea, "saranno i diritti di tutti i cittadini, per i più vari tipi di violazione: trasporti che non funzionano (aerei in ritardo o treni soppressi arbitrariamente dalle società di trasporti), raccomandate che non partono o che non arrivano (abitanti di un quartiere penalizzati perché la posta viene puntualmente smarrita), pericolo per la salute o l’incolumità (residenti di una zona danneggiati perché una fabbrica di smaltimento dei rifiuti non rispetta le norme del caso)".

Con la nuova class action, spiega ancora la relatrice M5S, per agire basta che un gruppo di persone voglia tutelare un determinato diritto, comune a tutti. Un esempio? I residenti di una zona si sentono minacciati dall’installazione di una nuova antenna telefonica, pericolosa per la salute: da oggi potranno chiedere al giudice di rimuoverla e potranno ricevere un risarcimento.

“Un’iniezione di fiducia nell’animo di chi, ogni giorno, firmando contratti, fruendo di servizi o acquistando beni, si ritrova a tu per tu con colossi aziendali che fanno il bello e il cattivo tempo, e guardano i cittadini dall’alto in basso. Adesso - sottolinea la deputata 5 Stelle - tutti potranno difendersi ‘giocandosela’ veramente alla pari con le imprese scorrette. Si agisce compatti, dall’inizio alla fine del procedimento, affinché il giudice riconosca il diritto di fermare un comportamento dannoso, di rimuoverne gli effetti e di ottenere un risarcimento. Infine, se l’azienda condannata si rifiuterà di versare le somme, anche l’azione di esecuzione forzata si potrà svolgere in gruppo”.

“Sono tante le novità che stiamo apportando, man mano che l’iter andrà avanti le illustreremo dettagliatamente. Aggiungo solo che il sistema che stiamo predisponendo si servirà anche di portali telematici immediatamente consultabili e procedure informatizzate dalla durata certa e rapida”.

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