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Pd: primarie, chi non l'ha presa bene

05 marzo 2019 | 13.03
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(Fotogramma)
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di Marta Repetto

Neanche il tempo di festeggiare per l'inaspettata partecipazione alle primarie, che il Partito democratico - con il suo neo segretario Nicola Zingaretti - si ritrova bersaglio di frecciatine più o meno velate. A tirarle, non solo gli avversari di Lega e M5S, ma anche Potere al Popolo, qualche economista e diversi giornalisti.

"Dopo la bellissima giornata di oggi (domenica 3 marzo, ndr.) non posso che fare, al di là delle differenze politiche, i miei complimenti a Nicola Zingaretti", l'attacco di un post solo apparentemente amichevole di Viola Carofalo, portavoce nazionale di PaP. Perché in realtà, in tono ironico ma risoluto, intento dell'esponente di sinistra è quello di tracciare una lista delle contraddizioni del neo eletto segretario: dalla partecipazione al corteo antirazzista di Milano "quando uno dei tuoi maggiori sostenitori è stato proprio quel Minniti che ha fatto accordi con i libici che torturano i migranti e aperto la strada a Salvini", passando per articolo 18 e patrimoniale, Tav, per finire ai complimenti "perché ci vuole coraggio a stare zitti per anni davanti a tutte le porcherie fatte dal PD a oggi, aspettando silenziosamente il proprio momento, lavorando nell’ombra, nelle stanze e nelle segreterie".

Non la prende bene, prevedibilmente, anche il segretario della Lega e vicepremier Matteo Salvini, che augurando "buon lavoro al nuovo segretario", parla di dato al "minimo storico di partecipazione. Rispetto ogni singolo voto espresso - ha poi lanciato la stilettata il segretario, facendo i conti in tasca al nemico - ma non posso non vedere che negli ultimi 10 anni la partecipazione al voto alle primarie del Pd si è quasi dimezzata. Dagli oltre 3 milioni del 2009 sono passati nel 2013 (Renzi segretario) a 2.814.000 e nel 2017 a poco più di un milione e 800 mila".

E se in un curioso tweet il presidente dell'Adam Smith Society Alessandro de Nicola nota come "la Sinistra-Sinistra si è ripresa il PD con una bella giornata di partecipazione popolare. Si fa sempre più necessario un forte partito che accolga i liberali sorosiani e rettiliani altrimenti costretti a vagare tra forzieri svizzeri e congressi di Bilderberg", colpiscono invece allo stomaco dem le parole di Annalisa Chirico, giornalista del Foglio che in diretta a Sky Tg24 ha spento ogni sorriso sulla faccia dei galvanizzati dalla corposa affluenza: "Il Pd se non è morto, è moribondo - ha sentenziato -. E' il partito che ha governato negli ultimi anni, il partito dell'opposizione ufficiale a un governo che sta portando il Paese in recessione, e questi dirigenti esultano se uno o due milioni di persone partecipano alle primarie". E ancora: "La gente che non si riconosce nei gialloverdi li vota ormai per disperazione perché non sa chi votare. L'euforia di questa classe dirigente è l'euforia di chi punta soltanto alla propria sopravvivenza", la mazzata finale.

Prevedibile, invece, l'astio Cinquestelle. Ignazio Corrao, europarlamentare grillino, in diretta su La7 mette infatti in discussione la regolarità del voto Pd, facendo tra l'altro infuriare l'ex ministro Valeria Fedeli: "Primarie e Rousseau? Credo siano due modi e due approcci completamente diversi. Perché i nostri 50-100 mila iscritti sono iscritti certificati, che non possono sicuramente votare due volte e che hanno un documento di identità...". Ancor meno pacato il commento del deputato 5S Gabriele Lorenzoni in un post - poi modificato - su Facebook: "1,8 milioni ai gazebo per gli organizzatori. Per la Questura? Più che ai gazebo - scriveva Lorenzoni con evidente riferimento ai genitori dell'ex segretario dem Renzi - stanno ai domiciliari", la prima versione che ha fatto il giro dei social.

Ma non è tutto. A finire involontariamente nel calderone social, dopo giorni in cui presagiva un funesto flop delle primarie, anche il direttore Enrico Mentana e il suo 'Open', tutto per una marcia indietro con ammissione di un errore di valutazione. "Sinceramente pensavo che sarebbero stati molti meno", il commento del direttore, che a domenica di voto inoltrata ha linkato sui social l'articolo 'Sorpresa primarie del Pd: saranno molto più di un milione i partecipanti al voto'. Un cambio di prospettiva che alcuni leoni da tastiera o webeti hanno voluto sottolineare, lanciando maliziosamente il sospetto che - a fronte degli alti numeri a seggi e gazebo dem - Mentana soffrisse di "un certo tasso di rosicamento".

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