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Autonomia, vertice fallito

11 luglio 2019 | 10.38
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Botta e risposta Lega-5S sulle gabbie salariali. Gruppo Zaia: "M5S prenda le sue responsabilità". Salvini furioso: "Non voglio fare altre 10 riunioni inutili" Conte: "Non consentirò che si ampli il divario regionale"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Sull'autonomia invece di andare avanti si torna indietro". Così fonti Lega durante il vertice sull'autonomia differenziata a Palazzo Chigi alla presenza del premier Conte, dei vice e di altri esponenti del governo, tra cui i ministri Danilo Toninelli e Giulia Grillo. "I Cinque Stelle condannano il sud all'arretratezza" fanno sapere dalla Lega.

Immediata la replica pentastellata: "Si va avanti, ma nessuno spezzatino della scuola. Non lo permetteremo" dicono all'AdnKronos qualificate fonti M5S, presenti al tavolo, replicando così alla denuncia di un brusco rallentamento sulla riforma delle autonomie.

Al vertice "la Lega ha proposto di inserire le gabbie salariali, ovvero alzare gli stipendi al Nord e abbassarli al Centro-Sud, una cosa che per il M5S è totalmente inaccettabile" aggiungono le fonti 5S. "Una simile proposta - si sottolinea - spaccherebbe il Paese e la consideriamo discriminatoria e classista", perché inoltre "impedirebbe ai giovani di emanciparsi, alle famiglie di mandarli a studiare in altre università, diventerà difficile e costoso anche prendere un solo treno da Roma a Milano".

"Tra l'altro è già stata in vigore in passato con pessimi risultati e giustamente venne abolita nel '72. Reintrodurla significa riportare l'Italia indietro di mezzo secolo. Follia pura", concludono dal partito di Di Maio. Intanto l'incontro è stato sospeso per consentire ai ministri presenti di poter partecipare al voto in Senato sul taglio dei parlamentari. Ma, da quanto si apprende da fonti di governo, è difficile che il vertice riprenda in queste ore, dopo lo scontro tra Lega e M5S sul testo.

CONTE - "Io non consentirò mai che l'autonomia, prevista dalla Costituzione, possa allargare il divario tra regioni prospere e altre meno". Commenta il premier Giuseppe Conte, alla fine del Cdm, in conferenza stampa a Palazzo Chigi: "Ci sono paletti su cui non si può transigere, imprescindibili", sottolinea il premier. "Ritengo che la migliore garanzia per buona riforma sia un confronto di tutti. Poi - aggiunge - mi riservo le valutazioni, ci sono passaggi più critici, altri meno, stiamo completando il lavoro, ho preso un impegno pubblico, sono il garante della serietà e del fatto che sarà una riforma compatibile con i principi costituzionali".

Poi, in serata: "Oggi non ho assistito a nessuno strappo, non per sminuire quelle che possono essere delle divergenze. L'autonomia si farà". "Oggi - ha spiegato - se entriamo nei dettagli, si è ragionato di scuola. Potete immaginare che è un capitolo che suscita grande sensibilità da parte di tutti, anche dei cittadini italiani, perché ragioniamo di un modello di scuola, di formazione, di reclutamento. Sono temi molto importanti. Sarei sorpreso se ci fosse stato un pensiero unico su tutto. In realtà ci stiamo confrontando, non abbiamo ancora trovato una sintesi. Ma sono assolutamente fiducioso che anche su questo, sulla scuola, sull'istruzione, la troveremo. I tempi? Brevi, brevissimi".

SALVINI - "Ho chiesto che la prossima volta vengano invitati i governatori così la cosa la risolviamo una volta per tutte" dichiara al Senato il vicepremier Matteo Salvini. "Non mi va di dare altre 10 riunioni e non è che una settimana in più o in meno possa fare la differenza. "Quello che mi interessa - aggiunge Salvini - è fare dei passi avanti. Per unire il Paese contano merito, trasparenza e l'eliminazione degli sprechi".

DI MAIO - Il vicepremier e ministro del lavoro e sviluppo Luigi Di Maio, torna su Facebook nel tardo pomeriggio è tornato sul tema: "Vogliamo un'autonomia per tutti - sottolinea - non per pochi. E pari diritti su scuola e sanità. Viva l'Italia!".

STEFANI - "Il vertice purtroppo non ha avuto esito positivo", ma l'autonomia differenziata "è nel contratto di governo, se qualcuno ha cambiato idea lo si dica e non si vada ulteriormente avanti" dice la ministra agli Affari regionali, Erika Stefani. "Noi chiediamo di dare un riscontro a quelle che sono richieste motivate e supportate, in particolare per quanto riguarda Lombardia e Veneto, da un fortissimo referendum. Io chiedo al M5S se ritenga che il referendum a questo punto non valga più nulla".

"Se in materia di istruzione mi si nega la possibilità che una Regione, con risorse proprie, possa fare un'offerta formativa migliore e il motivo ostativo è che nelle altre Regioni non si possa fare, allora mi si nega completamente il principio base dell'autonomia - dice Stefani - Autonomia prevista nel contratto di governo". "Quel che vogliamo fare - aggiunge - è una valorizzazione e responsabilizzazione del territorio. Se il meccanismo proposto alimenta l'inefficienza e non vuole dare alcuna premialità, allora siamo su piani completamente diversi".

"Non c'è nessuna gabbia salariale, sono strumenti previsti che esistono già nel nostro ordinamento. Si tratta di incentivi previsti dalla contrattazione integrativa, per incentivare la permanenza e la continuità formativa" dice ancora la ministra agli Affari Regionali. Si tratta, spiega replicando ai 5 Stelle, di una "problematica che viene sollevata da alcune Regioni" per fronteggiare la "carenza d'organico dovuta alla richiesta di riavvicinarsi a casa. Tra uno che lavora vicino casa e uno che deve munirsi di un appartamento a Milano è ovvio che c'è una differenza".

LEZZI - "Sì, loro chiedono le gabbie salariali, una cosa che porterebbe indietro di 50 anni" dice invece il ministro per il Sud, Barbara Lezzi, arrivando a Palazzo Chigi per il Cdm, dopo la nuova fumata nera al vertice sull'autonomia. "Siamo noi - aggiunge - che vogliamo sapere se la Lega ha cambiato idea. C'era un accordo sul fondo di perequazione ma il testo ancora non lo abbiamo visto, chiedete a loro".

GRUPPO ZAIA - “Sono nati per rivoluzionare il Paese, dicevano, ed aprire il Parlamento come una scatoletta. Dopo un anno di promesse e contratti sulla Autonomia, però, continuano a rinviare, e si dimostrano, nei fatti, peggio persino della tanto detestata Prima Repubblica”. E’ netta anche la posizione del capogruppo del Gruppo Zaia Presidente, Silvia Rizzotto, sullo strappo istituzionale al tavolo per l’Autonomia a Roma.

“Se non si è capaci di prendersi le proprie responsabilità pur essendo profumatamente pagati dai contribuenti italiani, è meglio cambiare mestiere. Sull’Autonomia noi, la Lombardia e tante altre Regioni vogliamo far progredire, e non regredire il Paese. Il Movimento 5 Stelle non la pensa così? Basta dirlo. Ma non ci si lamenti di carrozzoni tipici degli anni ‘80, strade abbandonate o risorse sperperate: noi un modello di Italia migliore lo abbiamo proposto, sono loro che a parole lottano contro gli sprechi ma nei fatti sono come la Prima Repubblica”, chiude Rizzotto.

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