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Galantino fuori dal coro 5S: "Nausea per gogna De Vito"

20 marzo 2019 | 13.28
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

di Antonio Atte
"E' una gogna vergognosa. Siamo tornati al Medioevo... Solidarietà per un uomo che non può difendersi". Nel M5S non tutti plaudono all'espulsione immediata dal Movimento decretata da Luigi Di Maio nei confronti di Marcello De Vito, il presidente dell'Assemblea capitolina arrestato all'alba con l'accusa di corruzione nell'ambito dell'inchiesta sullo stadio della Roma. Una voce fuori dal coro è quella di Davide Galantino, deputato grillino alla prima legislatura.

"Stamani - dice il parlamentare intervistato dall'Adnkronos - ho la nausea. Non certo per l'arresto di Marcello De Vito, chi lo conosce tra noi lo descrive come un incorruttibile. Ho la nausea per l'accanimento di certi soggetti...". Il riferimento è alle parole del capo politico Di Maio, il quale si è assunto la responsabilità della 'cacciata' di De Vito dal M5S, e al corollario di dichiarazioni arrivate da esponenti grillini che plaudono alla decisione del leader pentastellato, prendendo le distanze da De Vito.
"Eppure - osserva Galantino - De Vito è già fuori dal M5S, senza che si sia nemmeno difeso, senza che il collegio dei probiviri si sia pronunciato. Magari è in carcere per errore ma è già stato messo alla gogna, come Zingaretti". Per il deputato pugliese è stato un errore anche attaccare il segretario del Partito democratico per la vicenda dei presunti finanziamenti illeciti raccontata da L'Espresso. "Bisognava aspettare prima di parlare. Alla fine si tratta, per il momento, di voci di corridoio".

"Su De Vito dovevano esprimersi i probiviri", dice ancora Galantino, manifestando la sua solidarietà "nei confronti di un uomo che è in carcere e non ha nessuna possibilità di difendersi". Alla domanda se ritiene che il Movimento 5 Stelle debba aprire una riflessione al suo interno sul garantismo, il parlamentare risponde: "Penso che il M5S non debba sostituirsi alla magistratura. Quando si diffondono certe informazioni si influenza l'opinione pubblica e si mette alla gogna non solo colui che si presume abbia commesso il reato ma anche la famiglia e le persone che lo circondano. Non condivido tale metodo".

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