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Pd-M5S, prove di intesa

22 agosto 2019 | 08.40
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Il segretario Zingaretti apre al confronto con la richiesta di discontinuità ma anche 5 punti, messi nero su bianco, per intavolare un confronto. Ma oltre ai contenuti, c'è tutto il rebus dei nomi. Sull'ipotesi di fare il premier, il presidente della Regione Lazio: "Ho già due impegni gravosi"

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

di Mara Montanari
"Siamo passati da voto o governo a governo altrimenti voto. Il cambio di scenario è evidente". Un big Pd che tiene i contatti con i 5 Stelle riassume così il fatto nuovo della giornata. L'odg approvato dalla Direzione Pd, mette i dem ufficialmente nella trattativa. Con la richiesta di discontinuità ma anche 5 punti, messi nero su bianco, per intavolare un confronto. E' attorno a questa formula che oggi Nicola Zingaretti ha tenuto insieme tutte le anime dem in Direzione. Un voto all'unanimità. Non succedeva dal 2013 con l'ok a Pier Luigi Bersani a indicare Romano Prodi come nome Pd per il Quirinale. In quel caso, non andò benissimo.

E anche stavolta, comunque, dietro al voto unanime in Direzione ci sono posizioni diverse: dagli ultratrattativisti agli scettici. E in quest'ultima categoria viene iscritto (dai renziani) anche Zingaretti. "La trattativa è partita ma bisogna vedere se la fai per chiudere o per farla saltare...". Che Zingaretti sia di traverso o meno, va sottolineato che il segretario dem sta tenendo una linea 'ordinata' nella crisi e pone condizioni non da poco. "Io scettico? No, ho solo atteso le dimissioni di Conte. Per me la partita inizia oggi e oggi il Pd ha messo in campo un'iniziativa politica e programmatica. Ora attendiamo la risposta dei 5 Stelle che finora non c'è stata".

Un'iniziativa politica che ha contorni precisi. E non sono quelli di un 'governicchio'. Zingaretti parla di governo "di svolta", totalmente nuovo (nelle persone e nei contenuti) e che si fondi su un accordo solido. Dice il segretario dem: "Nel governo Conte è stato fatto errore in partenza, con un contratto che conteneva cose in contraddizione tra loro, uno strumento debole e fragile. Se deve nascere un governo deve nascere sulla condivisione di un programma per l'Italia". Di fatto, un'alleanza politica.

Insomma, Zingaretti sposta in alto l'asticella. Ma chi si sta parlando già da un po' con i 5 Stelle, ostenta ottimismo. "Il governo si farà e Nicola sarà d'accordo. O forse vuole essere quello che fa saltare tutto e ridà a Salvini la chance di rimettersi subito in sella andando a elezioni?". Ma c'è ancora da lavorare, e tanto. Sul tavolo innanzitutto ci sono le questioni di contenuto, i 5 punti messi in campo dal Pd.

Ma oltre ai contenuti, c'è tutto il rebus dei nomi. A partire dall'identikit del premier di un eventuale governo giallorosso. Zingaretti ha esplicitamente detto no a un Conte bis e ha anche parlato di "rinnovamento nelle personalità e nei contenuti". Insomma, nessun ex-ministro del governo Lega-M5S ma anche nessun ex dei governi Pd. Questa sarebbe l'indicazione del segretario. No Di Maio, quindi. E no neanche all'ipotesi di un suo ingresso nel governo: "Faccio il presidente della Regione Lazio e il segretario del Pd e credo siano già due impegni molto gravosi e intendo continuare a fare questo".

Nell'area renziana il veto su Conte è meno granitico ma "è evidente che sarebbe un'operazione troppo trasformistica, su questo Zingaretti ha ragione". Si parla da giorni di Raffaele Cantone. Ma l'ex-presidente Anac sarebbe "troppo renziano" per il segretario dem.

E i 5 Stelle che propongono? Chi sta seguendo la trattativa spiega che i messaggi che arrivano dai pentastellati sono ondivaghi: "Di Maio prima ci dice che lui sarebbe fuori da un nuovo governo, poi invece ci fa sapere che il premier dovrebbe essere lui...". Su un punto sembra che siano d'accordo sia dem che Di Maio: il no a Roberto Fico premier.

Per trovare una quadra il tempo non è tanto. Dal Quirinale è arrivato forte e chiaro il messaggio che i tempi per una soluzione alla crisi saranno stretti e non si avalleranno soluzioni pasticciate. Ma per i 'trattativisti' il timing serrato del Colle potrebbe anche essere un vantaggio per stringere l'accordo. "Una volta individuato un programma e un nome condiviso per palazzo Chigi, siamo certi che Mattarella ci darebbe un po' di tempo per la squadra di governo".

Una squadra che dovrebbe essere composta da personalità di partito: la quota M5S e quella Pd articolata tra zingarettiani e renziani. Perchè Renzi e il 'giglio magico' non saranno della partita ma ci sarà una componente nella delegazione di governo. Diverse le opzioni in campo: da Ettore Rosato a Luigi Marattin passando per Emanuele Fiano e Simona Malpezzi. Sempre che il governo giallorosso si faccia.

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