cerca CERCA
Mercoledì 24 Aprile 2024
Aggiornato: 09:23
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Eutanasia, l'ordinanza che invitava il Parlamento a legiferare

25 settembre 2019 | 21.16
LETTURA: 3 minuti

(Fotogramma)
(Fotogramma)

Dopo ore di camera di consiglio, arriva l'attesa sentenza della Corte Costituzionale che apre al suicidio assistito, ammesso solo talune condizioni. Al centro della decisione dei giudici costituzionali la questione della legittimità dell'articolo 580 del Codice penale - che punisce l'istigazione o l'aiuto al suicidio con pene tra i 5 e i 12 anni di carcere - sollevata dalla Corte d'Assise di Milano nell'ambito del processo Cappato/Dj Fabo. La Consulta a ottobre scorso aveva dato un anno di tempo al Parlamento per emanare una legge, ma la discussione da allora non è mai decollata.

Nel vuoto normativo, con l’ordinanza n. 207 del 2018 la Corte costituzionale un anno fa ha tentato di rispondere in modo nuovo rispetto al passato dando delle indicazioni e parlando già di "prospettata incostituzionalità della norma vigente". In quell'ordinanza i giudici hanno richiamato il concetto di dignità della persona e la sua autodeterminazione.

Il 'giudice delle Leggi' in quell'ordinanza ha scritto che "il divieto assoluto di aiuto al suicidio finisce per limitare la libertà di autodeterminazione del malato" in presenza di quattro condizioni: se la persona è affetta "(a) da una patologia irreversibile e (b) fonte di sofferenze fisiche o psicologiche, che trova assolutamente intollerabili, la quale sia (c) tenuta in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale, ma resti (d) capace di prendere decisioni libere e consapevoli". In questi casi specifici "si tratta di ipotesi nelle quali l’assistenza di terzi nel porre fine alla sua vita può presentarsi al malato come l’unica via d’uscita per sottrarsi, nel rispetto del proprio concetto di dignità della persona, a un mantenimento artificiale in vita non più voluto e che egli ha il diritto di rifiutare". Condizioni, si potrebbe sintetizzare, in cui il reato di aiuto al suicidio viene meno.

Marco Cappato, accusato di istigazione al suicidio per aver accompagnato Fabiano Antoniani, Dj Fabo, tetraplegico in seguito a un incidente, a morire in una clinica svizzera, attende da un anno la sentenza del giudice penale. Il processo a suo carico era stato sospeso in attesa della sentenza.

Il 24 ottobre dello scorso anno, la Consulta aveva fissato la data dell'udienza che si è svolta ieri. La difesa di Cappato ha chiesto ai giudici della Corte di dichiarare l'incostituzionalità parziale dell'articolo 580 c.p., mentre dalla parte opposta l'avvocatura dello Stato aveva chiesto l'inammissibilità in quanto "sul tema c’è bisogno di una disciplina generale".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza