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Tav, distanze siderali

06 marzo 2019 | 17.25
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(FOTOGRAMMA)
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A poche ore dal vertice a Palazzo Chigi sul Tav, restano siderali le distanze tra il M5S e la Lega sulla Torino-Lione: fermo il no dei grillini a Tav e mini-Tav, altrettanto convinta la posizione del Carroccio sulla necessità di andare avanti sull'opera e non perdere i fondi Ue sul piatto. Lunedì il cda di Telt sarà chiamato a decidere sull'avvio dei primi bandi, in ballo 300 milioni di contributi europei.

Per il Movimento l'unica mediazione possibile per tendere una mano all'alleato di governo, viene riferito da autorevoli fonti di governo all'AdnKronos, è dare sì il via libera ai bandi - decisione che comunque creerebbe non poche tensioni nel Movimento, a partire dalla giunta Appendino già in serie difficoltà - ma a patto che il no al traforo venga messo nero su bianco nella decisione che il governo dovrà formalizzare. Così da placare le diffidenze interne al M5S, diffuse tra chi teme che, alla fine dei giochi e delle dichiarazioni di merito, il temuto traforo si faccia ugualmente.

Oltre questo - a poche ore dal vertice di governo che vedrà al tavolo anche i tecnici - i vertici del Movimento non sembrano disposti a concedere. I fondi Ue, per i 5 Stelle, vanno dirottati sulla linea storica del Frejus, le altre risorse rimanenti traslate su altre grandi opere. Avviando una trattativa con l'Europa, anche alla luce dei nuovi assetti che potrebbero delinearsi a Bruxelles dopo il voto del 26 maggio.

E c'è chi, nelle file del Movimento, fa notare che anche con un via libera ai bandi lunedì sul tavolo del cda Telt i fondi europei in ballo potrebbero andare persi perché vincolati allo stato di avanzamento lavori. Ma, paradossalmente, è vero anche il contrario: le risorse che andrebbero smarrite con uno stop potrebbero rientrare della finestra a seguito di nuove trattative con le istituzioni europee.

La situazione è estremamente fluida. Ma il M5S sembra convinto delle sue posizioni e deciso a non cedere, se non su un'eventuale disco verde ai bandi. E' il fatto che l'analisi costi-benefici sia stata indicata dal premier Giuseppe Conte come la stella polare delle decisioni da assumere lascia ben sperare il Movimento.

Intanto c'è chi, tra i 5 Stelle di governo, continua a mostrare segni di nervosismo verso il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, sotto accusa per non aver avviato, nei mesi scorsi, un dialogo con Parigi e Bruxelles per nobilitare il 'plan B' dei grillini, da sempre favorevoli ad un restyling della linea storica. Ma dal Mit fanno notare che un'operazione di questo tipo sarebbe stata pressoché impossibile da condurre, perché avrebbe di fatto dato vita a una trattativa parallela sconfessando il Tav ancor prima che il governo Conte si pronunciasse sul futuro della Torino-Lione.

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