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Conte lima la squadra

03 settembre 2019 | 06.40
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Il premier incaricato forse al Colle già dopo il voto su Rousseau . Di Maio si sfila da ruolo vice. Il Pd rivendica sottosegretario a Palazzo Chigi: De Micheli in corsa ma premier vuole figura 'terza'

Giuseppe Conte (FOTOGRAMMA)
Giuseppe Conte (FOTOGRAMMA)

Sciolto il nodo dei vicepremier, con il passo indietro di Luigi Di Maio dopo quello di Dario Franceschini, la discussione per la composizione del nuovo governo entra nel vivo. Nel giorno in cui si vota su Rousseau ( 10 cose da sapere ). Tra le ipotesi in campo, riferiscono fonti parlamentari, ci sarebbe anche quella di dare un'accelerazione alla definizione della squadra per mettere Conte nelle condizioni di salire già in giornata al Quirinale, dopo il voto sulla piattaforma, se non con la lista definitiva dei ministri, quanto meno con una bozza ben definita della nuova squadra di governo-

"Sino ad ora, tutto era bloccato da Di Maio. Ora, finalmente, possiamo entrare nel merito", spiega uno dei parlamentari che segue più da vicino la 'pratica'. "Sto lavorando in queste ore per essere affiancato da persone che abbiano elevata competenza, buona capacità organizzativa, un'adeguata qualificazione politica", ha detto Giuseppe Conte. La percentuale 'tecnica' del nuovo esecutivo è oggetto di discussione proprio di queste ore. Superato lo scoglio vicepremier, assume una rilevanza particolare il ruolo del sottosegretario alla presidenza. In omaggio alla linea tenuta sino ad ora, il Pd ritiene di aver diritto a quel ruolo. E si fa il nome di Paola De Micheli.

Ma il premier non avrebbe nascosto agli azionisti del governo 'giallorosso' di ritenere utile una figura terza per il ruolo di sottosegretario. Circola, in questo caso, il nome dell'attuale segretario generale di palazzo Chigi Roberto Chieppa. La scelta non è secondaria, perchè potrebbe anche influenzare quella di un'altra casella fondamentale: il ministro dell'Economia.

L'idea più 'popolare' resterebbe quella di chiamare a via XX Settembre un tecnico di primissimo livello (Daniele Franco, Salvatore Rossi, Dario Scannapieco). Ma in queste ore si starebbe facendo sentire anche un'altra voce: "Un tecnico al Mef avrebbe bisogno di almeno sei mesi per capire bene come muoversi, non abbiamo tutto questo tempo. Se poi aggiungiamo anche un tecnico come sottosegretario alla presidenza...", spiegano fonti parlamentari.

Sono le stesse fonti che, specie nel Pd, premono per un politico (come Roberto Gualtieri o Pier Carlo Padoan) spiegando che serve qualcuno che possa far girare il motore al massimo appena messo le mani sul volante del Mef. L'Economia è un ministero 'osservato speciale' dal Quirinale, con la Difesa e l'Interno. Nel primo caso circolava il nome di Luigi Di Maio. Ma ora per il capo politico del M5s, non più vice premier, potrebbe esserci un esecutivo di prima fascia: gli Esteri, con Elisabetta Trenta confermata. Oppure l'Interno.

Al Viminale, altrimenti, resta sempre l'ipotesi di un tecnico (Luciana Lamorgese, Alessandro Pansa). Nella composizione della squadra di governo, comunque, Nicola Zingaretti sarebbe stato irremovibile: pari opportunità nella delegazione dem. Un criterio che fa aumentare le chance di Marina Sereni, che potrebbe andare alla Salute; Anna Ascani alla Cultura e di Simona Malpezzi, in corsa per l'Istruzione, che però il M5s vorrebbe per Nicola Morra. A proposito di donne, per Leu sarebbe in corsa Rossella Muroni all'Ambiente.

Lorenzo Guerini potrebbe entrare alle Riforme (ma i pentastellati premono per Riccardo Fraccaro) o ai Rapporti con il Parlamento. Il M5s è sicuro di piazzare Stefano Patuanelli alle Infrastrutture e di poter confermare Alfonso Bonafede alla Giustizia.

Per via Arenula farebbe un passo indietro Andrea Orlando, che potrebbe diventare capogruppo alla Camera con Graziano Delrio al ministero del Lavoro (dove si parla anche di Peppe Provenzano). Allo Sviluppo, con Paola De Micheli sottosegretaria alla Presidenza, salgono le chanche di Stefano Buffagni.

A parte il capitolo Ue. La scelta del commissario italiano resta fortemente legata alla formazione del governo. Se non andrà alla Farnesina, Paolo Gentiloni resta in 'pole' per un posto a Bruxelles (dove però hanno chance anche Elisabetta Belloni e Paola Severino). Per il ministro delle Politiche Ue il M5s ha messo in campo il nome di Alessandro Di Battista, mentre per Pd potrebbero esserci Roberto Gualtieri o l'attuale assessore allo Sviluppo nel Lazio Gian Paolo Manzella.

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