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Renzi agita Fi e antisovranisti si organizzano, Carfagna al bivio

22 ottobre 2019 | 19.28
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Dead line voto in Umbria. Moderati lavorano a componente, sul tavolo associazione ad hoc

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

Lo spettro di Matteo Renzi continua ad agitare Forza Italia. Stamane a palazzo Madama per l'esame del dl imprese, il leader di Italia Viva ha parlato a lungo, in Transatlantico, con un drappello di senatori azzurri ribadendo l'appello lanciato dal palco della Leopolda agli scontenti forzisti per riempire il vuoto rimasto al centro. Un lavorio diplomatico di scouting, quello dell'ex rottamatore, insistente, che mette in allarme l'ala filoleghista di Fi, in perenne lotta con quella moderata che non vuole morire salviniana.

In mezzo alla partita tra le due fazioni, c'è Silvio Berlusconi, che va avanti per la sua strada, convinto che la sua presenza a piazza San Giovanni sia servita, anche mediaticamente, a dare l'immagine di un centrodestra unito, dove Forza Italia c'è e non molla di un millimetro la sua posizione di forza europeista e moderata, indispensabile per la tenuta della coalizione. La lotta tra filosalviniani e antisovranisti, raccontano, potrebbe arrivare a un redde rationem, dopo le elezioni in Umbria, considerate una sorta di Ohio del centrodestra. Molti scommettono, infatti, che il giorno dopo il voto qualcosa potrebbe accadere proprio in quell'area moderata che non ci sta a ''consegnare il partito nelle mani di Salvini'' e rivendica con forza la Fi del '94, quella delle origini, per intenderci.

Chi fa parte di quest'area, non solo i sudisti (in testa calabresi e campani), attendono un segnale concreto da Mara Carfagna, arrivata ormai a un vero e proprio bivio. Molti parlamentari scontenti di una linea pro Lega di Fi, raccontano, sarebbero pronti a coinvolgere la vicepresidente della Camera come 'front woman' per dar vita a una componente antisovranista (aperta al dialogo anche con i renziani) senza provocare nessuna scissione. Come primo tassello di questa operazione politica si parla già di un'associazione ad hoc (al massimo una Fondazione di carattere culturale con chiara valenza politica) che raccolga le istanze di tutti coloro che non vogliono morire salviniani. Chi sta seguendo da vicino il progetto assicura che si sta lavorando al simbolo e a un nome e si pensa a un qualcosa di ben radicato sul territorio.

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