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Tav, opposizione all'attacco

09 marzo 2019 | 12.16
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(Fotogramma)
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"'Facite 'a faccia interdetta', disse il capo politico. Io sono favorevole alla Tav ma le sceneggiate della politica mi urtano. Posso sbagliarmi: i bandi per la Tav si faranno. Salvini si riposa per il weekend, poi potrà dire di averla avuta vinta ancora volta. Di Maio invece si dichiara 'interdetto dalla Lega', che vuol dire stupito, spaventato, scioccato, ma anche inibito, impedito, colpito da interdizione".Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, all'attacco su Facebook sullo scontro di governo sull'alta velocità. "Quindi non farà nessuna crisi perché la Lega lo ha interdetto come lui stesso afferma. Posso sbagliarmi. Ma quei due non si staccano. Il M5stelle è gregario e subalterno alla Lega. Una cosa è certa: questo teatrino delle marionette - scrive Rossi - ci scredita ancora di più in Europa".

All'attacco anche il capogruppo democratico, Graziano Delrio, nell'editoriale pubblicato sulla newsletter dei deputati dem: "Conte, Salvini e Di Maio - scrive - stanno distruggendo la credibilità dell'Italia. E' un atteggiamento assolutamente irresponsabile che crea danni all'economia, all'occupazione, al sistema produttivo e all'affidabilità internazionale".
"Salvini - continua - è corresponsabile del blocco degli investimenti pubblici, se ha un minimo di dignità deve ammettere che in questi nove mesi ha fatto perdere tempo al Paese, lui per primo, e che questo esperimento di governo è meglio che venga subito smontato. I cittadini e i lavoratori aspettano risposte che non arrivano e l'anno bellissimo annunciato dal presidente del Consiglio si sta già trasformando in un incubo".

Contro il governo anche il sindaco di Parma ex M5S e presidente di Italia in comune, Federico Pizzarotti: "Ieri a Parma si è tenuta la prima conferenza italiana delle Città Medie, sono arrivati in città tanti sindaci da tutta Italia: mentre c'è un governo che si rompe sulla Tav, scontrandosi per un pugno di voti contro il proprio fanatismo, c'è un'Italia che produce e crea sviluppo, difende i diritti delle persone, rilancia la qualità ambientale e punta al lavoro e all'occupazione. Questa è l'Italia con cui voglio dialogare e con cui desidero costruire un'alternativa per il Paese".

"Tra Tav e conti pubblici, per Salvini e Di Maio, usando il loro linguaggio, la pacchia è finita", Tuona il segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova. "L’incapacità di decidere sulla Tav da parte del Governo - spiega - è grave perché mette a rischio sia l’infrastruttura ferroviaria stessa, sia la credibilità dell’Italia agli occhi degli investitori".
"L’incapacità più grave, però, è quella di prendere tempestivamente decisioni che possano arginare gli effetti della recessione in cui ci siamo infilati prima e peggio di tutti gli altri per cause interne: blocco dei consumi e degli investimenti. Spendere miliardi in deficit per il reddito di cittadinanza e per i prepensionamenti - sottolinea il segretario di +Europa - non richiede alcun coraggio, alcuna visione, alcuna capacità di Governo. La paura di Salvini e Di Maio è che dopo la Tav arriverebbe una legge di stabilità difficilissima di cui non saprebbero venire a capo senza scelte impopolari. Con la Tav per Salvini e Di Maio, usando il loro linguaggio - conclude Della Vedova - finisce la pacchia".

"Lo diciamo da mesi: fermare la tav oltre a non doversi fare non si può fare! Ora finalmente anche Conte ha dovuto prendere in mano le carte. Quelle vere. Che dicono che la prosecuzione dei bandi, dello scavo della galleria di base, è nelle leggi italiane e francesi sinora approvate, nel Trattato e nei protocolli approvati dai parlamenti di Italia e Francia", scrive su Facebook, Federica Zanella, deputata di Forza Italia. "Non far partire i bandi, cosa che peraltro a questo punto non sarebbe più nemmeno possibile per tempi tecnici, come sottolineato anche dai consiglieri italiani cda Telt, costerebbe subito 300 milioni di 'coperture' da trovare per il mancato finanziamento europeo. Più 500 milioni da restituire a francesi e Europa. Più varie penali. Più 1,3/1,7 miliardi di messa in sicurezza di una linea ferroviaria" del 1871".

"Il tutto - aggiunge - per non fare un’opera strategica che ci aggancia in maniera determinante a uno dei corridoi decisivi del sistema di infrastrutture europee, con un indotto macroeconomico di centinaia di miliardi. Basta pregiudiziali ideologiche, no alla decrescita infelice sì allo sviluppo, alle infrastrutture: l’Italia - conclude Zanella - non può perdere il treno del futuro!!".

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