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Toninelli: "Meglio gaffe che mazzette"

20 dicembre 2018 | 12.23
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(Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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"Faccio un balzo in avanti, quale passo indietro...". Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, in un'intervista all'Adnkronos, risponde così a chi gli domanda se si senta in bilico nel governo gialloverde e abbia mai pensato alle dimissioni. Sull'etichetta di ministro gaffeur, "mi faccio una bella risata - dice - qualche lapsus lo faccio, qualche parola sbagliata, ma credo francamente che alla gente non gliene freghi nulla di una parola sbagliata ma gli interessi piuttosto che, dopo 12 ore di lavoro, io abbia agito bene e onestamente per loro, mentre prima si prendevano mazzette. Diciamolo chiaro, meglio le gaffe che le mazzette". Eppure in molti sostengono che, in caso di rimpasto, Toninelli sarebbe il primo a saltare. "Più lo dicono e più sono salde le radici nel ministero - afferma - tutti capiscono che sto facendo bene dove passa il 40% di investimenti pubblici. Prima passavano in una certa maniera, ora passano sotto lo scanner della trasparenza". Quanto all'imitazione di Maurizio Crozza, "adoro la satira - dice - mi dicono che faccia ridere e va bene così".

IVA - Toninelli difende a spada tratta la legge di bilancio e assicura: "Assolutamente non ci sarà la super stangata Iva, l'abbiamo cancellata quest'anno e la eviteremo anche nei prossimi anni". "Questa manovra dà più possibilità ai cittadini di avere soldi in tasca per comprare - dice - Questo significa aumentare la richiesta, quindi i consumi, e per gli imprenditori produrre di più, assumere di più, vendere di più. Sono molto, molto fiducioso". Stimare la crescita all'1,5%, per poi limarla all'1%, "non è stato un errore. E comunque sono convinto che sarà meglio dell'1%, ne sono certo", aggiunge.

TASSISTI E NCC - La decisione sugli Ncc, con una misura tampone in legge di bilancio per non condannare a morte il comparto degli autonoleggiatori, "è stata accettata ufficialmente dai tassisti, che ieri vedendo Salvini far visita agli Ncc probabilmente si sono preoccupati..." dice Toninelli all'Adnkronos, mentre i tassisti, dopo i disagi per il blocco di ieri, tornano oggi di nuovo in piazza per protestare contro il governo gialloverde. Sulla norma sugli Ncc prevista in manovra, per scongiurare l’obbligo del rientro in rimessa alla fine di ogni corsa che sarebbe scattato dal prossimo primo gennaio, "i tavoli li ha fatti il sottosegretario Rixi, che probabilmente non si è sentito con Salvini...".

Toninelli assicura che tassisti e Ncc "non hanno nulla di cui preoccuparsi, devono stare tranquilli: non vogliamo avvantaggiare né svantaggiare nessuno". Ma "dobbiamo mettere regole giuste a un ginepraio di norme malvagie tenute in piedi dal passato, un passato che non è mai stato in grado di gestire una situazione così delicata come il trasporto pubblico non di linea". La norma sugli Ncc inserita in manovra "è una base per tamponare un problema, poi da gennaio affrontiamo la questione" dell'intero comparto "in maniera più organica". Il responsabile delle Infrastrutture e dei Trasporti non comprende la protesta degli Ncc, che l'altro giorno in piazza hanno dato fuoco a una bandiera del M5S. "Sugli Ncc abbiamo messo, soprattutto grazie al M5S, una serie di normette che li tutela - spiega - se non lo avessimo fatto, dall'1 gennaio sarebbero dovuti tornare in rimessa". Vale a dire "se prendi la licenza a Viterbo - cita Toninelli a mo' di esempio - e poi vai a Roma a portare la signora Maria, dal primo gennaio eri obbligato a tornare indietro, dove hai la licenza. Noi abbiamo messo la possibilità di avere un registro telematico in cui puoi prendere più passeggeri, più clienti, nel tragitto, e in più le rimesse puoi averle in più luoghi all'interno della provincia, città metropolitana. Se non avessimo fatto niente, a causa del Pd e degli altri governi avrebbero subito un danno, non capisco la portata delle loro proteste".

PONTE MORANDI - "Il momento più difficile" da ministro è stato "il 14 agosto, il giorno in cui il Ponte Morandi è venuto giù". "Avevo lasciato l'Italia con la mia famiglia, in auto, e sono stato raggiunto da un video. Vedere l'Italia ridotta così, pensare a quei morti... è stato davvero pesante, il momento più duro". "Siamo partiti immediatamente per Genova - ricorda Toninelli - in auto. Durante il viaggio, pensare a quel ponte crollato e a quei morti, che non sapevo nemmeno quanti fossero, beh, è stato durissimo".

