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Papà di Rigopiano a processo, Salvini: "Andrò con lui"

22 febbraio 2019 | 14.04
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Intervista dell'Adnkonos ad Alessio Feniello che violò i sigilli dell'hotel per portare i fiori al figlio Stefano, morto nella tragedia dell'hotel

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"È pazzesco e andrò al processo con lui". Così il ministro dell’Interno Matteo Salvini, a proposito della vicenda di Alessio Feniello, padre di Stefano morto nella tragedia dell'hotel di Rigopiano, che violò i sigilli per portare dei fiori dopo perse la vita il figlio. Per Feniello il gip del Tribunale di Pescara, Elio Bongrazio, ha disposto il giudizio immediato, e il processo, davanti al tribunale monocratico di Pescara, si terrà il prossimo 26 settembre. "Ho sempre sostenuto che avrei affrontato il processo", ha scritto Feniello su Facebook.
Feniello, 57 anni, originario di Valva (Salerno), è il padre di Stefano, una delle 29 vittime nella tragedia dell'Hotel Rigopiano di Farindola (Pescara). Condannato a una multa di 4.550 euro per avere violato, il 21 maggio 2018, i sigilli giudiziari dell’area delle macerie per mettere un mazzo di fiori nel luogo dove è morto il figlio Stefano, aveva presentato opposizione al decreto di condanna.

"Come cittadino italiano dico che se un ministro dell'Interno si schiera dalla mia parte vuol dire che vede questa condanna come un'ingiustizia". Commenta Feniello all'Adnkronos, accogliendo positivamente la presa di posizione di Salvini. "E' positivo sicuramente - dice - ma è anche strano che un rappresentante dello Stato si schieri con un cittadino e contro la magistratura: o è in campagna elettorale, ma mi sembrerebbe una cosa squallida, o ha capito che è una condanna ingiusta". Comunque, aggiunge, "io Salvini lo incontrai a Rigopiano il 18 gennaio, lui sapeva che ero stato condannato a pagare e mi disse di non pagare niente. Non lo disse solo a me ma anche alla stampa perché è una farsa, è una cosa che non ha nessun senso".

"Io mi chiedo come fa la procura di Pescara a spendere soldi per una stupidaggine del genere mentre deve fare luce ancora su chi sono i responsabili della morte di mio figlio - aggiunge -. Inoltre non capisco perché la posizione di mia moglie è stata archiviata perché è stata considerata la tenuità del fatto e la mia no. Perché a me non è stata applicata la stessa legge che è stata applicata a mia moglie. Siamo entrati insieme. Mi vengono tanti dubbi e se Salvini fa una dichiarazione del genere significa che non è a favore della magistratura. Una magistratura dovrebbe stare attenta a come si muove. Ho paura che questa magistratura faccia politica".

Feniello, dopo la violazione dei sigilli, è stato condannato a due mesi di carcere, condanna tramutata poi in una multa di 4.550 euro. Così ha presentato ricorso. Per lui adesso il gip del Tribunale di Pescara, Elio Bongrazio, ha disposto il giudizio immediato, e il processo, davanti al Tribunale monocratico di Pescara, si terrà il prossimo 26 settembre.

Feniello ricorda poi quel giorno. "C'erano due carabinieri davanti al cancello, loro ci dissero che non potevamo entrare ma mia moglie disse 'se vuole mi può sparare, io i fiori li voglio portare' - racconta - Così ci hanno accompagnato a portare i fiori. Naturalmente i carabinieri hanno dovuto segnalare perché anche gli operai avevano visto che eravamo entrati".

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