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Laganà su Vespa: "Non è obbligatorio tenere certi conduttori a vita"

20 settembre 2019 | 12.16
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Il consigliere Rai su Facebook sull'intervista a Lucia Panigalli: "Non è la prima volta che interviste di 'Porta a Porta' suscitino indignazione e potenziale danno di immagine"

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

"Ho visto e rivisto l'intervista di Bruno Vespa alla signora Panigalli, vittima di un tentato femminicidio, e tutte le volte quelle battute fuori luogo e quei luoghi comuni accrescevano lo sconcerto e incredulità". Lo scrive su Facebook il consigliere Rai, eletto dai dipendenti Riccardo Laganà. "Non è la prima volta che a Porta a Porta alcune 'singolari' interviste suscitino indignazione e potenziale danno di immagine alla Rai: basti ricordare le interviste al figlio di Riina e ai Casamonica che non esitarono a ringraziare Vespa e la Rai per aver dato loro spazio e per aver dimostrato grazie alla tv pubblica che sono persone oneste...".

"Nel caso dell'intervista a Lucia Panigalli - è la valutazione del consigliere Laganà - siamo andati oltre perché certi temi vanno trattati con la massima attenzione nel rispetto del dolore più profondo e intimo dell'interlocutore senza dover per forza cercare di sdrammatizzare in modo scomposto. Non è possibile in nessun caso cercare di giustificare un atto brutale riuscito o tentato che sia, non esiste la fortuna di chi è salvo, esiste la disperazione della vittima potenziale sopratutto se donna. Ho visto e rivisto la puntata ma la sensibilità che dovrebbe avere il bravo giornalista era purtroppo altrove".

"Bene ha fatto l'ad a condannare l'episodio, bene ha fatto a chiedere di approfondire i fatti. Confido che la questione venga demandata anche alla Commissione del Codice Etico Rai. Auspico un deciso intervento per evitare che certi spiacevoli episodi possano ripetersi. Le scuse non bastano, occorre cambiare. Certe trasmissioni, certi autori, certi conduttori non è obbligatorio tenerli in palinsesto a vita", scrive ancora Laganà. "E' ora di un cambio culturale e di linguaggio in Rai - rimarca - Ce lo chiedono un pubblico disperato e il contratto di servizio, non si può ridurre tutto ad un teatrino al servizio dello share o della pubblicità. E' tempo di trattare con estrema cura e deontologia professionale i temi della violenza sulle donne, della diversità, dell'immigrazione, promuovere la coesione sociale e i rispetto per animali e ambiente".

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