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Alta tensione sulla famiglia

31 marzo 2019 | 06.57
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Battibecco Salvini-Di Maio e bacchettata di Palazzo Chigi durante l'intervento di ieri al Congresso delle famiglie. Ma il ministro mantiene la barra dritta strizzando un occhio agli ultrà della famiglia tradizionale e mantenendo un profilo morbido sui diritti acquisiti, come aborto e divorzio

Una manifestante e la polizia ieri a Verona durante  il corteo contro il Congresso delle famiglie (Fotogramma) - FOTOGRAMMA
Una manifestante e la polizia ieri a Verona durante il corteo contro il Congresso delle famiglie (Fotogramma) - FOTOGRAMMA

"Ritenetemi al vostro fianco". Congedandosi dal palco del Congresso mondiale della famiglia di Verona, Matteo Salvini, dopo circa 30 minuti di discorso, stavolta scritto - come capita di rado, ma già successo a Palazzo Madama quando è stato assolto dai senatori per il caso Diciotti -, mantiene la barra dritta. Riuscendo a strizzare l'occhio agli ultrà della famiglia tradizionale, mantenendo però un profilo morbido sul terreno scivoloso dei diritti acquisiti: perché avverte, sia la 194 che regola l'interruzione di gravidanza, sia il divorzio non si toccano. "Siamo qua non per togliere i diritti, non si tocca niente a nessuno, non sono in discussione l'aborto, il divorzio". Ma l'intervento del leader del Carroccio alla kermesse pro-vita divide il governo, con un botta e risposta con Di Maio che sa di battibecco e una nota di Palazzo Chigi in serata che 'corregge' il ministro sul tema delle adozioni.

Certo al popolo del Family day, ai Gandolfini, agli organizzatori dell'evento dell'Iof, agli ospiti stranieri di assist Salvini ne offre tanti. "Lavorerò per rendere più veloci e meno costose le adozioni per le coppie che stanno aspettando, per le mamme e i papà", dice sul tema dei bambini da adottare, non risparmiando una critica a Spadafora e allo stesso premier Conte "da cui su questo tema mi aspetto qualcosa di più". No anche "alla pratica barbara e disumana dell'utero in affitto che mi fa schifo solo a pensarla, un'aberrazione umana e sociale".

No alla teoria gender: "Io - spiega - ho terrore di pensiero unico perché per me bimbo è bimbo e bimba è bimba. Qualche pseudo educatore ha sbagliato mestiere e dice che i bambini decideranno da grandi quello che sono" ma, promette ancora "io la teoria gender la combatterò sempre, perché buon Dio ci ha fatti diversi, non migliori o peggiori". Niente invece che possa indurre ad accusarlo di omofobia: "Ognuno nella sua camera da letto fa l'amore con chi vuole, va a cena con chi vuole", dice in quello che risulterà uno dei passaggi meno applauditi del suo intervento. Certo, più volte le critiche e i dubbi sono rivolti ai Cinque Stelle.

Colpisce la stoccata al collega vicepremier Di Maio, che ieri ha parlato di "fanatici" a Verona dopo aver dato degli "sfigati" ai partecipanti: "Lo dico a qualche distratto amico di governo, qui si guarda avanti, non indietro. Qui si prepara il futuro". "Se è da sfigati" parlare di questi temi, allora "sono orgoglioso di essere sfigato", aggiunge.

Gradito alla platea invece il passaggio sui diritti delle donne, negati non dal cristianesimo: "Il grande pericolo del 2019 non è il congresso di Verona, ma la subcultura islamica dove la donna vale meno di zero. A casa mia non c'è spazio né cittadinanza per una subcultura del genere, per chi dice che le donne valgono meno dell'uomo. A casa mia la donna ha gli stessi diritti". Poi una frecciata a Laura Boldrini: "Mi dicono che balla qui fuori, si starà preparando per 'Ballando sotto le stelle'". Frecciata che non manca mai, quella alla ex presidente della Camera. 

Poi Salvini collega il rischio delle culle vuote a quello dei migranti. "La crisi più pesante non è lo spread ma quella delle culle vuote", spiega, puntando il dito contro il problema della denatalità nel nostro Paese: "Ma - dice - c'è qualcuno che dice 'gli italiani non fanno figli, te li mandiamo 20enni sui barconi, già grandi e ignoranti".

Salvini promette quindi interventi per tornare a riempire le culle: "Io voglio essere giudicato alla fine di questi cinque anni, perché un paese che non fa figli è un paese che muore". Nel frattempo si prende gli applausi più convinti della giornata. Una simpatia, quella degli integralisti della famiglia tradizionale nei suoi confronti, che si era manifestata anche durante il coffee break, guarda caso, tutto a base di pane e nutella. Un omaggio ideale al ministro dell'Interno, grande estimatore delle fette spalmate.

La calda accoglienza dei pro-vita alle parole di Salvini non è però la stessa di Palazzo Chigi, che dopo il passaggio sulle adozioni e il dito puntato contro Spadafora e Conte, in serata corregge il ministro in una nota dal tono piccato: "La delega in materia di adozioni di minori italiani e stranieri - si legge - è attualmente ed è sempre stata in capo al ministro della Lega Fontana. Il Presidente del Consiglio ha solo mantenuto le funzioni di Presidente della Commissione per le adozioni internazionali. Spetta quindi a Fontana adoperarsi - come chiesto da Salvini - per rendere le adozioni più veloci e dare risposta alle 30.000 famiglie che aspettano. Rimane confermato che bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare nei ministeri tutti i giorni e studiare le cose - lancia la stoccata finale Palazzo Chigi - prima di parlare, altrimenti si fa solo confusione".

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