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Taglio parlamentari, la 'mina' sulla strada del voto anticipato

08 agosto 2019 | 17.09
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(Fotogramma /Ipa)
(Fotogramma /Ipa)

Potrebbe esserci la volontà di disinnescare quella che appare una 'mina' sulla strada del voto anticipato, dietro l'accelerazione di Matteo Salvini per arrivare all'interruzione della legislatura e a immediate elezioni. Si tratta della riforma costituzionale per il taglio dei parlamentari, in calendario alla Camera il prossimo 9 settembre, che, una volta approvata, potrebbe avviare una serie di procedure in grado di far slittare le eventuali elezioni anticipate di vari mesi. Potrebbe infatti risultare difficile che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sciolga le Camere senza che si sia esaurito l'iter della riforma.

E non a caso questa mattina, in un post su Facebook, Luigi Di Maio ha ricordato che "il 9 settembre taglieremo definitivamente 345 parlamentari e mi auguro nessuno si tiri indietro all’ultimo minuto". A quel punto però, se la legge, come è probabile, verrà approvata a maggioranza assoluta, non entrerà immediatamente in vigore, ma ci saranno tre mesi di tempo perché un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali possano richiedere un referendum confermativo.

Qualora ciò avvenisse, passerebbe poi un altro mese per consentire alla Corte di Cassazione di esaminare la domanda e dichiarare ammissibile la consultazione. Entro sessanta giorni il governo dovrebbe poi indirla in una data compresa tra i 50 e i 70 giorni successivi. Da settembre si potrebbe così arrivare al referendum nella primavera del 2020.

Tuttavia a quel punto, prima di eventuali elezioni, dovrebbero trascorrere altri sessanta giorni, visto che la legge in via di approvazione prevede che si applichi "a decorrere dalla data del primo scioglimento o della prima cessazione delle Camere successiva alla data di entrata in vigore e comunque non prima che siano decorsi sessanta giorni dalla predetta data di entrata in vigore".

In pratica l'iter verrebbe completato all'inizio della prossima estate, senza escludere nel frattempo l'eventualità di un esame di una modifica dell'attuale legge elettorale. Si riproporrebbe quindi il gioco delle finestre elettorali per poter votare nell'autunno del 2020, compatibilmente con l'esame e l'approvazione della legge di Bilancio.

L'ipotesi di voto anticipato potrebbe così ulteriormente slittare ai primi mesi del 2021, quando mancherebbe meno di un anno dall'elezione del nuovo Presidente della Repubblica e con l'avvicinarsi del semestre bianco, durante il quale il Capo dello Stato non può sciogliere le Camere anticipatamente, che scatterebbe il 3 agosto del 2021. Si arriverebbe così agli inizi del 2022, scadenza naturale della legislatura.

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