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Pd, la corsa è a sei

13 dicembre 2018 | 08.41
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Pd, la corsa è a sei

"Francesco Boccia, Dario Corallo, Roberto Giachetti, Maurizio Martina, Maria Saladino, Nicola Zingaretti: sono questi i candidati che oggi hanno consegnato le firme e che, ultimate le operazioni della Commissione per il Congresso, si contenderanno la leadership del Pd". E’ quanto si legge in un tweet del Pd. Il primo a depositare le firme in mattinata nella sede del Nazareno è stato Francesco Boccia. Il regolamento prevede la presentazione di un numero di firme da 1500 a un massimo di 2000 raccolte in almeno cinque regioni. Il termine per la presentazione delle firme scadeva alle 18. 
"Grazie, grazie, grazie! In 24 ore tutte queste ragazze, tutti questi ragazzi, Anna Ascani e io abbiamo raccolto più firme di quante mai avremmo potuto immaginare. Pronti? Si parte!", si legge in un post Giachetti la cui candidatura insieme ad Anna Ascani era stata ufficializzata solo martedì. "2680 firme raccolte in tutte le venti regioni. E oltre 500 email che non abbiamo neanche fatto in tempo ad aprire. In meno di 24 ore. Uno scatto di passione. Un popolo che non vuole che l’Italia arretri e che il Pd torni indietro. #SempreAvanti con Roberto Giacchetti e Anna Ascani", scrive su Twitter Luciano Nobili, deputato del Partito democratico.
Nel frattempo alla fine Lorenzo Guerini, con Luca Lotti in stretto collegamento telefonico da Washington, è riuscito a tenere buona parte dell’area dei renziani sulla candidatura di Maurizio Martina al Congresso. Il presidente del Copasir ha incontrato l’ex segretario e poi ha riunito i ‘suoi’ parlamentari per spiegare i termini dell’intesa. Intesa che, assicurano fonti renziane, non dovrebbe comprendere una lista per il Congresso: "Non c’è tempo", si spiega. Anche se del tema non si è parlato alla riunione del pomeriggio. Alla fine dovrebbero essere circa 80 i parlamentari renziani a ritrovarsi sulla candidatura Martina. Perché una parte ha scelto di schierarsi con Giachetti/Ascani, mentre altri hanno optato per tenere le mani libere. Come Teresa Bellanova, a lungo nel totocandidati alla segreteria, e Gianni Pittella. La stessa posizione che potrebbe assumere anche Maria Elena Boschi.

"Non ho mai avuto l’ossessione del 51%, non mi interessa. Mi interessa il profilo unitario, aperto e di prospettiva del mio partito. Guardo avanti, il Pd deve rinnovare la sua sfida democratica", ha detto Maurizio Martina a Porta a Porta. "Con Matteo Renzi abbiamo lavorato insieme, continuo a stimarlo, ma sono differente da lui. Da quanto non lo sento? Non mi sembra un tema", ha aggiunto. Augurandosi che Renzi non faccia un suo partito: "Considero questa scelta un errore: quando si divide il campo alternativo alla destra si fa un favore alla destra". "Io parlo delle mie proposte e del lavoro per il Pd, chiedo a tutti di dare una mano e anche rispetto per la comunità del Pd", ha detto ancora. "O cambiamo, voltiamo pagina o non saremo più credibili per una alternativa" di governo, ha detto dal canto suo Nicola Zingaretti che poco dopo aver depositato le firme aveva detto: "Faccio un appello: venite tutti a discutere e ascoltare, anche a protestare se serve, e poi il tre marzo tutti ai gazebo perché può rinascere una speranza per l’Italia". "Ce la metterò tutta, mi prenderò cura di questo partito -ha detto il governatore del Lazio-. Aiutatemi a cambiare il Pd, a ricostruire una alternativa credibile. Non possiamo permettere che l’Italia sia governata da questo manipolo di incapaci che mette a rischio il Paese e gli italiani".

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