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"Clima da caccia alle streghe", parla storica del convegno con Anpi

05 febbraio 2019 | 17.26
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"L'esercito di liberazione jugoslavo non ha mai infoibato nessuno, non c'è nemmeno un documento che attesti questo. Quei fatti nella maggioranza dei casi sono stati frutto di vendette personali". A parlare all'Adnkronos è Alessandra Kersevan, con Claudia Cernigoi e Alessandro Sandi Volk tra gli autori del sito www.diecifebbraio.info, finito al centro delle polemiche di questi giorni sul convegno 'revisionista' del 10 febbraio che vede la partecipazione dell'Anpi di Parma (e da cui l'Anpi nazionale ha preso le distanze).

Kersevan lamenta un "clima da caccia alla streghe" e spiega: "Noi siamo semplicemente dei ricercatori che pensano che le vicende storiche vadano affrontate sulla base dei documenti e lette nel loro contesto storico, soprattutto vicende come quelle del confine orientale, piene di implicazioni politiche e culturali, e anche di pregiudizi. Negli anni il nostro gruppo ha affrontato tutti gli aspetti della questione, dalla prima guerra mondiale in poi. D'altra parte, il tema è stato al centro dei lavori di una commissione storica italo-slovena nel 1993. L'idea era dare una visione comune di quello che accadde al confine orientale tra il 1880 e il 1956 che facesse da base per i successivi rapporti diplomatici tra i due paesi. Però lo Stato italiano, che pure ha pagato per questa commissione, non ne ha mai preso in considerazione i risultati. Anzi, ha istituito il giorno del ricordo, sostenendo peraltro l'assurdità che delle foibe non si fosse mai parlato".

"L'esercito di liberazione jugoslavo non ha mai infoibato nessuno, non c'è nemmeno un documento che attesti questo - sottolinea l'esperta - Tutto quello che viene detto e spacciato come verità indiscutibile è nei fatti la propaganda preparata nel 1943 dai servizi nazifascisti e negli anni successivi nel clima da guerra fredda. D'altra parte, tra il 1946 e il 1947 sono stati fatti decine di processi, ci sono state condanne e assoluzioni, e tra i condannati ci sono stati molti italiani. Il che conferma che non è stato l'esercito di liberazione jugoslavo a ordinare questi fatti, che, invece, nella maggioranza dei casi, sono stati frutto di vendette personali. Altra cosa sono stati poi gli arresti di repubblichini e fascisti da parte degli jugoslavi". Secondo Kersevan, anche se oramai "neppure gli storici più schierati parlano più di pulizia etnica", sul fronte del numero delle vittime, "si sparano numeri a caso": "Fino a qualche anno fa si parlava di 50mila, adesso nessuno si spinge a parlare di più di 10mila infoibati. Anche se in realtà sono molti di meno".

Kersevan non rileva l'inopportunità di toccare anche questi temi più controversi proprio nel giorno del ricordo, come appunto in occasione del convegno di Parma, e sottolinea: "La legge del Ricordo all'art. 1 afferma che bisogna ricordare 'le foibe e l'esodo e la più complessa vicenda del confine orientale'. Di questa più complessa vicenda nelle commemorazioni ufficiali non si parla mai e la storia comincia con il 1 maggio del '45 o all'8 settembre del '43". E poi, sottolinea, "oramai non si tratta più di un giorno. Non si è nemmeno finito di celebrare la giornata della memoria che si passa alle foibe, e c'è anche chi fa confusione tra i due temi". In ogni caso, secondo l'esperta, "un fatto va valutato indipendentemente da come lo tratta e non ci deve essere un'associazione che ne ha il monopolio. Chi dice che gli esuli siano in grado di raccontare quelle vicende in modo oggettivo?", si domanda. Quanto all'Anpi che il Comune di Roma voleva mandare nelle scuole per parlare delle foibe, secondo Kersevan "i partigiani hanno fondato la Repubblica nata dalla Resistenza, e l'Anpi non può essere trattata così come stanno facendo, Salvini in testa".

"La questione qui è che chiunque dica una cosa diversa da una verità ufficiale è considerato un reprobo - denuncia la ricercatrice - C'è un clima da caccia alla streghe, ma io sono contraria a qualsiasi legge che persegua chi scrive. La libertà si espressione non si può negare a nessuno". Nemmeno ai revisionisti del nazismo? "Io dico confutiamoli con i documenti. Le verità di Stato non ci possono essere. Non si può impedire la ricerca storica. La libertà è il primo valore che la resistenza ci ha insegnato".

