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Roventini: "M5S-Pd, ecco i punti in comune"

17 agosto 2019 | 17.56
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Per l'economista salario minimo e ambiente ma anche scontrino elettronico e spending review potrebbero mettere d'accordo le due forze politiche

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Spending review, rottamazione di 'quota 100' e vincoli europei più rilassati per recuperare le risorse da investire in salario minimo, politiche ‘green’ e scontrino elettronico. Un programma che potrebbe mettere d’accordo Movimento 5 Stelle e Partito Democratico, evitando le urne e soprattutto archiviando una volta per tutte le politiche economiche "disastrose" della Lega: da 'quota 100' e flat tax, "misure superate da almeno 30-40 anni", alla "farsa" dei minibot, per arrivare alla proposta di uscire dall'euro, "un suicidio per l’economia italiana". E' questa la ricetta suggerita da Andrea Roventini, professore associato alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa nonché la figura designata come ministro dell’Economia dal M5s in occasione delle elezioni del 4 marzo dell’anno scorso, contattato dall’Adnkronos.

Sulla manovra da mettere a punto nei prossimi mesi, Roventini è realista: "I margini sono molto stretti, sia perché vanno disinnescate le clausole di aumento dell’Iva, che avrebbero un impatto molto negativo sulla nostra economia perché ridurrebbero i consumi e colpirebbero le classi più povere e deboli, sia perché dobbiamo fare i conti, come al solito purtroppo, con il nostro debito pubblico".

Per liberare risorse, spiega l'economista, si dovrebbe partire tagliando la spesa pubblica improduttiva, e andando a recuperare i vari piani Cottarelli, Perotti e Giavazzi sulla spending review, "tutti rimasti in un cassetto inutilizzati, evidentemente perché si vanno a ledere interessi precostituiti e nessun governo ha voglia di scontentare parte dell’elettorato".

Altra priorità è rottamare la riforma pensionistica del Carroccio: "'Quota 100' è uno spreco inaudito di risorse - dice ancora Roventini -. Innanzitutto è una misura sessista perché favorisce solo i maschi 50enni del Nord Italia, mentre l’Italia è un Paese di profonde disuguaglianze, tra uomini e donne e tra giovani e vecchi, e bisognerebbe piuttosto fare qualcosa per ridurle. Inoltre è una misura che non rilancia la domanda, perché chi va in pensione con ‘quota 100’ riduce le proprie spese, che non porta a una sostituzione tra lavoratori anziani e giovani come si è fatto credere e che va a scassare i conti pubblici nel breve e nel lungo periodo. Non per niente è stata la misura più criticata dalla Commissione europea, che invece non ha avuto nulla da ridire sul reddito di cittadinanza che va giustamente a contrastare la povertà".

Altre risorse si potrebbero poi recuperare trattando con l’Ue: non negoziando ogni volta piccoli margini di manovra ma "rilassando" la morsa dell'austerity. "Per esempio - spiega - andrebbero tolti dal calcolo del deficit gli investimenti pubblici, se non tutti almeno quelli nel settore verde, tra le priorità della presidente von der Leyen". Ma per ottenere questi risultati - e qui la stoccata è di nuovo indirizzata alla Lega - l’atteggiamento migliore non è certo quello di chi "passa ogni giorno a offendere le istituzioni europee senza poi partecipare ai vertici, strategia che porterà l’Italia a isolarsi e che forse è proprio ciò che certi politici vogliono".

Le risorse recuperate, secondo il professore vicino al Movimento, devono quindi essere utilizzate per politiche che rilancino la crescita e che creino circoli virtuosi. "Investire in un 'Green new deal', cioè in un piano per combattere il riscaldamento climatico, ad esempio con l’obiettivo di emissioni zero entro il 2050 come da poco annunciato dal Regno Unito - spiega Roventini - significa attuare politiche che poi si ripagherebbero da sole, perché rilancerebbero l’innovazione, porterebbero alla creazione di nuove imprese e favorirebbero la produttività".

Altri spunti per la manovra da mettere in cantiere? "Continuare con l’attuazione del 'Fisco amico': si è cominciato con la fatturazione elettronica e si dovrebbe proseguire con lo scontrino elettronico, ma senza farlo pagare ai commercianti".

E poi introdurre un salario minimo, a livello nazionale "nell’attesa di quello europeo", che avrebbe un impatto positivo sulla domanda e sulla riduzione delle disuguaglianze. Temi che, secondo Roventini, rappresentano potenziali "punti di contatto" tra il Movimento e il Partito democratico. Se così sarà, ammonisce tuttavia l’esperto, "che si guardi a lungo termine, perché all’Italia non servono ‘governicchi’ ma un esecutivo di largo respiro che abbia voglia di affrontare i problemi del Paese e la vera priorità del nostro tempo, che non è l’immigrazione ma il cambiamento climatico".

Tutto il contrario, dunque, del programma del Carroccio. "Ho sempre ritenuto assurda la politica economica della Lega, per utilizzare un termine inglese la definirei ‘nonsense’ - continua il docente -. Flat tax e ‘quota 100’ sono state screditate dalla teoria economica da almeno 30-40 anni, e invece noi in Italia nel 2019 siamo ancora qui a parlarne come in un déjà-vu. La flat tax provò a farla Reagan negli Stati Uniti e già allora si capì che comprometteva i conti pubblici e aumentava la diseguaglianza. Il fatto che la Lega oggi proponga ancora queste cose e il fatto che chi le propone non è nemmeno un economista fa già capire molto. Poi, se uno ci aggiunge le monete alternative e i mini bot, il quadro è completamente farsesco".

Misure che, in parte, in questo anno di governo il M5s è stato costretto a "mandare giù". Ora, a prescindere da come si risolverà la crisi, l’auspicio di Roventini è che si archivi definitivamente il programma economico suggerito dalla Lega, "che chiunque abbia studiato un po’ di economia sa che ci porterebbe al disastro".

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