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"Voleva far cadere governo": difesa 5S su ricorso De Falco

12 marzo 2019 | 20.04
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Gregorio De Falco (FOTOGRAMMA/IPA)
Gregorio De Falco (FOTOGRAMMA/IPA)

di Antonio Atte
Al termine di un'udienza durata 50 minuti, il giudice Scerrato della terza sezione del Tribunale ordinario di Roma si è riservato di decidere sul ricorso presentato dal senatore Gregorio De Falco contro il provvedimento di espulsione emanato nei suoi confronti dal collegio dei probiviri del Movimento 5 Stelle a fine dicembre e salutato sulla stampa come 'la purga di Capodanno'. Dal canto suo De Falco si dice "molto fiducioso" per il buon esito del ricorso, anche se per ora prevale la scaramanzia. "La mia provenienza - dice il parlamentare napoletano all'Adnkronos - mi sconsiglia di manifestare in pubblico tale fiducia in modo più specifico". Il verdetto è atteso a giorni.

Nel ricorso curato dall'avvocato Lorenzo Borrè, il provvedimento di espulsione viene bollato come "ingiusto e illegittimo sotto molteplici profili, sia di ordine sostanziale che procedurale, di cui il più grave è certamente quello della patente, volontaria lesione delle guarentigie costituzionali sancite dall'art. 67 della Legge fondamentale della Repubblica del senatore De Falco": questo è quanto si legge nella memoria depositata a fine gennaio dal legale del senatore, che punta il dito contro "l'imposizione del vincolo di mandato" sollevando anche una questione di "illegittimità" della costituzione del collegio dei probiviri che ha giudicato De Falco.

Secondo la difesa del M5S, affidata agli avvocati Paola e Andrea Ciannavei, "gli atti posti in essere dal senatore De Falco", come si legge nella memoria visionata dall'AdnKronos, risultano "obiettivamente indirizzati a far cadere un governo" espressione del Movimento 5 Stelle.

Secondo i legali dei 5 Stelle non è corretto applicare l'articolo 67 della Costituzione "al piano civilistico del rapporto tra associato e partito". "L'espulsione, infatti, priva il soggetto della sua qualità di associato, ma - viene spiegato nella memoria M5S - non di quella di parlamentare che potrà in tutte le sue prerogative essere proseguita, anzi con maggiore libertà, potendo scegliere, di volta in volta se seguire o meno la linea partitica in una posizione indipendente in totale libertà di esplicazione del mandato".

Per quanto riguarda il decreto sicurezza, osteggiato da De Falco, gli avvocati rilevano "come i provvedimenti adottati dal governo siano in linea con il programma elettorale del MoVimento, non essendo 'inutilmente restrittivi della libertà personale' ed essendo improntati alla 'prevalenza verso la tutela della sicurezza collettiva', come appunto indicato nel programma".

I legali dei 5 Stelle sottolineano inoltre che "dopo l'apertura del procedimento disciplinare a suo carico" De Falco "perseverava nel proprio comportamento, votando contro la legge di bilancio" che "conteneva i fondi necessari ad attuare le politiche sociali del MoVimento; dopo la sua espulsione, del pari, lo stesso - in qualità di membro della Giunta per le autorizzazioni a procedere del Senato - votava per concedere l'autorizzazione a procedere nei confronti del ministro Salvini, in difformità al voto espresso online dagli iscritti al MoVimento, nonché in difformità del voto dei senatori 5 Stelle facenti parte della Giunta". Pertanto, si legge sempre nella memoria, "non si comprende a quale titolo il De Falco pretenda di essere riammesso in un MoVimento di cui disconosce le scelte e la linea politica".

"Gli atti posti in essere dal senatore De Falco risultano, perciò, obiettivamente indirizzati - al di là della motivazioni personali - (e potenzialmente capaci) a fare cadere un governo che è espressione dell'associazione convenuta; tali atti, pertanto, non potevano non determinarne - secondo la valutazione effettuata dal collegio dei probiviri, nel rispetto delle norme procedurali che l'associazione si è data - l'espulsione", rimarcano ancora gli avvocati Ciannavei.

Per Borrè "è emblematico della temerarietà delle difese di controparte il fatto che, in aperta violazione del principio di immutabilità della contestazione disciplinare, il M5S tenti di ampliare surrettiziamente il campo della disputa giudiziale, evocando episodi che sarebbero stati, in ipotesi, addirittura posti in essere dopo la comunicazione del provvedimento di espulsione, ma che non sono richiamati nel provvedimento di espulsione...".

Secondo l'avvocato di De Falco "è inconfutabile" che "si sia in presenza di una coalizione governativa (seppur nell'inedita formula del 'contratto di governo') fondata da due partiti con anime e sensibilità per molti aspetti diverse, diversità che le cronache testimoniano con notevole frequenza, richiamando quotidianamente un confronto tra Lega e M5S che ad oggi è verticisticamente avvenuto tra i due leader, senza alcun coinvolgimento degli organi assembleari dell'associazione e/o del gruppo parlamentare, tant'è che le stesse questioni di fiducia non sono state oggetto né di esame da parte dell'assemblea del partito pentastellato né di delibera assembleare di gruppo".

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