"Definirci negazionisti è non solo sbagliato, ma un assurdo, dato che siamo gli unici a fare vera ricerca sul tema" scrive lo storico Sandi Volk in una lettera aperta, indirizzata al ministro degli Interni Matteo Salvini, al governatore del FVG Massimiliano Fedriga, e alla presidente nazionale dell'Anpi Carla Nespolo in merito alle polemiche sull'iniziativa "che da oltre dieci anni diverse associazioni antifasciste organizzano a Parma in occasione del Giorno del Ricordo e che quest'anno (come già in anni passati) mi vede onorato dell'invito a portarvi un mio contributo". "Personalmente mi occupo da anni di raccogliere i nomi (dato che non esiste un elenco ufficiale) delle persone alla cui memoria ogni 10 febbraio vengono assegnati i riconoscimenti" aggiunge. "Dove starebbe il negazionismo? - si chiede Volk - Nel fatto che le persone alla cui memoria è stato concesso il riconoscimento sono in tutto 354 (al 10/2/2018)? Che tra i c.d. infoibati a cui è stato concesso il riconoscimento c'è pure una persona per la quale è accertato che è morta da partigiano, uccisa dai nazisti? Che di un'altra la stessa motivazione ufficiale per la concessione del riconoscimento afferma che è stata fucilata dai nazisti? Che gran parte dei riconoscimenti sono stati concessi alla memoria di persone cadute in combattimento, o facenti parte di formazioni armate al servizio dei nazisti, o, ancora, condannate a morte dopo un processo che ne aveva accertato la responsabilità per delitti efferati, che stando alla lettera della legge dovrebbero essere escluse dalla possibilità di avere il riconoscimento? Vogliamo confrontarci su questo in maniera seria, argomentata e documentata? Non ci siamo mai tirati indietro, anzi". "Al Ministro degli Interni ho da dire solo un bel - e credo che apprezzerà - 'me ne frego' delle sue contumelie - aggiunge Volk - Perché se una volta mi facevano arrabbiare ora le considero scontate, il ripetersi di un copione, che non fa che confermare che quanto sto e stiamo facendo è giusto e sta dando risultati. Visto che di 'negazionisti' ce n'è sempre di più e sempre più autorevoli e che pian pianino la realtà sulle fandonie che vengono raccontate ogni 10 febbraio si sta facendo sempre più strada".

"Al Presidente della Regione FVG Fedriga - aggiunge Volk - dico che sono assolutamente d'accordo quando afferma che usare il dolore '' per alimentare divisioni e riaprire ferite che hanno lacerato il confine orientale nel secondo dopoguerra è un esercizio che la Regione non può che condannare con forza'', solo che a farlo non sono certamente gli organizzatori dell'iniziativa di Parma, ma altri. Ad esempio l'Associazione nazionale congiunti infoibati, che nell'aprile del 2016 ha indicato al sindaco di Osilia, in Sardegna, il nominativo di un cittadino osiliese che, a dire dell'associazione, sarebbe stato 'infoibato', ma che il Ministero della Difesa ha accertato essere morto in Russia". "Alla presidente dell'Anpi vorrei chiedere un minimo di coerenza - prosegue Volk - Perché non è possibile fare appelli all'antifascismo e poi considerare 'non condivisibile' quanto fanno coloro che l'impegno antifascista lo hanno pagato e lo pagano con licenziamenti, attacchi, insulti e minacce. Perché o si sta con gli antifascisti, oppure si sta con chi fa, lui si, il gioco degli amici di Casapound: i 'fascisti del terzo millennio' l'occupazione dello stabile in cui hanno la loro sede nazionale a Roma l'hanno 'regolarizzata' all'epoca del sindaco Veltroni, e sono diversi gli esponenti del PD che con Casapound hanno 'democraticamente' interloquito, anche partecipando a incontri nelle sedi dell'associazione fascista. Questi sono coloro che hanno sdoganato Casapound e simili, che hanno avuto nel Giorno del Ricordo lo strumento della ri-legittimazione ufficiale del fascismo e dei fascisti, passati e attuali. A dimostrarlo c'è proprio quanto accade ad ogni 10 febbraio, quando le varie organizzazioni fasciste fanno a gara per onorare pubblicamente e con la benedizione dello Stato (nonché con finanziamenti e sponsorizzazioni pubbliche) i ''loro'' caduti e diffondere le loro teorizzazioni".

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