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Dl sicurezza

Chi sono i sindaci 'ribelli'

03 gennaio 2019 | 11.05
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(Fotogramma)
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Parte la carica dei sindaci contro il dl sicurezza. A lanciare il guanto di sfida al ministro dell'Interno Matteo Salvini è stato ieri il primo cittadino di Palermo Leoluca Orlando che ha annunciato la sospensione dell'applicazione del decreto nella parte che riguarda i migranti. Con lui si è subito schierato il sindaco di Napoli Luigi de Magistris dichiarando che la città da lui guidata non applicherà leggi "in contrasto alla Costituzione". Rilievi al provvedimento sono stati sollevati anche dal sindaco di Firenze Dario Nardella intenzionato però a trovare una soluzione "in modo legale" e da quello di Parma Federico Pizzarotti, secondo cui il problema c'è ma il modo per affrontarlo è ancora da capire. Si è mossa anche l'Associazione nazionale dei Comuni italiani (Anci) con il presidente Antonio Decaro che ieri ha sottolineato l'esigenza di istituire un tavolo di confronto in sede ministeriale per definire "le modalità di attuazione e i necessari correttivi" alla norma.

Dura la risposta di Salvini. Commentando la decisione di Orlando, il responsabile del Viminale ha avvertito che in caso di mancata applicazione del decreto "i sindaci ne risponderanno personalmente, penalmente e civilmente". Ma perché il provvedimento è al centro delle contestazioni? Nelle ultime settimane sono stati sollevati alcuni dubbi circa la costituzionalità del provvedimento: la mancata iscrizione anagrafica dei cittadini con permesso di soggiorno determinerebbe infatti l'impossibilità di accesso a servizi fondamentali e garantiti come la libertà di movimento e il diritto alla salute. Ecco chi sono i sindaci scesi in campo per chiedere correttivi al decreto:

ORLANDO - Leoluca Orlando, al quinto mandano non consecutivo come sindaco di Palermo, è stato il primo cittadino che ha acceso la miccia annunciando ieri di aver chiesto al responsabile dell'Anagrafe di approfondire tutti i profili giuridici derivanti dall'applicazione della norma del dl, e, in attesa di questo passaggio, di sospenderla. Orlando ha definito il decreto sicurezza "un provvedimento disumano ". Oggi, ai microfoni di Rai Radio2, è tornato a chiarire: "Ho assunto una posizione che non è né di protesta, né di disubbidienza, né di obiezione di coscienza. Ho assolto alle mie funzioni istituzionali di Sindaco". Poi ha assicurato: "Non arretro, non c'è motivo di arretrare".

DE MAGISTRIS - Nettamente contrario al decreto è anche il sindaco di Napoli Luigi de Magistris. "Noi a Napoli - ha chiarito ieri parlando all'Adnkronos - abbiamo sempre dato una direttiva: le leggi si applicano solo in maniera conforme alla Costituzione. Più che un atto di disobbedienza civile è un atto di obbedienza costituzionale". "Una legge in contrasto alla Costituzione - ha assicurato - a Napoli non sarà applicata, la nostra amministrazione si è sempre orientata in questo modo. Non abbiamo bisogno di nessun atto. Io sono orgoglioso - ha aggiunto De Magistris - di un'amministrazione dove non c'è bisogno di una direttiva autoritaria politica, ma dove la direzione è condivisa".

NARDELLA - Il sindaco di Firenze del Pd, Dario Nardella, ha promesso ieri che la sua città "non si piegherà al ricatto che è contenuto nel decreto sicurezza, che espelle i migranti richiedenti asilo e che senza rimpatriarli li getta in mezzo alle strade, e fa di loro dei clandestini". L'obiettivo del primo cittadino è quello di trovare una soluzione rispettando però la legge. "Come Comune - ha annunciato - ci prenderemo l'impegno di non lasciare nessuno in mezzo alla strada, anche se questo comporterà per noi un sacrificio in termini di risorse economiche. Ma - ha aggiunto - non possiamo permetterci di assistere a questo scempio umanitario". "In modo legale - ha assicurato - troveremo una soluzione per questi migranti fino a quando non sarà lo stato a trovare una soluzione in via definitiva".

PIZZAROTTI- Per il sindaco di Parma Federico Pizzarotti, ex M5S, il decreto pone problemi alle città ma il modo in cui affrontarli "è da capire". "Dalle dichiarazioni di Orlando - ha detto ieri all'Adnkronos - non è chiaro come l'Anagrafe applicherà o non applicherà il decreto: io dubito che con una semplice richiesta del sindaco l'Anagrafe non applichi un provvedimento di legge". "Sicuramente il problema - ha aggiunto - va affrontato perché il decreto provoca problemi alle città ". Secondo Pizzarotti i sindaci insieme dovranno discuterne: "I problemi esposti sono di tutti, dei sindaci di centrosinistra, di centrodestra, dei 5stelle" poi magari "ci sono sindaci della Lega che non vogliono parlare del problema, ma la ricaduta nei Comuni - ha concluso - ce l'hanno tutti i sindaci".

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