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Dal loft di Veltroni al patto con Silvio, Nazareno addio

11 marzo 2019 | 16.42
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

di Giuseppe Maria Greco
Nazareno addio. Il Pd chiude un'epoca, quella della sede di sant'Andrea delle fratte 16. Ancora un trasloco per i democratici, che dal 2007 a oggi di scatoloni ne hanno dovuti fare parecchi. A cominciare da quelli, anche dolorosi, dei partiti fondatori. Uno su tutti, l'addio dei Ds nel 2000 alla sede storica di Botteghe Oscure per il trasferimento, anche allora per motivi di bilancio, al 'Botteghino' di via Nazionale.

Sempre sull'onda di un trasloco, il Pd era arrivato al Nazareno, dopo un primo periodo al loft. Per la prima sede del Pd l'allora segretario Walter Veltroni aveva fatto una scelta fortemente simbolica: un open space, pareti di vetro al posto dei tramezzi, spazi comuni. Il tutto a debita distanza dal Palazzo e dai luoghi simbolo del potere: al Circo Massimo. Con la 'chicca' di essere al fianco della basilica di santa Anastasia, l'unica aperta anche di notte a Roma.
"Un luogo bellissimo", disse un allora entusiasta Romano Prodi che con l'ala cattolica del nascituro Pd (Beppe Fioroni, Paola Binetti) il giorno dell'inaugurazione (il 19 ottobre del 2007) si raccolse in preghiera nella chiesa famosa, 'en passant', anche perché vi si praticavano gli esorcismi. Sede dichiaratamente provvisoria (Veltroni spiegò subito che il Pd aveva bisogno di "altri spazi") il loft durò poco. Ad affossarlo fu anche la simbolica collocazione lontano da Camera e Senato: il primo a farne le spese fu Goffredo Bettini, che già il primo giorno rischiò di 'bucare' l'inaugurazione arrivando in ritardo per un voto a palazzo Madama.

Così, nel Pd si (ri)cominciò a fare gli scatoloni. Formalmente, l'era del Nazareno viene inaugurata nel 2010, dopo un periodo in cui i dem figuravano nella sede di sant'Andrea delle fratte come 'ospiti' della Margherita, che nel 2004 aveva preso in affitto dalla società Immibilfin Srl la sede. Come si legge nella relazione dei liquidatori della Margherita, "l’utilizzo di tali spazi da parte del Pd era conseguente alla stipula di un contratto di sub-locazione sottoscritto in data 16 giugno 2010 con Democrazia è Libertà – La Margherita, con durata prevista fino al 30 giugno 2019". L'annuncio di Zingaretti, quindi, arriva a regolare scadenza.
Spaziosa, prestigiosa, disposta su tre piani con tanto di terrazza panoramica (ma con lentissimi ascensori e priva di scale con accesso diretto ai piani alti), il Nazareno è sempre stato trattato con distacco dai suoi vari inquilini. Già la coabitazione Dl-Pd non è sempre stata facile, come testimonia la vicenda della targa 'Dl Margherita' sparita dall'ingresso della sede senza preavviso. Poi riapparsa e poi sparita di nuovo. Secondo la leggenda, si consumò una sorta di 'guerra del cacciavite' tra i tesorieri di allora per svitare a riavvitare la targa.

Già l'allora tesoriere di Pier Luigi Bersani, Antonio Misiani, attentissimo agli equilibri di bilancio, si rese subito conto nel costo non indifferente che aveva la nuova sede. La Margherita e il suo tesoriere, Luigi Lusi, avevano "sub locato" ai dem un contratto stipulato dal 2004 al 2019. Una voce che ancora oggi è iscritta al bilancio del Pd per circa 600mila euro l'anno, un costo enorme nella stagione del 2Xmille, quella senza finanziamento pubblico.

Con la segreteria Bersani si iniziò anche un primo, timido, tentativo di sganciamento dal Nazareno. Per la campagna per le primarie del centrosinistra, l'allora leader fissò il quartiere generale della coalizione 'Italia bene comune' a via Tomacelli. Ma poco dopo si tornò ancora al Nazareno. Matteo Renzi è stato il segretario che ha mosso critiche anche 'logistiche' alla sede. Come il fatto che le stanze del segretario fossero collocate al secondo piano, in mezzo a tutte le altre, con poca 'privacy'. Sia come sia, è con Renzi che la 'war room' del Pd viene trasferita al terzo piano, dietro una porta con apertura a codice.
Però è stato proprio Renzi a dare fama 'politica' all'allora tutto sommato anonima sede del Pd, quando nel 2014 aprì le porte a Silvio Berlusconi per lo storico incontro sulle riforme registrato come 'patto del Nazareno'. Prima di allora, nessuno aveva mai osato tanto. Solo Dario Franceschini, segretario eletto in Assemblea dopo l'addio di Veltroni, aveva l'abitudine di ricevere Gianni Letta che, di corsa e gentilissimo ma senza mai dire una parola, entrava nella sede del Pd percorrendo i pochi passi che lo separavano dalla sede di Mediaset dall'altra parte di largo del Nazareno.

Il 'count down' del Nazareno in realtà era iniziato da tempo. Con la sconfitta del 4 marzo le voci dell'addio della sede erano tornate a farsi sentire con più forza. Del resto, per un Pd passato dal 40% delle europee al 18% delle politiche una sede da 600mila euro l'anno non era più sostenibile. Adesso, l'addio ufficiale annunciato da Zingaretti, la ricerca di una nuova 'casa' e un nuovo trasloco per i democratici.

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