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Trivelle, quando il M5S 'cavalcava' il referendum

07 gennaio 2019 | 19.03
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Questi prima dicono una cosa e poi fanno l'esatto opposto quando arrivano al potere, al governo. E' sempre così. Sulle trivellazioni facevano i paladini dell'ecologia, dell'ambiente e oggi sono schiavi delle lobby del petrolio. Hanno veramente trivellato il cervello. E continuano a trivellare il cervello degli italiani con le loro menzogne. Vi prego, aprite gli occhi". Sono le parole pronunciate da Alessandro Di Battista il 18 marzo 2016 in un video diffuso su Youtube e sugli altri social network dalla macchina della comunicazione pentastellata, in vista del referendum sulle trivelle che si sarebbe svolto il 17 aprile di quell'anno.

L'allora deputato M5S puntava il dito contro Debora Serracchiani del Partito democratico accusandola di incoerenza e rispolverando un vecchio post 'no-triv' della parlamentare dem a difesa dell'ambiente. Sono passati poco meno di tre anni da quel video. Ma questa volta i ruoli sono cambiati: nella stanza dei bottoni ora siede il M5S e la rete, oggi come allora, non perdona. Sul banco degli imputati 'virtuale' questa volta c'è il Movimento 5 Stelle dopo l'accusa lanciata dai Verdi al Mise di Luigi Di Maio di aver rilasciato nuovi permessi per la ricerca del petrolio nel Mar Ionio.

Una scelta obbligata, si è giustificato Di Maio. "Queste 'ricerche di idrocarburi' (che non sono trivellazioni) erano state autorizzate dal governo precedente e in particolare dal ministero dell'Ambiente del ministro Galletti che aveva dato una Valutazione di Impatto Ambientale favorevole. A dicembre, un funzionario del mio ministero ha semplicemente sancito quello che aveva deciso il vecchio governo. Non poteva fare altrimenti, perché altrimenti avrebbe commesso un reato", ha scritto il vicepremier sul Blog delle Stelle. Ma questo non è bastato a fermare il tam tam anti-M5S che nel frattempo è partito nei gruppi no-triv, dove rimbalzano gli articoli e i video con le dichiarazioni del passato di Di Maio, Di Battista e Beppe Grillo.

Ritorna in auge in queste ore il filmato del discorso di Di Maio a Tempa Rossa in Basilicata per chiedere le dimissioni del governo dopo lo "scandalo Trivellopoli". Viene ricordata anche la campagna 'Giù le mani dal nostro mare' organizzata dai grillini per sensibilizzare l'opinione pubblica sui temi del referendum 2016 relativo alle trivelle. E riecheggiano gli attacchi di Beppe Grillo a Galletti ("ministro fossile"), così come le parole del comico in collegamento telefonico con i parlamentari alla Camera nel corso della conferenza stampa di presentazione del programma energetico M5S (era il 2017): "Non abbiamo bisogno di gasdotti e trivellazioni, abbiamo bisogno di intelligenza... Voi state facendo capire a dei fossili che il fossile è finito, fate il lavoro più squallido".

I Verdi intanto tornano all'attacco con Angelo Bonelli, che pone a Di Maio le '5 domande' sul caso trivellazioni: "Perché se avevate e avete l'intenzione di presentare una norma che possa bloccare le autorizzazioni, il 7 dicembre sono state firmate le tre autorizzazioni sul mar Ionio? Perché non avete sospeso il rilascio dell'autorizzazione in attesa dell'approvazione della nuova norma da voi annunciata? Perché la norma da voi annunciata non è stata presentata in finanziaria evitando in questo modo l'avvio delle ricerche petrolifere di fronte le spiagge più belle d'Italia?".

E ancora: "E' vero che ci sono stati disguidi che non hanno consentito la presentazione della norma in finanziaria per problemi di comunicazione? O i motivi sono altri? Perché - incalza Bonelli - l'autorizzazione del 7 dicembre 2018 non ha tenuto conto del parere via negativo della regione Puglia?".

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