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Il Pd si organizza, data e tessere primi nodi

20 novembre 2018 | 06.52
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Si insedierà oggi alle 14 la commissione congresso. Primo appuntamento formale per fissare regole, tempi e modi delle assise dem. La data delle primarie, innanzitutto. Le opzioni tra 17, 24 febbraio e 3 marzo sono tutte sul tavolo in attesa di un accordo tra le varie componenti. E poi il regolamento. Dai candidati sono già arrivati diversi suggerimenti.

Nicola Zingaretti che chiede di abolire i 2 euro per votare alle primarie. Marco Minniti che vorrebbe che la sede del Pd fosse la 'casa comune' di tutti gli sfidanti: "Sarebbe molto bello se i candidati non avessero sedi dei propri comitati elettorali ma che ognuno avesse una propria stanza nella sede del Pd". Ed ancora Matteo Richetti che solleva dubbi sulla trasparenza del tesseramento (dirimente per la prima fase del congresso, quella riservata agli iscritti) e vorrebbe fosse fatto on line.

''Purtroppo questa prima fase delle tessere -denuncia Richetti- regala alle bande organizzate del Pd un vantaggio competitivo enorme, perché i ragazzi che sto riunendo io mi dicono: noi non abbiamo i soldi per comprare le tessere come stanno facendo tutti. Io aprirei un tesseramento online dove tutti possono accedere, non solo quelli che col blocchetto degli assegni vanno a farsi le tessere e poi vediamo quale sarebbe l'esito del congresso".

"Vedo che dai candidati arrivano diversi suggerimenti. Faremo una sintesi e poi sarà la Direzione ad avere l'ultima parola sul regolamento". spiega Gianni Dal Moro, presidente in pectore della commissione (l'elezione del presidente è il primo punto all'ordine del giorno della riunione di oggi, ndr). Sarà infatti la Direzione a dover ratificare il regolamento proposto dalla commissione e, almeno nelle intenzione, potrebbe tenersi già la settimana prossima.

Intanto continua il posizionamento di parlamentari, dirigenti e amministratori locali schierati con i vari candidati in campo. Finora i numeri più pesanti sono quelli a sostegno di Zingaretti e Minniti. Sebbene, a quanto si dice in ambienti renziani, ci sia ancora un po' di fibrillazione nell'area sull'appoggio all'ex ministro dell'Interno tanto che, si riferisce, sarebbe stata congelata per ora la raccolta firme tra i parlamentari.

Matteo Renzi, da parte sua, ha ribadito anche ieri che quella di Minniti è una candidatura 'indipendente'. "Non ho mai voluto organizzare una corrente e non lo farò adesso. Opportunamente Marco Minniti ha sottolineato come la sua storia sia una storia di autorevolezza e indipendenza. Bene! Mi sembra che adesso si possa fare il congresso sulle idee, non su di me".

Alla griglia di partenza manca ancora un ultimo candidato che non ha ancora ufficializzato: Maurizio Martina. La formalizzazione è questione di giorni, dicono i suoi. "Maurizio sta lavorando a una candidatura di squadra, ovvero a una pluralità di personalità che accompagnerà la sua corsa. Non un ticket, una cosa più larga". Ieri si è speso per l'ex segretario dem, il capogruppo Graziano Delrio: "Matteo non è in campo, quindi è ancora più assurdo fare un congresso renziani/antirenziani. Se Maurizio Martina si candida, può aiutare ad evitare una cosa del genere".

Di certo, la candidatura di Martina potrebbe rendere più complicata la vittoria ai gazebo di uno dei candidati. A differenza del passato, stavolta non c'è un vincitore già scritto e non è detto che qualcuno superi il 50% alle primarie. In quel caso sarà l'assemblea a decidere. Valeria Fedeli, schierata con Minniti, lancia la proposta di cambiare le regole: "Se nessuno ottiene il 51%, il segretario sia comunque chi ha preso più voti dagli elettori delle primarie. Solo così superiamo rischio correntismo in assemblea".

Ma Zingaretti non prevede un esito del genere. "Io sono convinto che alla fine ci sarà più di un 51 per cento, perché credo che la voglia di cambiare nel popolo del centrosinistra sia fortissima. Io sto girando paese e c'è già una forza che va ben oltre il Pd. E faccio di nuovo un appello a tutti: venite ai gazebo".

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