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Rixi: "No voto ma non siamo schiavi"

19 aprile 2019 | 12.56
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Viceministro leghista alle Infrastrutture all'AdnKronos: "Non possiamo sempre porgere l'altra guancia"

Edoardo Rixi (FOTOGRAMMA)
Edoardo Rixi (FOTOGRAMMA)

di Massimo Germinario
Fra Lega e M5S "noi siamo quelli che meno vogliono andare a votare" mentre "sono loro che mi sembra vogliano mettere in discussione il governo". E' il giudizio di Edoardo Rixi, viceministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, leghista, che all'AdnKronos - il giorno dopo lo scontro sul sottosegretario ai Trasporti Armando Siri, indagato per corruzione dalla procura di Roma - osserva, in riferimento ai partner pentastellati: "Non possono pensare di bastonarci una volta al giorno e farci lavorare; bisogna avere un rapporto almeno paritetico".

Contestando la repentina scelta del ministro Toninelli di togliere a Siri le deleghe, Rixi osserva come "il nodo non era l'indagine su Siri ma il metodo. Noi non difendiamo la gente perché è nostra, ma perché pensiamo che sia innocente. Anche se domani mi portassero una intercettazione su Siri, mi piacerebbe verificarla".

E prosegue: "Il governo ha fatto bene ma sei mesi fa aveva molta più fluidità rispetto a oggi. Deve ritrovarla ma è un problema relazionale, di condivisione e gestione degli obiettivi: è un discorso di metodo" sottolinea il sottosegretario leghista, osservando come nei rapporti fra i partner di governo "si dovrebbe essere più riflessivi e meno impulsivi con uno spirito che consenta di far tesoro delle cose buone che sono state fatte e di capire che sono state fatte con la collaborazione". Ecco perché "mi auguro che gli animi si rasserenino e che il governo duri 5 anni - aggiunge -. Ma se invece si pensa di andare avanti con scelte unilaterali questo chiaramente non è possibile".

ALLEANZA - "Io - osserva Rixi - sono uno dei fan del governo e non lavoro guardando al voto ma sono pragmatico: non credo sia un matrimonio di interesse, ma è nato comunque da una coppia non particolarmente 'innamorata'. Però è nato per salvare un figlio - che è l'Italia - però, se il figlio soffre...".

SALVINI - Per questo, con Matteo Salvini, "ci siamo messaggiati" e "ci siamo ripromessi di starcene tranquilli e vedere cosa succede. Ieri si è arrivati al minimo storico" nei rapporti con i Cinque Stelle, sottolinea ancora Rixi, segnalando come nel partito "dobbiamo tenere i gruppi parlamentari" fermi, dinanzi a una crescente tensione. Ma così "il primo momento di difficoltà diventa esplosivo: non si deve per forza stare al governo. Personalmente continuerò a mettere pezze ma non si può vivere" con chi "fa buchi nella barca".

TONINELLI - "Togliere le deleghe 5 minuti dopo le prime agenzie" al sottosegretario ai Trasporti è stato "uno sgarbo gratuito" che fa pensare che sull'indagine per corruzione i 5 Stelle "sanno cose che non sappiamo - e quindi non condividono le informazioni - oppure, molto più probabile, pensano più ai voti che agli esseri umani" afferma Rixi, aggiungendo che "decisioni come queste vanno condivise: mi sarei aspettano un'indagine interna, delle commissioni. Ma la stessa decisione poteva essere presa a latere del Cdm, coinvolgendo gli interessati, e la nostra reazione sarebbe stata molto diversa".

DI MAIO - "Non nego, se come ha detto in prima istanza Di Maio ci fossero cose conclamate, si dovrebbe fare un passo indietro: ma penso si potessero aspettare 6-7 ore" osserva, aggiungendo che "se mi avessero detto di Toninelli le stesse cose" di cui è accusato Siri "io avrei difeso Toninelli".

RAGGI - Infine, quella arrivata dalla Lega, dopo la diffusione delle intercettazioni di Virginia Raggi, "è stata una reazione" all'atteggiamento dei 5 Stelle sul caso Siri perché "se vuoi un'escalation militare siamo pronti, non ci sottraiamo" sottolinea all'AdnKronos il leghista, evidenziando come "il governo ha già mille problemi, se si apre una breccia bisogna chiuderla insieme".

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