Riguardo alla ricostruzione del ponte, "sono state poste tutte le basi per stare nei tempi e penso, diciamocelo ogni tanto, che siamo stati molto bravi: soldi giusti, sufficienti, poteri adeguati e strumenti giuridici giusti e sufficienti al commissario per la ricostruzione. A distanza di pochi mesi è partito il progetto e i lavori per la demolizione, dalla primavera prossima i lavori per la ricostruzione. A fine 2019 il ponte è in piedi, a inizio 2020 il ponte verrà inaugurato". "Quando mai si è vista una capacità di reazione così forte e giusta a favore dei cittadini danneggiati? - rivendica Toninelli - il ponte di Genova rappresenta l'Italia, dovrà durare centinaia di anni ed essere il simbolo della rinascita dell'Italia fatta crollare da una cattiva gestione della cosa pubblica". Quanto ad Autostrade, l'esclusione dalla ricostruzione è stata fatta "per giustizia e correttezza: quando crolla una casa non la fai ricostruire da chi l'ha fatta crollare, soprattutto perché, se avessero ricostruito il ponte, avrebbero guadagnato dalla ricostruzione". "Siccome siamo un Paese e delle persone serie, non facciamo guadagnare soldi, ricchezze e guadagni a chi ha fatto crollare un ponte. Toti, piuttosto - aggiunge con una stilettata al governatore ligure - la smetta di fare l'ultrà di Autostrade per l'Italia". In merito alla cordata che ricostruirà il ponte, Salini-Fincantieri-Italferr, "è stata scelta dal commissario tra 30 progetti. Quello che mi rende felice, da italiano, è che c'è dentro l'eccellenza dell'imprenditoria privata ma anche l'eccellenza dell'ingegneria pubblica. In particolare, sto parlando di Italferr, che progetta ponti in tutto il mondo e che pochi conoscono in Italia, è una realtà a cui è importante dare visibilità".

TAV - Referendum sulla Tav? Il ministro boccia l'ipotesi di chiamare gli elettori a pronunciarsi sulla realizzazione della grande opera. "Basta l'analisi costi-benefici" per decidere se fare l'opera. "Il referendum sulla Tav - sottolinea - comporta una legge costituzionale, quindi doppie letture parlamentari, il che significa anni. Se vogliono impiegare anni per decidere una grande opera, quando basterebbe un'analisi costi-benefici che ci dice se serve oppure no per i cittadini, io non ne vedo la necessità francamente. I referendum non li chiedono i ministri, non li chiedono i governi ma i cittadini. Non ci opporremo mai se lo chiedono i cittadini". Quanto ai tempi della decisione Toninelli sottolinea: "Non dipende solo dal sottoscritto. Per gennaio l'esame preliminare c'è, io ho preso l'impegno con Francia e Ue di condividerlo insieme a loro, ci saranno valutazioni tecniche anche della Francia e il tavolo si estenderà anche all'Ue. Detto questo, io non ho ancora visto l'analisi costi-benefici, non so oggi se sia un beneficio o un costo per i cittadini quell'opera, quando avremo i risultati li valuteremo con la maggioranza di governo, quindi anche con la Lega, e ne discuteremo".

Il ministro esclude poi che il M5S sia isolato sul no alla Tav. "Tutt'altro, il Tav - spiega - comporta un impegno di spesa enorme per l'Italia, più di 5 mld solo per il buco nella montagna e molti altri mld per le linee ferroviarie. Questi soldi potrebbero o non potrebbero essere meglio utilizzati a livello nazionale per tante altre opere diffuse, questo ce lo dirà l'analisi costi-benefici se negativa". Perciò, ragiona il ministro, gli imprenditori che hanno manifestato per la realizzazione dell'opera dovrebbero essere contenti se non si fa. "Gli imprenditori - afferma Toninelli - devono essere contenti, devono ringraziarci se vogliamo dare più lavoro. Perché se un'opera che costa tanto viene fatta e porta poco lavoro i primi a perderci sono loro".

INFRASTRUTTURE - Poi, botta e risposta piccato tra Toninelli e il governatore Toti, che ieri ha definito il ministro M5S come Dracula all'Avis sul fronte infrastrutture. "Accetto le sue divertenti provocazioni - replica Toninelli - anche se mi viene detto che io alle infrastrutture sono come un Dracula all'Avis solo perché voglio utilizzare al meglio, senza sprechi, i soldi pubblici. E rispondo a Toti con una provocazione: penso che lui sia come l'orso Yoghi, quando nel cestino da picnic" il governatore ligure "vede soldi pubblici".

