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Una laurea per i tatuatori?

14 ottobre 2018 | 15.34
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Immagine di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Immagine di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

Il giro di affari supera i 200 milioni all'anno e si stima sia pari la cifra di sommerso. Di nero, insomma. Un mercato che supera, quindi, i 400 milioni di euro l'anno. Si tratta del mondo dei tattoo e piercing che ha conosciuto un boom enorme negli ultimi anni. Una recente indagine condotta dall'Istituto superiore di sanità stima che in Italia siano quasi 7 milioni ad aver fatto un tatuaggio. Donne, soprattutto.

E' questo il quadro in cui nasce una proposta di legge, primo firmatario Paolo Russo di Forza Italia, assegnata alla commissione Affari Sociali della Camera. "Ormai si avverte l'esigenza di regolamentare il settore relativo all'attività di tatuatore e piercer professionista, soprattutto riguardo al percorso formativo", si legge nella Pdl, anche "alla luce del fatto che tali pratiche di interventi sul corpo hanno avuto negli ultimi anni una diffusione crescente in tutta Italia e risultano particolarmente diffuse tra gli adolescenti e i giovani adulti di entrambi i sessi".

La proposta di legge mira a istituire un corso di studi universitario articolato su due binari: quello sanitario e quello artistico. Ed inoltre a regolamentare con un unico ddl un settore che al momento non prevede una legislazione ad hoc. Esistono soltanto circolari ministeriali e regolamenti diversi da regione a regione. In 4 articoli, la pdl di Fi mira a dare un unico indirizzo prevedendo sanzioni fino a 25mila euro per chi trasgredisce la legge.

"Le imprese di tatuatori, che erano 1.537 nel 2013, oggi si stima siano circa 4.000 (un incremento in cinque anni di circa il 170 per cento)", si legge nella proposta di legge Russo. Dati che spingono ad intervenire in un settore dove al momento "non esiste una legislazione prescrittiva specifica: a livello nazionale, infatti, il quadro normativo è sostanzialmente rintracciabile e confinato nelle 'Linee guida del Ministero della salute per l'esecuzione di procedure di tatuaggio e piercing in condizioni di sicurezza'".

A livello regionale poi "si è registrata, inoltre, un'elevata disomogeneità dell'approccio normativo", si spiega nel testo della proposta. "Davvero una babele di vuoti normativi e di interpretazioni, di rincorse estensive e di improprie equivalenze, di linee guida e di auto formazione". Non esiste, dunque, ad oggi una legge che disciplini in modo organico e omogeneo l'attività di esecuzione di tatuaggi e di piercing e "meno che mai pare definito il percorso studiorum per esercitare la professione di tatuatore e piercer".

Anche l'Unione europea ha tentato di disciplinare il tema attraverso l'emanazione della risoluzione ResAP (2008)1 del 20 febbraio 2008, indicando una serie di requisiti e di criteri per la valutazione della sicurezza dei tatuaggi e del trucco permanente.

"Alla luce di ciò -si legge nel testo- la presente proposta di legge persegue lo scopo di prevedere l’istituzione di un corso di studi universitario che abbia un profilo sanitario accanto a uno artistico, antropologico ed etnologico (...) al fine di permettere ai soggetti che vogliano svolgere l’attività di esecuzione dei tatuaggi e dei piercing in piena sicurezza e affidabilità di acquisire tutte le specifiche e approfondite conoscenze di base".

Il testo di legge si compone di quattro articoli: l’articolo 1 istituisce la professione di tatuatore e piercer professionista, mentre l’articolo 2 prevede che, con successivo decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute, sia definito l’ordinamento didattico del corso di laurea per la formazione della figura del tatuatore e piercer. L’articolo 3 prevede la regolamentazione della professione attraverso un decreto del Ministro della salute e l’articolo 4 stabilisce le sanzioni.

Sanzioni che vanno dalla confisca delle attrezzature per chi è "in mancanza del titolo professionale" fino alle sanzioni da 2500 a 25000, compreso il sequestro delle attrezzature utilizzate e la sospensione dell'attività per sei mesi, per chi "esercita in mancanza dei titoli autorizzativi". In caso di reiterazione è prevista "l'interdizione perpetua all'esercizio dell'attività".

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