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Russiagate, "Mifsud a casa di Zampini per scrivere memorie e sottrarsi a media"

14 novembre 2019 | 20.35
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Indiscrezioni sulla lettera che Zampini (cda Link) ha inviato all'Ateneo romano per spiegare i motivi della misteriosa ospitalità offerta al professore scomparso nel nulla

Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

Alessandro Zampini a fine 2017 ospitò Joseph Mifsud nella sua casa di Esanatoglia, vicino a Matelica, nelle Marche, perché il professore maltese al centro del Russiagate voleva scrivere le sue riflessioni sulla vicenda e rimanere lontano dai riflettori dei media. Mifsud soffriva in quel periodo di ipertensione e Zampini voleva dare una mano a un amico in difficoltà di salute. Sarebbe questo, a quanto apprende l'Adnkronos, il contenuto della lettera con la quale lo stesso Zampini ha informato il consiglio di amministrazione della Link University sulle ragioni dell'ospitalità offerta a Mifsud.

La Link, contattata dall'Adnkronos, non conferma e non smentisce questa indiscrezione. E neppure quella che la decisione di ospitare Mifsud a detta di Zampini sarebbe stata presa personalmente, senza coinvolgere il gruppo dirigente dell'ateneo e nemmeno la compagna, ma unicamente in virtù del rapporto di amicizia che lo legava al professore maltese, che - scriverebbe Zampini - non risultava essere ricercato da nessuna autorità giudiziaria e che in quel momento era visibilmente preoccupato, sotto stress e bisognoso di privacy. Zampini in calce alla missiva avrebbe anche offerto le sue dimissioni dal cda della Link, del quale è membro.

Il nome di Zampini, compagno di Vanna Fadini, amministratrice della Gem, società di gestione della Link University, era emerso negli ultimi giorni. Secondo quanto scoperto dal quotidiano La Verità, fu proprio nell'abitazione marchigiana di Zampini che si rifugiò Mifsud nel novembre e dicembre del 2017, dopo che il suo nome era comparso nell'inchiesta Usa sul Russiagate, come l'"agente russo" che offrì all'allora consulente della campagna presidenziale di Donald Trump, George Papadopoulos, materiale "sporco" su Hillary Clinton, in possesso di Mosca. Fu quella, in pratica, la 'scintilla' che fece partire l'indagine sui presunti rapporti tra la campagna Trump e i russi ai danni della candidata democratica.

Interpellati nei giorni scorsi dall'Adnkronos, i vertici della Link avevano negato con decisione di essere a conoscenza che Mifsud si fosse nascosto nei pressi di Matelica, dopo essere misteriosamente scomparso. Secondo la versione fornita all'Adnkronos dal legale di Mifsud Stephan Roh - e secondo quanto in parte emergerebbe dalla trascrizione di un nastro registrato nel maggio del 2018 nello studio di Zurigo del legale - il professore maltese venne 'costretto' a nascondersi dai vertici della Link, su 'supervisione' di un "numero due" dell'intelligence italiana.

Secondo invece il nastro recapitato nella notte tra martedì e mercoledì all'Adnkronos e al Corriere della sera, una voce che sostiene essere quella di "Joseph Mifsud" afferma che non vi fu alcuna costrizione nella sua uscita di scena. Nel nastro, il presunto Mifsud dice di non avere mai avuto consapevolmente rapporti con servizi di intelligence, ma non spiega il perché, dopo oltre due anni, continui a nascondersi, né quando intenda ripresentarsi in pubblico. La voce, al termine della registrazione, lancia un appello: "E' estremamente importante che qualcuno, da qualche parte, decida di farmi respirare di nuovo".

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