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Battaglia sul decreto Salvini

02 ottobre 2018 | 16.20
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(Foto Afp) - FOTOGRAMMA
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Nell'autunno caldo del governo giallo-verde rischia di aprirsi un nuovo fronte dopo quello della manovra economica. Se infatti la legge di bilancio è già finita al centro della contesa sui conti tra Roma e Bruxelles, il decreto sicurezza e immigrazione - fortemente voluto da Matteo Salvini e arrivato ieri sera al Colle - rischia di mettere a dura prova la tenuta della maggioranza e di inasprire le tensioni tra l'anima ortodossa del Movimento 5 Stelle e la Lega. "E' in arrivo un mare di emendamenti da parte dei nostri. C'è qualcuno che vorrebbe riscrivere il decreto", spiega all'Adnkronos, senza giri di parole, un esponente pentastellato del governo.

Dopo l'ok del Cdm e il vaglio del Quirinale, il provvedimento inizierà il suo iter al Senato. Ma è soprattutto alla Camera che si preannuncia battaglia, con diversi parlamentari M5S sul piede di guerra, pronti a modificare il decreto Salvini con una raffica di emendamenti. "Eppure - ragiona una fonte grillina del sottogoverno - sul decreto dignità la Lega non si è nemmeno sognata di presentare un emendamento soppressivo di alcun articolo...".

Ma l'ala 'sinistra' del M5S è decisa a non fare sconti. Nel mirino, oltre all'abrogazione del permesso di soggiorno per motivi umanitari, anche la stretta sugli Sprar, il sistema di protezione per i richiedenti asilo.

"Da una approfondita lettura del testo e da un confronto con gli esperti del settore", il decreto Salvini "ha criticità molto importanti - dice all'Adnkronos la senatrice Elena Fattori -. Sono dell'avviso che affrontare il tema complesso dell'immigrazione con un decreto sia un azzardo, ma sono fiduciosa che si darà la possibilità di modificare quelle parti che rischiano di creare tensioni sociali e potrebbero avere l'effetto opposto minando la sicurezza degli italiani".

Per la pentastellata "è da ripensare anche la stretta sugli Sprar, modalità di accoglienza virtuosa e sotto il controllo dei comuni, a lungo caldeggiata dal M5S". Nel decreto Salvini "ci sono non poche criticità su cui bisognerà lavorare, aspetto di vedere la versione definitiva", fa eco la collega deputata Gilda Sportiello.

Fonti del Viminale ieri hanno precisato che il testo del decreto "non ha subito alcuna modifica dopo l'approvazione del Consiglio dei ministri". Il riferimento è alla nuova versione dell'articolo 10 del decreto, che prevede una rapida valutazione da parte della Commissione territoriale sulla sospensione della protezione internazionale del migrante in caso di condanna, mentre nelle varie bozze circolate nei giorni scorsi era prevista la sospensione automatica dell'iter, con l'obbligo immediato per il richiedente di lasciare il territorio nazionale. Quella parte del provvedimento era finita sotto la lente di ingrandimento del Colle, che aveva prospettato dubbi sulla costituzionalità della norma.

Tra i 5 Stelle è destinato a creare divisioni anche il caso dell'arresto del sindaco di Riace Domenico Lucano per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Se da una parte il sottosegretario al ministero dell'Interno Carlo Sibilia ricorre a parole dure (rilanciate dal Blog delle Stelle, sito ufficiale del Movimento) per dire che "il sistema dell'accoglienza targato Pd ha creato più indagati che integrati" e decretare la fine dell'era "del business dell'immigrazione", dall'altra si leva la voce di Sportiello, solidale con il sindaco calabrese.

"Riace, che resta per me un modello, ci ha insegnato che è possibile fare dell'integrazione e dell'accoglienza i valori portanti di un sistema inclusivo; che è possibile, laddove alcuni vedono soltanto un problema che si illudono di poter immediatamente fermare, creare opportunità per la società", spiega la parlamentare, la quale aggiunge: "Non credo si possa parlare di business dell'accoglienza in un caso come questo, riconosciuto peraltro da più parti come esempio virtuoso. Credo che un'ampia riflessione vada avviata su cosa intendiamo per business quando parliamo di migranti, perché non sempre chi specula sulla loro pelle ha il denaro come guadagno".

Sulla stessa lunghezza d'onda la senatrice Paola Nugnes. "La legge - afferma all'Adnkronos - non sempre coincide con la giustizia, confondere le due cose è un errore enorme".

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