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L'operaio disperato a Conte: "Lavoro e danneggio la mia famiglia"

08 novembre 2019 | 19.50
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(Fotogramma)
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"Io faccio l'operaio qui a Ilva e ogni giorno mi vergogno perché so che creo un danno alla mia famiglia". Lo ha detto un operaio rivolto al presidente del consiglio Giuseppe Conte davanti alla portineria 'D' della ex Ilva di Taranto. "Non ce la faccio più a sopportare questa situazione ma devo essere costretto a licenziarmi per sentirmi a posto con la mia coscienza? Questa terra non offre nient'altro".

"Siamo in una situazione disperata. Qua ci sono più morti che nascite. Lei ci deve aiutare", afferma un altro cittadino con i quali il premier si è fermato a parlare. Conte ha chiesto a ognuno la soluzione possibile per risolvere la crisi dello stabilimento dopo la recessione dal contratto di affitto della multinazionale Arcelor Mittal. I cittadini presenti hanno chiesto a gran voce la chiusura dell'impianto o quantomeno dell'area a caldo, che ha creato, così hanno sottolineato, morti e malati, nel corso degli anni. "Un calcio nel sedere a da oggi sono in cassa presidente", ha spiegato un operaio. "Cosa si dovrebbe fare?", ha chiesto Conte. "Chiusura programmata - ha risposto l'interlocutore - Se ci teniamo Mittal e lo scudo le mie battaglie contro l'amianto sono perse".

"Qui uno deve avere il coraggio di affrontare questa situazione presidente. Si faccia ricordare nella storia. Abbiate le palle", afferma invece una manifestante che chiede la chiusura dell'ex Ilva. "I sindacati con cui vi sedete tra vent'anni speculeranno sulla mia morte", ha detto un operaio. E di rimando un altro operaio rivolto a Conte: "questo stabilimento cade a pezzi. Ogni giorno mi alzo e ho paura che mi succeda qualcosa".

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