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Durigon: "Salvini ci ha spronato, quota 100 avevamo tutti contro"

28 febbraio 2019 | 18.34
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(Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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di Francesco Saita
Un Salvini che incoraggia su quota cento un preoccupato sottosegretario Durigon ("Vedrai che ce la facciamo"). Ed è lo stesso ministro dell'Interno che sprona così i suoi: "Ricordiamoci che siamo qui per fare una cosa che cambia l'Italia, perché se pensate di fare cose inutili allora lasciamo perdere".

A svelare i retroscena veri ("non quello che scrivono i giornali e dicono le tv") è Claudio Durigon, sottosegretario al lavoro che per conto della Lega ha gestito alcuni dei dossier economici più importanti del governo gialloverde, a partire dallo stop alla Fornero puntando a quota cento, intervenendo al Museo Crocetti, a via Cassia, a Roma, durante la presentazione del volume 'Tutti contro Salvini', scritto da Pietro De Leo, giornalista del 'Tempo'.

Durigon ricorda come "pochi giorni fa, durante un tavolo economico, nella stanza del Viminale Salvini ci ha detto 'oggi siete qui, per fare una cosa che cambia l'Italia, una cosa che la gente possa ricordare, se pensate di fare cose inutili allora lasciamo perdere, noi dobbiamo pensare che è l'ultima cosa che facciamo, dobbiamo esser ricordati per questa cosa', ecco perché ha il 33%, lui vuole fare qualcosa di diverso, buttando il cuore al di là dell'ostacolo".

"Salvini ci ha dato grande energia su ogni dossier, su quota 100 ha sempre mantenuto la barra dritta, io ho fatto il resto, investito di grande responsabilità ho cercato di capire, ho parlato con Boeri, con altri economisti, che mi dicevano 'è una pazzia', 'delitto dell'Inps', 'delitto della previdenza', avevamo tanti contro". "E' stata una battaglia - rivela il leghista - ma c'era sempre Salvini che mi spingeva avanti, che puntava a portare a casa la riforma delle pensioni".

Durigon poi snocciola i dati "che non vanno in tv": "Siamo di fronte a una operazione che costa 22 miliardi in tre anni, ma il governo di sinistra, quei soggetti che erano al potere, che hanno fallito, per gli 80 euro, in tre anni, hanno speso 30 mld e per le salvaguardie della Fornero fino a oggi 14 miliardi". "Dov'era l'Europa, non era debito quello? O forse l'immigrazione era il pagamento del debito?, si domanda l'ex sindacalista.

Durigon è un fiume in piena: "Sapete come abbiamo fatto? C'era un presidente dell'Inps che conteggiava che sarebbero uscite il 100% delle persone, sul reddito, poi, diceva che doveva esserci copertura per tutti, al 100%. Per il Rei, però, c'è stato un tiraggio del 65%, per l'ape social del 70%. Allora abbiamo fatto un tavolo con la ragioneria, con i tecnici, e abbiamo potuto quantificare l'85% per il reddito e l'80% per quota cento. Questo ci ha permesso di andare in Europa e dire che avevamo questi miliardi in più per poter gestire il rapporto debito/pil".

"Ma da tutti i giornali dicevano invece 'hanno tagliato', 'hanno tolto', 'hanno fatto le pensioni a rubinetto', quasi fosse un gratta e vinci", aggiunge Durigon. Dopo l'ok al provvedimento "non si sente più parlare di quota cento, ora stanno tutti zitti, questo perché, in un solo mese sono già arrivate 75mila domande, c'è stata una comunicazione devastante su questa norma, ma gli italiani sono andati al patronato e hanno aderito, senza dirlo alla moglie che andavano in pensione...".

E allora si è passato a dire "che il rapporto tra chi esce e entra nel mondo del lavoro non sarà mai di uno a uno". "Queste persone che escono, queste 75mila che stavano dando alle aziende, erano però sfruttate, di certo erano demotivate". ragiona il sottosegretario leghista. Quindi sarebbe meglio parlare "non di un rapporto uno a uno, ma di -1 a 0,4%", dice sottolineando il saldo positivo 'reale'.

Non risparmia una critica ai giornali, Durigon. "Abbiamo costantemente attacchi, ma davanti all'evidenza, almeno davanti a quello, bisognerebbe prenderne atto". "Come mai tanti giornali vendono sempre meno copie? E' solo internet? I social? Credo che è la tipologia della comunicazione che non vada", ribatte il leghista. "In un bar - racconta Durigon - due signore di una certa età, che ho incontrato, mi hanno detto che si sono fatti i social, perché non credevano più alla tv, 'vi seguiamo su Facebook e Twitter'", mi hanno assicurato.

Durigon non vuole sentire parlare di paragoni tra Matteo Salvini e Matteo Renzi. "Renzi stava al 40%, ma la differenza che sento è che lui quando è andato al governo è rimasto nel Palazzo, si è allontanato dalla gente. Salvini, invece è costantemente tra la gente". "E' andato a Cagliari a ringraziare, a elezioni finite, una cosa che fa solo lui. Ci sono tanti gufi, ma resteranno basiti", assicura.

Con i Cinque Stelle restano, infine, le diversità. "C'è un contratto con loro, dove abbiamo messo il 90% del programma del centrodestra. Stiamo portando avanti battaglie importanti". "Matteo - rivela - ci ha detto, 'abbiamo portato a casa quota 100, l'immigrazione è finita, sono battaglie vinte', ora l'obiettivo è lo sviluppo e il taglio delle tasse e stiamo già lavorando alla nuova riforma del fisco". "Mi immagino - conclude Durigon - cosa arriverà sui giornali, ora che stiamo scrivendo il Def, ma la gente, per fortuna, sa come trovare le notizie".

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