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Libia, Conte: "Soluzione politica unica sostenibile"

11 aprile 2019 | 15.37
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Il premier in audizione alla Camera sulla crisi libica: "'In contatto diretto con Haftar e Serraj". Intanto il presidente del Consiglio presidenziale del Governo di Riconciliazione nazionale scrive all'Onu. Trenta: "Monitoraggio continuo"

(Adnkronos /Cristiano Camera)
(Adnkronos /Cristiano Camera)

Quanto sta avvenendo in Libia "non ci deve far deflettere dalla ricerca di una soluzione politica, l'unica davvero sostenibile". A dirlo è il premier Giuseppe Conte nell'audizione alla Camera sulla crisi libica. "Urge dunque lavorare innanzitutto in direzione di un cessate il fuoco e di un'immediata interruzione della spirale di contrapposizione militare, preservando l'integrità di Tripoli e la distensione sul resto del territorio", sottolinea ancora il premier, perché in Libia "il succedersi degli scontri e l’aumento del numero di morti - stimati ormai in alcune centinaia - e di feriti, ma anche degli sfollati, segnalano un concreto rischio di crisi umanitaria che va scongiurato rapidamente". "Non vi sono interessi economici o geopolitici che possano giustificare derive militari ed in ultima analisi il rischio di una guerra civile", rimarca.

"L'emergenza umanitaria, con conseguenze anche sui flussi migratori, così come il riaffacciarsi dello spettro dell’insorgenza terroristica dimostrato dal recente attentato perpetrato da Daesh a Fuqaha, nella Libia centrale, impongono determinazione e rapidità di azione", rimarca il premier che sottolinea come "in questi mesi sono stato, e sono in questi stessi giorni ed ore tuttora in contatto diretto, con i due principali attori libici, il Presidente Serraj e il Generale Haftar (quest’ultimo nelle scorse ore attraverso un suo emissario), così come con gli altri protagonisti del panorama politico interno".

"Il mio sostegno al Governo di Accordo Nazionale - sottolinea Conte - è andato in questi mesi di pari passo con una forte azione di 'moral suasion' volta a identificare ogni possibile spazio di intesa politica con gli altri attori".

"Al momento la nostra Ambasciata a Tripoli resta operativa e a pieno regime. Anche il personale militare italiano presente in Libia non è stato evacuato. I nostri interessi sul terreno sono parimenti tutelati", assicura ancora. "Monitoriamo naturalmente di ora in ora le condizioni di sicurezza nel Paese, ma finché queste ultime ce lo consentiranno intendiamo rimanere al fianco del popolo libico e continuare a lavorare in prima linea per assicurare una transizione sostenibile, forti anche del nostro approccio inclusivo e improntato al profondo rispetto della popolazione libica e del senso di responsabilità che origina dal fatto che oggettivamente siamo tra i pochi paesi che possiamo credibilmente interloquire con tutti i principali attori della scena libica", ha sottolineato il premier.

Per quanto riguarda "la tempistica degli scontri" in Libia, per Conte "ci induce in effetti a pensare che il processo politico fosse avviato sulla giusta strada. Dobbiamo quindi profondere ogni energia per cercare di recuperarlo, evitando che ancora una volta possano prevalere in Libia le forze dell’instabilità permanente, della violenza e della conservazione di uno status quo di cui il popolo libico è il primo a pagare le spese".

Intanto, spiega ancora Conte, il segretario generale delle Nazioni Unite Guterres, dopo la "dolorosa ed inevitabile decisione di rinviare la Conferenza nazionale, inizialmente programmata per il 14-16 aprile a Ghadames", ha "confermato il suo fermo impegno a convocarla al più presto, non appena le condizioni politiche e di sicurezza lo consentiranno".

"Dobbiamo purtroppo costatare che talvolta la Comunità internazionale non riesca a inviare segnali univoci alle forze libiche, nonostante il forte impegno delle Nazioni Unite sul terreno", ha aggiunto, dicendosi quindi" intensamente impegnato sul piano diplomatico, anche attraverso le mie numerose missioni all’estero. In virtù anche dell’azione del mio staff diplomatico e dei competenti organismi, abbiamo ulteriormente rafforzato in questi giorni il dialogo con tutti i principali stakeholder internazionali, a partire dagli Stati Uniti, dai partner europei e dagli attori regionali più influenti in Libia".

"Molto intensa è l’interlocuzione con Washington, in particolare con la Casa Bianca. Ricordo al proposito che il Segretario di Stato americano Pompeo ha rilasciato, il 7 aprile scorso, un comunicato nel quale ha espresso profonda preoccupazione per gli scontri in corso e affermato con determinazione l’opposizione degli Stati Uniti all’offensiva militare delle forze di Haftar", ha aggiunto Conte.

"Non ci possono essere ambiguità e mistificazioni, a maggior ragione in un momento così critico ed in un contesto in cui la complessità delle forze in gioco esclude semplificazioni e scappatoie - ha proseguito il premier - Non vi sono interessi economici o geopolitici che possano giustificare derive militari ed in ultima analisi il rischio di una guerra civile. La violenza genera violenza, genera ferite che difficilmente si rimarginano e non serve in ultima analisi né gli interessi della popolazione, né quelli della comunità internazionale", ha concluso.

TRENTA - "Stiamo monitorando attentamente la situazione in #Libia e il nostro Paese è in campo per un processo di pacificazione che sia inclusivo e intra-libico". E' quanto afferma il ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, in un post sulla sua pagina Facebook. "Ringrazio per questo innanzitutto i nostri militari: a Misurata - prosegue - abbiamo una struttura ospedaliera Role 2, nell’ambito della Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia (#MIASIT) che sostiene da tempo anche la popolazione locale, mentre a Tripoli continuano regolarmente le attività di nave Capri, presente nell’ambito dell’operazione Mare Sicuro".

"La Missione italiana in Libia è unicamente orientata ad incrementare le capacità di stabilizzazione del Paese. E’ indispensabile evitare gli errori commessi nel passato con interventi militari che hanno solo peggiorato la situazione. Per questa ragione - spiega - non servono prove di forza o azioni dimostrative di alcun genere; l’unico obiettivo è mantenere l'Italia, i suoi cittadini e le sue aziende in sicurezza. Occorre supportare in pieno ogni sforzo volto ad avviare un concreto processo di riconciliazione nazionale che porti a una maggiore stabilità nell’area".

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