"E' il sistema di potere che dice che sono un ministro delle Infrastrutture contro le infrastrutture, e la cosa mi inorgoglisce parecchio. Sono il ministro delle Infrastrutture più a favore delle infrastrutture e delle grandi opere credo della storia, ma allo stesso tempo il più contrario allo spreco di denaro pubblico - rivendica - Non si sceglie di fare una grande opera e solo dopo si guarda quanto costa, prima si guardano i benefici per i cittadini e poi si sceglie se farla oppure no. Questo stiamo facendo noi per la prima volta". Alla domanda se, con l'ok alla Tap e al terzo Valico, il M5S stia perdendo la sua vera anima, "è l'esatto opposto - risponde - abbiamo portato il modello di gestione corretta e trasparente come procedura nell'utilizzo di soldi pubblici. Non si è mai vista una forza politica che fa analisi costi-benefici, guarda le carte, usa correttamente ogni centesimo. Se fossimo arrivati qualche anno prima le cose sarebbero andate diversamente. Purtroppo, visto che chi ci aveva preceduto aveva posto la condizione del delitto perfetto, per il bene del Paese siamo stati obbligati ad andare avanti per non scassare le casse dello Stato". Per Toninelli, "l'infrastruttura certamente da valorizzare e su cui investire come snodo internazionale sono i porti - afferma - i porti collegati con i treni ad alta capacità, con i binari che partono direttamente dal porto per poi andare, via terra, a portare i container in Italia e in Europa. Investiremo di più sui porti".

AEROPORTO FIRENZE - La nuova pista per l'aeroporto di Firenze Peretola, 'sponsorizzata' dallo stesso vicepremier Matteo Salvini? "E' sempre bello dire 'costruiamo una cosa nuova', è suggestivo, ma servono 150 milioni, con i soldi dei cittadini la facciamo solo se serve" dice Toninelli. Su Peretola "è in corso un'analisi costi-benefici. E' un aeroporto collegato con Pisa, perché il piano nazionale fatto dall'allora ministro Delrio considera Pisa e Firenze come unico aeroporto", quindi gli "investimenti devono essere fatti in maniera collegata. Sono aeroporti molto remunerativi, a gestione privata, ovvero con un concessionario privato, e in cui lo Stato per questa nuova pista dovrebbe spendere 150 milioni di euro. Sono tanti soldini - rimarca Toninelli - voglio vederci chiaro perché dobbiamo impegnare tanti soldi, quindi aspetto i risultati dell'analisi costi-benefici, e penso che Salvini non conosca molto bene il dossier". "L'aeroporto di Firenze Peretola ha una pista di 1.700 metri, perché lo vogliono rifare? - spiega il ministro - per fare una pista di 2 km che, dicono, aumenterebbe il numero dei passeggeri. Ma il London city airport, cioè l'aeroporto cittadino interno di Londra, ha una pista di 1.500 metri e fa il doppio dei passeggeri di Firenze. Quindi bisogna guardarle bene le cose, prima di mettere soldi pubblici in mano ai privati".

ANAS - "Su Anas sono veramente fiducioso, è una società pubblica con funzioni straordinarie, la vogliamo ribaltare come un calzino perché ha dentro ottime competenze abbinate a un po' di punti grigi" dice il ministro all'indomani delle nomine Anas. "Voglio valorizzare le competenze partendo dall'interno e all'interno ce ne sono tante - afferma ancora Toninelli - E' in corso la rivoluzione Anas, a breve avrà molte, molte più funzioni di quante ne aveva prima".

M5S - La Lega cannibalizza il M5S? "Dei sondaggi me ne frego, noi non siamo dei centometristi - scandisce nell'intervista all'Adnkronos - Cinque anni di governo non sono fatti da tante gare di cento metri che ti tagliano le gambe. Noi siamo dei bravi maratoneti, quando arriveremo al traguardo della maratona, vediamo i risultati e tiriamo le somme".

Quanto alla regola dei due mandati del M5S, "non si tocca", dunque a fine legislatura "tutti a casa. Le regole vanno rispettate, dalla famiglia non si esce" mette in chiaro. Alla domanda su dove si veda a fine legislatura, "spero di essere felice come adesso - risponde - e di avere un po' più tempo per la mia famiglia".

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