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Laganà: "Piano Salini molto coraggioso ma grande assente è trasparenza"

01 marzo 2019 | 17.57
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Foto Adnkronos
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di Veronica Marino

"Devo dare atto all'ad che si tratta di un piano molto coraggioso: l'organizzazione per generi e la newsroom unica rappresentano una rivoluzione copernicana per la Rai", ma "in questo piano industriale la grande assente è la parola trasparenza. Non ce ne è traccia e questo è davvero un peccato". E poi "il piano non presenta nessuna azione concreta per valorizzare le professionalità interne". Il consigliere Rai eletto dai dipendenti, Riccardo Laganà, dopo settimane di riflessioni spiega all'Adnkronos il suo punto di vista sul piano industriale, illustrato ieri più in profondità al Cda di Viale Mazzini da parte dell'amministratore delegato Fabrizio Salini che, a quanto si è appreso, si è detto comunque aperto a un confronto migliorativo per il bene della Rai.

Il piano di Salini, non manca di sottolineare Laganà, "oltre finalmente ad avvicinare la Rai al modello di altre media company internazionali, la renderebbero di sicuro meno dipendente dalle logiche dei partiti, da sempre abituati a ragionare solo per canali e testate. Un grande centro di ideazione, pianificazione, profilazione utente e produzione del contenuto che poi sarà veicolato in multipiattaforma con attenzione al web. A me pare sfidante e interessante – evidenzia il consigliere - l’aspetto più delicato e complicato è innestarlo al grande corpo Rai ormai incagliato in vecchi schemi industriali con norme e regole antiche che attualmente fanno della Rai - ammette Laganà - una non azienda ma una federazione di aziende dove spesso la mano sinistra non sa cosa fa la destra, dove in buona sostanza non si comunica".

I RISCHI DEL PIANO INDUSTRIALE - Per Riccardo Laganà, il consigliere Rai eletto dai dipendenti i "veri problemi" del Piano industriale illustrato dall'ad Fabrizio Salini ieri in cda, riguardano il rischio di aumentare poteri e poltrone: ''Le direzioni di genere non devono nascere solo per moltiplicare le poltrone. Per questo motivo - dice Laganà all'AdnKronos - ritengo opportuno che, fatte salve le legittime prerogative dell'ad, i nuovi direttori siano individuati con criteri trasparenti. Auspico che l'ad su questo punto possa rassicurare oltre al cda anche tutte le istituzioni che vigilano sulla concessionaria e i cittadini che pagano il canone. Fino a oggi, purtroppo, non è andata così". "La grande assente nel piano industriale è, infatti, la parola trasparenza - ribadisce con forza Laganà - Non è possibile attuare nuovi modelli senza introdurre seri criteri di trasparenza nelle scelte manageriali e amministrative. Gestiamo soldi pubblici e tutto questo lo trovo inaccettabile. Senza la trasparenza non inneschi il circuito virtuoso del merito e della buona amministrazione, senza la trasparenza non migliori l'immagine della Rai perché non rendi conto al cittadino che paga il canone".

PROFESSIONALITA' INTERNE E SEDI REGIONALI - "Il Piano non presenta inoltre azioni concrete per valorizzare le professionalità interne e tutte le sedi regionali, dove lavorano centinaia di dipendenti. Questo è davvero un paradosso, se pensiamo che il famoso Contratto del Governo del Cambiamento è molto esplicito su questi aspetti''. "Il Piano - entra nel dettaglio Laganà - presenta anche aspetti misteriosi, come il canale in lingua inglese: non è chiaro se la responsabilità editoriale del canale sarà di Rai o della sua consociata RaiCom, che vede al vertice come presidente Foa e come ad Monica Maggioni, e di quante e quali risorse avrà bisogno. Perché questa scelta? - chiede Laganà - Non poteva rimanere in seno a Rai per poi far distribuire e vendere eventuali prodotti a RaiCom? Perché poi un canale inglese previsto da contratto di servizio e dunque di servizio pubblico deve entrare in un alveo puramente commerciale? Vigilerò con estrema attenzione'', promette. "C'è da dire - sottolinea Laganà più in generale - che l'attuale modello di governance aziendale non sembra agevolare il cambiamento sperato. Per questo auspico che la riforma scritta insieme agli amici di Move on, e depositata in parlamento la scorsa legislatura, possa essere discussa in fretta e migliorata grazie anche ad un ampio dibattito pubblico che dovrebbe partire sin da ora per una Rai servizio pubblico in grado di superare i limiti imposti dalla riforma Renzi del 2017 e dalle più recenti norme sul canone che la rendono ancora più dipendente sotto il profilo economico dal governo di turno".

'NON CAPISCO SE CDA MI ASCOLTANO O FANNO FINTA' - Come è la vita del dipendente Rai in Cda? "Non capisco se mi ascoltano oppure fanno finta di farlo". "Mi sto sperticando per portare il mio contributo da dipendente e cittadino in Cda ma per ora nessun risultato. Attenzione, non è un cattivo risultato per me ma per tutti quelli che rappresento, al punto che i miei colleghi non sanno cosa si stia facendo. A tal proposito ho chiesto da tempo di avere un canale di comunicazione istituzionale e costante con tutti i dipendenti, ma al Presidente e a quasi tutti agli altri componenti non interessa. Questo la dice lunga su come, per ora, sono considerati i dipendenti Rai''.

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