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"No veti su Di Maio", il punto fermo dei 5 Stelle

22 agosto 2019 | 14.47
LETTURA: 3 minuti

I vertici grillini considerano il premier uscente Conte il profilo da cui ripartire e confidano in una caduta del veto posto dal segretario del Pd Zingaretti

(Foto Afp) - AFP
(Foto Afp) - AFP

di Antonio Atte
Niente veti all'ingresso di Luigi Di Maio nell'eventuale prossimo governo. Sarebbe questo uno dei punti fermi per il Movimento 5 Stelle, quando mancano poche ore alle consultazioni al Quirinale con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Alle 17 la delegazione stellata, composta dal leader Di Maio e dai capigruppo Francesco D'Uva e Stefano Patuanelli, salirà al Colle.

Un colloquio, sottolineano fonti M5S all'Adnkronos, che servirà a illustrare al capo dello Stato i temi che in questo momento il Movimento considera prioritari per il Paese: dall'ambiente al conflitto di interessi, dall'acqua pubblica al taglio dei parlamentari. "Niente nomi", almeno per ora. Ma, rimarcano le stesse fonti, i vertici grillini considerano il premier uscente Giuseppe Conte il profilo da cui ripartire e confidano in una caduta del veto posto dal segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti. Vengono considerate invece molto ridimensionate le chance di vedere a Palazzo Chigi il presidente della Camera Roberto Fico, il quale, ragionano nel M5S, "non starebbe bene ai renziani".

Ma c'è un elemento sul quale i grillini non sono disposti a indietreggiare: la presenza del capo politico Di Maio in un ipotetico esecutivo 'giallorosso' è "imprescindibile", a detta di chi in queste ore sta seguendo da vicino il delicato dossier della crisi di governo. E sempre dal Movimento fanno notare come la gestione di questa fase politica da parte del leader di Pomigliano d'Arco stia riscuotendo consensi all'interno del gruppo parlamentare anche da parte di eletti che in passato non hanno mai mancato di far sentire la propria voce critica.

Al termine delle consultazioni si terrà a Montecitorio l'assemblea congiunta con i deputati e i senatori per fare il punto della situazione: "Sarà un momento di condivisione", spiegano le fonti. E le sirene della Lega, che pure non perde occasione di lanciare segnali di 'pace'? "I nostri telefoni continuano a squillare, i leghisti provano a riallacciare in maniera disperata", giurano dal M5S. Ma le aspettative di veder riaperto quel forno sono ridotte al lumicino, praticamente inesistenti. Mentre procedono spedite le interlocuzioni col mondo dem. Di Maio - che è in costante contatto col garante Beppe Grillo e con il presidente di Rousseau Davide Casaleggio - ha sentito Zingaretti nei giorni scorsi, ma, viene spiegato, non è lui a dialogare direttamente con il Pd in queste ore convulse. Molto attivo il ruolo dei capigruppo di Camera e Senato D'Uva e Patuanelli, che si stanno confrontando con gli omologhi dem Graziano Delrio e Andrea Marcucci. E non è un mistero che Vincenzo Spadafora, fedelissimo di Di Maio, sia uno dei protagonisti di queste 'trattative'.

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