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Autonomia

Governatori "feriti" da Conte

21 luglio 2019 | 17.34
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I presidenti di Lombardia e Veneto tornano sulla vicenda dell'autonomia e su quanto affermato dal presidente del Consiglio. Replica del premier: prendo atto della lettera, toni diversi

(foto Palazzo Chigi)
(foto Palazzo Chigi)

"Ci sentiamo tutti profondamente feriti quando leggiamo le Sue esternazioni, Presidente Conte, soprattutto dopo colloqui diretti durante i quali - ricorderà benissimo - abbiamo più volte sottolineato che non si chiedono più risorse ma semplicemente la possibilità di spendere in autonomia quelle che ci sono già assegnate". Così, in una lettera aperta al premier, i presidenti delle Regioni Lombardia e Veneto, Attilio Fontana e Luca Zaia, tornano sulla vicenda dell'autonomia e da quanto affermato dal presidente del Consiglio, al quale - sottolineano i due governatori - "deve essere però chiaro che noi non firmeremo un accordo senza qualità, come quello per ora che si sta profilando. Lei si assumerà la responsabilità quindi di aver negato quanto è stato chiesto da referendum, da milioni di elettori veneti e lombardi, da risoluzioni dei Consigli regionali approvati all'unanimità".

Lettera in riferimento alla quale, a quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi, Conte ha parlato di toni diversi, che rientrano in un corretto confronto istituzionale: questa la reazione del premier che ha preso atto della lettera, ma soprattutto del cambio di toni che riporta la questione all'interno di un più corretto perimetro di dialogo istituzionale.

"Abbiamo spiegato - scrivono Fontana e Zaia - come l'essenza del percorso dell'autonomia preveda che i risparmi prodotti per effetto della virtuosità dell'amministratore debbano restare sul territorio. Se l'obiettivo non fosse questo, perché dovremmo impegnarci ad essere efficienti? E' ipotizzabile che chi è virtuoso finanzi sprechi altrui? Temi che vengono annacquati quotidianamente con scuse assurde e tesi fantasmagoriche per non portare avanti il negoziato".

"Vogliamo una autonomia vera, non un pannicello caldo che produrrebbe ulteriori guai - si legge nella lettera -. L'autonomia, come scrissero i padri costituenti e i grandi maestri del diritto, è soprattutto responsabilità: chi non la vuole non ama rispondere davanti ai propri cittadini delle azioni politiche e amministrative messe in campo".

''In questi giorni i nostri cittadini sono preoccupati perché negli ospedali si registra una carenza di medici che allunga le liste di attesa e rischia di mettere in difficoltà interi reparti. Le nostre Regioni sono in equilibrio finanziario nel comparto della sanità, Lei lo sa bene Signor Presidente, e chiedono che sia possibile assumere subito i medici che servono. E' attentare ai pari diritti dei cittadini? Se non si cambia, la verità è che questi diritti non potranno essere garantiti''.

"Avremmo voluto che il Presidente del Consiglio fosse davvero il garante della Costituzione vigente - scrivono nella lettera aperta -, denunciando le false notizie diffuse con malizia e cattiva fede da chi evidentemente la Carta l'ha letta soltanto sul Bignami. Favole come quella dei cattivi del Nord, ricchi ed ingordi, che vogliono rubare ai poveri del Sud''.

''La nostra autonomia si basa su quanto dice la Costituzione, siamo perfettamente in linea con la legge fondamentale dello Stato, la nostra richiesta di avere competenza rispettivamente su 20 e su 23 materie, si basa su quanto recita l'articolo 116, terzo comma. Chi afferma il contrario, o non conosce la Carta, o vuole evidentemente modificarne il testo vigente: sarebbe bene pertanto che presentasse un disegno di legge costituzionale per modificare di nuovo il titolo quinto. Tertium non datur".

''L'autonomia richiesta dai cittadini lombardi, veneti, emiliano-romagnoli vuole cercare di rendere più semplice la vita di chi lavora, studia, vive nelle nostre regioni'' scrivono i governatori. ''Chiunque abbia oggi a che fare con la Pubblica Amministrazione, la vede spesso come un difficile ostacolo da superare e non come istituzione che accompagna e supporta la realizzazione dei propri progetti o ci sostiene nei momenti di difficoltà. La nostra vita quotidiana, Signor presidente del Consiglio, è fatta di salti a ostacoli contro la burocrazia che complica ogni attività e rende difficile sia fare l'imprenditore sia l'amministratore pubblico. Ci sarà sempre un comma, una norma, un combinato-disposto che produrrà un errore a danno del cittadino e una inchiesta contro burocrati onesti. Ed ogni atto ministeriale che dovrebbe semplificare, in realtà produce ulteriore burocrazia''.

''Noi invece vogliamo l'autonomia per cercare di semplificare la vita di tutti, rendendo chiaro e semplice individuare chi fa che cosa, superando la sovrapposizione di compiti e funzioni che oscurano le responsabilità, dilatano i tempi e fanno esplodere i costi. L'autonomia è una sfida soprattutto per noi stessi e per le istituzioni che siamo chiamati a governare, Signor Presidente. Non avremo scuse se non riusciremo a realizzare i nostri progetti e i cittadini ci premieranno o puniranno".

TOTI - "Chiediamo che ci sia un incontro al più presto a Roma tra lei e le Regioni coinvolte nel percorso di Autonomia, compresa la Liguria. Il nostro obiettivo infatti resta quello di portare risultati concreti e non qualche voto in più" scrive poi in un post su Facebook il presidente della Regione Giovanni Toti, rivolgendosi al premier Conte e commentando le parole del presidente del Consiglio apparse in una lettera pubblicata dal Corriere della Sera. Toti cita un estratto in cui Conte afferma "piuttosto che declamare - a esclusivo uso politico e mediatico - una cattiva riforma sicuramente destinata a cadere sotto la scure della Corte costituzionale, è preferibile realizzare un progetto ben costruito, che vi offra vantaggi reali, che siano sostenibili anche nel tempo".

"Mi chiedo - scrive Toti - perché questi consigli non siano stati spesi anche di fronte alle scelte scellerate di alcuni ministri grillini, ultima fra tutte quella di bloccare una opera fondamentale come la Gronda di ponente. O quando, sempre per pura propaganda, si sono fatte scelte di politiche industriali o infrastrutturali che inevitabilmente porteranno a blocchi e infiniti ricorsi a discapito degli italiani".

ROSSI - Nella vicenda interviene anche Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, che su Facebook scrive: "Tardivamente, il premier Conte parla di una riforma dell'autonomia regionale valida per il Paese e per tutte le Regioni. Allora sia conseguente: ci convochi e ci ascolti in modo da costruire soluzioni che non penalizzino nessuno e che siano davvero utili a tutti i cittadini italiani, senza fughe in avanti e senza la cosiddetta 'secessione dei ricchi'".

"Diversamente, se la Toscana, a causa della riforma che vuole il Veneto e la Lombardia, si vedrà lesa non avrà timori a dare battaglia politica, fino a fare ricorso alla Corte Costituzionale".

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