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Memoria Sozzani: "Da procura violate leggi e Costituzione"

18 settembre 2019 | 11.54
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Il deputato di Fi accusato di finanziamento illecito al partito e corruzione nell’ambito dell’inchiesta 'Mensa dei poveri': "Io fortunato, da cittadino oggi sarei ingiustamente agli arresti". Attesa la decisione della giunta per le autorizzazioni sulla misura dell'arresto chiesta dal gip di Milano

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Sussistono vizi procedurali talmente gravi da rappresentare la prova certa della sussistenza di un 'fumus persecutionis', dal momento che si è verificato addirittura un doppio livello di violazioni di leggi fondamentali: quello delle norme di legge in materia di perquisizione e sequestri; quello delle guarentigie costituzionali, poste a tutela dei parlamentari". Lo scrive il deputato di Fi Diego Sozzani nella dichiarazione inviata alla giunta per le autorizzazioni che oggi pomeriggio deve decidere sulla misura dell'arresto chiesta nei suoi confronti dal gip di Milano nell'ambito dell’inchiesta 'Mensa dei poveri', nella quale il parlamentare azzurro è accusato di finanziamento illecito dei partiti.

Secondo Sozzani si tratta di violazioni "francamente inaccettabili" e perciò il deputato ritiene "necessario che da questa giunta si erga un monito forte e chiaro a tutela del diritto di libertà di ogni cittadino e delle guarentigie costituzionali di ogni parlamentare". Per il deputato, inoltre, "gli inquirenti hanno individuato nella persona di mio fratello (che non è indagato e che è socio, insieme a me, dello Studio Greenline) lo strumento formale per aggirare il divieto di perquisizione e sequestro nei miei confronti".

Sozzani sottolinea quindi che "pur non avendo chiesto la necessaria autorizzazione a procedere da parte della Camera di appartenenza, gli inquirenti hanno effettuato intercettazioni telefoniche nei miei confronti anche dopo la mia proclamazione quale membro della Camera dei deputati avvenuta in data 19 marzo 2018". In particolare, puntualizza il deputato, "le intercettazioni nei miei confronti sono state interrotte solamente il 23 marzo 2018: per ben 4 giorni, pertanto, gli inquirenti hanno continuato a intercettare le comunicazioni e le conversazioni sulla mia linea telefonica, in palese violazione delle guarentigie costituzionali previste dall'art. 68 della Costituzione".

Le intercettazioni, scrive ancora, "sono tutte relative a conversazioni avvenute tra altri soggetti per cui tutto quello che hanno detto lo hanno detto loro non io". Ci sono solo "un paio di intercettazioni in cui parlo anche io e sono intercettazioni altamente istruttive: o non dico proprio nulla di concreto o quello che dico è la conferma della mia assoluta innocenza".

"Mi ritengo un uomo fortunato perché lo status di parlamentare mi ha consentito di non essere oggi agli arresti domiciliari, come invece sarebbe avvenuto per un semplice cittadino, la cui vita e la cui famiglia sarebbero state devastate irreparabilmente dall'improvvisa (e - permettetemi di anticiparlo - del tutto ingiustificata) privazione della libertà personale". "Mi auguro che nessun altro cittadino, prima ancora che nessun altro parlamentare, debba mai più sopportare quello che sopportando io", aggiunge il parlamentare.

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