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Caos nel Pd

05 dicembre 2018 | 09.06
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Foto di repertorio (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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"Come sapete non mi occupo del congresso del Pd". Così il senatore del Pd ed ex presidente del Consiglio Matteo Renzi risponde, a margine di un incontro con gli europarlamentari a Bruxelles, in merito a Marco Minniti, candidato alle primarie per la segreteria del partito, che sarebbe irritato per le ultime mosse dell'ex premier, come il ventilato progetto di dar vita a dei comitati, se non a un nuovo partito.
Secondo indiscrezioni l'ex ministro dell'Interno potrebbe addirittura ritirarsi dalla corsa per la segreteria. Si tratta solo di ipotesi al momento ma diverse fonti che stanno seguendo da vicino la costruzione della candidatura dell'ex ministro hanno confermato all'AdnKronos che c'è una fase di stallo. Persino la raccolta di firme nel territorio, necessaria per presentare la candidatura, non procede. La voce era già nell'aria da alcuni giorni ma nelle ultime ore qualcosa è cambiato, tanto che alla Camera si è tenuta una riunione dei 'colonnelli' dell'area renziana: "Si cerca di ricomporre la situazione", hanno fatto sapere fonti dem.

Il motivo? Le perplessità del deputato originario di Reggio Calabria avrebbero origine appunto in una non adeguata mobilitazione delle truppe da parte di chi lo avrebbe dovuto sostenere. Insomma diciamo che non avrebbe riscontrato le condizioni auspicate nel sostegno alla sua candidatura, in particolare da parte dell'area renziana del Pd. Si riferisce anche di un contatto tra Renzi e Minniti, nel quale quest'ultimo avrebbe sondato le reali intenzioni dell'ex premier. "Al momento, l'esito non è negativo ma certo siamo in una fase di stallo. Confidiamo - ha detto una fonte renziana che sta seguendo il dossier - che Marco si candidi". Il termine per la presentazione delle candidature al congresso è il 12 dicembre.

"Sul Pd sono, oltre che preoccupato, anche un po' allarmato, spero che qualcuno non abbia deciso di distruggere il Pd. Distruggerlo o puntare a dividerlo, credo sia un enorme regalo ai 5 Stelle o a Salvini. Non si può sputare in faccia alle passioni, alle speranze di milioni di persone", è il commento di Nicola Zingaretti a Radio Radio.

Sull'affaire Minniti interviene anche Antonello Giacomelli, vicino a Luca Lotti e tra i sostenitori della candidatura dell'ex ministro dell'Interno: "Se nella giornata di oggi non ci sono fatti espliciti e conclusivi, da domani, nel rispetto di tutti ma soprattutto nell’interesse stesso del Pd, servirà ragionare su un nuovo assetto del Congresso".

Un ultimatum? "Ho molta stima per Marco Minniti e so bene che il congresso che si apre è molto difficile. Per cui credo si debba avere il massimo rispetto per le riflessioni che lui come chiunque altro ritiene di fare", sottolinea Giacomelli. "Ribadisco ancora una volta che siamo pronti a sostenere Marco Minniti con convinzione, partendo da una comune scommessa sul Pd, sul suo ruolo e sulle sue prospettive". "Quello che però non possiamo fare - argomenta l'esponente dem - è trascinare una situazione indefinita fino alle ore a ridosso della scadenza per la presentazione delle candidature. Quindi credo che se nella giornata di oggi non ci sono fatti espliciti e conclusivi, da domani, nel rispetto di tutti ma soprattutto nell’interesse stesso del Pd, servirà ragionare su un nuovo assetto del Congresso".

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