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Il silenzio di Silvio

28 novembre 2018 | 06.41
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La Corte europea dei diritti dell'uomo archivia il caso Berlusconi mettendo la parola fine a una vicenda durata oltre 5 anni e iniziata con la 'decadenza' del leader azzurro dal Senato per effetto della legge Severino dopo la condanna per frode fiscale nell'ambito del processo Mediaset. Ieri mattina la 'Grande Chambre' si è limitata a 'prendere atto' della rinuncia del presidente di Fi di procedere a sentenza, visto che nel maggio scorso aveva ottenuto la riabilitazione dal Tribunale di sorveglianza di Milano, recuperando così la piena agibilità politica.

Una volta ritornato candidabile alle elezioni, per i legali azzurri, non c'era nessun interesse di andare fino in fondo in questa storia. Un concetto messo nero su bianco dal team forense guidato da Niccolò Ghedini e Franco Coppi non appena i giudici di Strasburgo annunciano di aver chiuso la vicenda. Berlusconi preferisce mantenere la consegna del silenzio. Forse perché convinto dell'inutilità di incaponirsi (raccontano che durante una delle recenti riunioni di partito a palazzo Grazioli abbia accolto la notizia dell'udienza di ieri con una semplice scrollata di spalle) o semplicemente per non alimentare nuove polemiche.

La scelta di ritirare il ricorso, raccontano, infatti, avrebbe suscitato qualche malumore tra quei deputati e senatori, determinati a far valere una 'battaglia di principio', tutta politica, contro chi ha ''creato un vulnus della democrazia'' e ha ''impedito, con la scusa della decadenza, a Berlusconi di correre alle elezioni del 4 marzo favorendo il 'sorpasso' storico della Lega su Fi''. Fatto sta che da Arcore, riferiscono, sarebbe arrivato ai parlamentari azzurri l'input di non commentare, ma di lasciar parlare solo gli avvocati che hanno istruito la pratica sin dall'inizio.

A fine serata, infatti, si contano sulle dita della mano le dichiarazioni forziste e tra queste spicca solo quella di un big, Giovanni Toti. Ufficialmente vale, insomma, la nota dei 4 avvocati berlusconiani (oltre a Ghedini e Coppi, c'è anche la firma di Bruno Nascimbene e Andrea Saccucci), che sottolineano: ''Non vi era più alcun interesse dopo oltre 5 anni di ottenere una decisione che riteniamo sarebbe stata favorevole alle ragioni del presidente Berlusconi ma che non avrebbe avuto alcun effetto concreto o utile, essendo addirittura già terminata la passata legislatura".

Tra i primi e i pochi a commentare l'archiviazione è stata Biancofiore: ''Resta una grande amarezza per la mancata sentenza e la certezza che Berlusconi non solo non sia un evasore ma che nei suoi confronti la Costituzione, il diritto e le leggi siano state interpretate scelleratamente ad personam, favorendo l'odio politico l'avvento dei più beceri istinti giustizialisti trasformatisi anche in movimenti politici".

"La scelta saggia di Berlusconi di rinunciare alla sentenza della Corte di Strasburgo non cancella però una pagina nera della storia della Repubblica", scrive il deputato Dario Bond. Dello stesso avviso Andrea Ruggieri: ''Ancora una volta Berlusconi si è dimostrato un Signore, un italiano vero, persino troppo".

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