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Quagliariello: "Sì a elezione diretta del capo dello Stato"

28 settembre 2019 | 13.06
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Per leader di Idea "possibile semipresidenzialismo". E aggiunge: "Ok taglio parlamentari, ma non deve essere solo per ridurre costi della politica"

(Fotogramma)
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"L'elezione diretta del capo dello Stato è una delle possibilità, che non vedo di cattivo occhio". Così all'AdnKronos il senatore Gaetano Quagliariello, leader di 'Idea' e membro del comitato promotore di 'Cambiamo', sul tema delle riforme che agita il quadro politico attuale. Per l'ex ministro per le riforme costituzionali nel Governo Letta però si tratta di capire come "fare intanto le riforme in questa cornice politica attuale" e poi "possiamo arrivare, alla fine, a una forma di semipresidenzialismo".

"Ad esempio - spiega - la riduzione del numero dei parlamentari deve essere un punto di inizio, che va bene se poi rivediamo i regolamenti delle Camere, se pensiamo a un voto di fiducia a Camere riunite, a un Parlamento più efficiente" mentre "se resta solo il taglio, come esclusivo stop dei costi della politica è poca cosa".

"Bisogna dire no al mandato imperativo", sottolinea ancora Quagliariello, riferendosi alla sortita di Lugi Di Maio, che ha chiesto di rivedere la norma sul divieto di vincolo di mandato per gli eletti. "Bisogna dire no anche alla riforma del referendum confermativo, così come prevista, ma certo si possono pensare strumenti di democrazia diretta più forti, capendo se sono compatibili con la rappresentanza o no". "Quindi - è la sua conclusione - dobbiamo capire soprattutto quale deve essere il punto di arrivo delle riforme. E quindi bisogna pensare a una riforma seria e definitiva della legge elettorale, che nasca come correzione dell'esistente e che sia in grado di mettere in contatto sovranità popolare e esecutivo".

Parlando dello schieramento di centrodestra Quagliariello chiede di puntare sul maggioritario: "Ritengo che quell'alleanza debba e possa fare la scelta per una democrazia maggioritaria, che è l'unica cosa che può resistere di fronte a quella forma di rappresentanza proposta da Rousseau". "Prima lo scontro era tra democrazia proporzionale e quella maggioritaria, oggi tra quella a sfondo totalitario, da mandato imperativo", incarnata da Rousseau e dal M5S "e quella dove ci sia un forte contatto tra sovranità e rappresentanza", avverte il senatore.

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