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Gli 'ex' Dc nel nome di Sturzo: "Popolarismo può battere populismo"

18 gennaio 2019 | 20.28
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di Cristiano Fantauzzi

Una dozzina di associazioni, movimenti e piccoli partiti hanno raccolto l'appello della Fondazione Fiorentino Sullo presieduta da Gianfranco Rotondi (Rivoluzione cristiana) e diverse centinaia di persone si sono ritrovate nella Nuova auletta dei gruppi di Montecitorio a celebrare il centenario dell'Appello ai liberi e forti di don Luigi Sturzo. Cioè, del campione del popolarismo italiano del Novecento nell'era del populismo 'millennial'.

Inevitabile una punta di nostalgia, come nel mai domo Gianfranco Rotondi che torna a ricordare i meriti del partito erede dei popolari, quella Dc, ha detto, che "è stata, nel solco di don Sturzo, il più grande esempio di unità e laicità. E oggi il centenario popolare richiama la storia della profonda unità dei cattolici", spezzatasi nel drammatico 1993, sull'onda di Tangentopoli.

Nostalgia canaglia, insomma, se Mario Tassone, leader del Nuovo Cdu, recrimina: "In quel tornante storico -dice all'Adnkronos- ci fu chi pensò di purificarsi, gettando a mare una tradizione, per buttarsi a sinistra. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: siamo qui per gettare le basi per un soggetto in grado di occupare un'area centrale". Ma è "tentazione o è nostalgia?", si domanda dal palco, ancora Rotondi, come interpretando il 'sentiment' indefinito di una platea attenta e capace anche di contestare le giravolte di troppi... "Non è che cambiare nome significa trasformismo se si resta fedeli ai propri valori e programmi", ribatte Rotondi.

Se lo storico e direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano prova a individuare una parentela, quasi fraterna, tra popolarismo e populismo, non lo segue su questa linea Rocco Buttiglione, ora 'solo' filosofo e non anche politico, che avverte: "Il populismo è la malattia infantile del popolarismo. Il populismo ripete quello che la gente dice al bar, ne esalta la paura e il rancore".

"Il popolarismo, invece -argomenta- è vicino al sentimento della gente ma a quel sentimento sa dare anche una testa. Si è visto, d'altronde, cosa è successo con la Brexit, un colossale fallimento della democrazia che non ha saputo spiegare al popolo le vere ragioni delle scelte in campo".

La lingua batte dove il dente duole, in questa sala iper moderna a metà tra conchiglia e astronave, gremita di persone che ricordano la 'Balena bianca', sanno che non può tornare ma che fiutano diverse possibilità nell'aria: "Non dovete avere nostalgia -sottolinea Buttiglione- casomai mettetela tra parentesi e guardate al momento attuale e per puntare al futuro: tornate a parlare alle persone. Il fenomeno delle liste civiche che si diffondono è simile a quello che precedette l'avvento del popolarismo sturziano".

Molto applaudito un politico di vecchia scuola dc come Calogero Mannino, che parla del "concretismo" di Sturzo e poi, concretamente, punta al bersaglio grosso: "Lega e M5S non hanno progetto politico, né una base, ma vivono nella dimensione della comunicazione e dell'emozione, a cui aggiungono l'aggravante del populismo".

"La risposta -rilancia- è in un partito dai valori forti, che tenga conto che il cattolicesimo non è quello degli anni '50 e '70, e che si riconosca nella democrazia rappresentativa, in una legge elettorale proporzionale". Qualcuno rumoreggia in sala, evocando storie di accuse e processi. E l'ex ministro non esita a ribattere, tra gli applausi, che "tangentopoli e mafiopoli sono state delle simulazioni di colpo di stato che la storia saprà chiarire".

In sala, qualche ex deputato (si nota Alessandro Forlani, figlio di uno degli ultimi big della Dc) e un ex senatore come Domenico Scilipoti Isgrò, un passato da 'responsabile' e ora a capo dell'Unione cristiana. "Sono qui in veste di osservatore -spiega- e io penso che bisogna andare oltre l'ambito dei cattolici. E parlare di cristiani, perché lo spirito di Sturzo arriva a parlare anche a calvinisti e luterani...". Dietro lo Scudocrociato 3.0, insomma, deve esserci posto per tutti.

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