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Inchiesta Open, Renzi: "Ferita alla democrazia"

27 novembre 2019 | 12.00
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L'ex premier: "Perquisizioni vulnus democratico". Carrai: "Agito sempre nel rispetto della legge". Lotti: "Tutto rendicontato, stop processo mediatico". Renzi denuncia l'Espresso. Anm: "Gravissimi attacchi a magistrati"

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

"E' una ferita al gioco democratico", si tratta di "un punto enorme, se affidiamo a un magistrato decidere cosa è un partito o no mettiamo in discussione la separazione dei poteri". Così Matteo Renzi, in una diretta Fb, parlando dell'inchiesta sulla Fondazione Open.

In una 'enews straordinaria' Renzi scrive che "quello che è accaduto ieri mattina all’alba costituisce un vulnus clamoroso nella vita democratica del Paese. Chi non reagisce oggi accetta che si metta in discussione il principio della separazione dei poteri che è una colonna del sistema democratico occidentale. E lascia che siano i magistrati a decidere che cosa sia un partito e cosa no".

"All’alba, centinaia di finanzieri hanno perquisito decine di persone perbene 'colpevoli' solo di aver contribuito in modo trasparente e legittimo alla Fondazione Open (la fondazione che ha organizzato fino al 2017 la Leopolda). Tutti bonifici, tracciati, verificabili, dichiarati. In molti casi finanziamenti di anni fa, quando io ero sindaco" scrive Renzi nella enews.

"Due magistrati di Firenze, Creazzo e Turco, decidono di fare questa 'retata' contro persone non indagate. Perché? Perché secondo loro Open non è una Fondazione ma un partito. E come partito ha regole diverse. Ma chi lo stabilisce? E i perquisiti come potevano saperlo? La Fondazione ha uno statuto, un cda, dei revisori, rispetta le regole delle fondazioni - sottolinea - Ci sono migliaia di fondazioni con politici in Italia: Open è tra le pochissime che rispetta tutte le norme sulla trasparenza".

Anm: "Gravissimi attacchi a magistrati"

"Perché due magistrati possono 'trasformare' una fondazione in un partito solo allo scopo di indagare per finanziamento illecito ai partiti? E soprattutto: in democrazia chi decide che cosa è partito e cosa no? Un magistrato? Ma stiamo scherzando? Siamo o non siamo un Paese in cui vige la separazione dei poteri? - scandisce l'ex premier - I partiti devono rispettare le leggi, le fondazioni devono rispettare le leggi, i cittadini devono rispettare le leggi. I magistrati vigilano sul rispetto della legge. Ma non possono cambiare la legge o fondare partiti in conto terzi: questo non è loro compito".

"Dire che io ho fondato Open come partito diventa una giustificazione per indagare alcuni e perquisire tutti. Attenzione: nessun equivoco! Io non sto attaccando l’indipendenza della magistratura, ma sto difendendo l’indipendenza della politica. Se fondo un partito, lo decido io, non un magistrato. Altrimenti è in discussione il gioco stesso della democrazia" prosegue Renzi nella enews. E "se qualcuno pensa di intimorirmi, ha sbagliato persona. Farò più TV del previsto. Più radio del previsto. Più social del previsto". "Il capogruppo di Italia Viva al Senato ha chiesto di calendarizzare con urgenza una discussione su questo tema perché è in gioco l’autonomia della politica. Non vedo l’ora di intervenire sul punto" scandisce ancora.

"Inutile dire - rimarca Renzi - che il primo effetto di questa vicenda sarà l’azzeramento di tutti i contributi di aziende a Italia Viva. Noi abbiamo abolito il finanziamento pubblico ai partiti, questa indagine ha abolito il finanziamento privato a Italia Viva. Peccato, è un bel danno. Ma sono il primo a suggerire alle aziende di stare lontano da me: solo chi ha sprezzo del pericolo può finanziarci come azienda oggi".

"Aspetteremo le indagini con la libertà di chi conosce la verità - aggiunge - Ma contemporaneamente porteremo a tutti i livelli istituzionali lo sconcerto di chi vede messo in dubbio una colonna del sistema istituzionale con due magistrati che invadono il terreno della politica decidendo che cosa è partito e cosa no. E creando le condizioni perché chiunque possa definire partito, un domani, una Srl o un’associazione. Persino una bocciofila".

Marco Carrai, imprenditore ed ex componente cda Open, interviene sulla vicenda e sottolinea: “Come componente del cda di Open ho sostenuto la Fondazione come immagino faccia chiunque appartenga ad una Fondazione e voglia promuoverne le iniziative e sostenerne i valori. Non ho nulla personalmente a che fare con carte di credito e bancomat. Ho fiducia che la magistratura chiarirà presto la mia posizione. So di non aver commesso reati e di aver sempre svolto i miei compiti rispettando la legge".

Luca Lotti, in merito alle vicende legate all’inchiesta sulla Fondazione Open, di cui era membro del Cda, spiega ai cronisti: “Non sono mai esistite carte di credito o bancomat della Fondazione Open intestati a parlamentari. Comunque, ovviamente, è tutto rendicontato e messo nero su bianco. Ora chiarito questo punto però, visto che si tratta di un’indagine in corso, lascerei fare agli inquirenti il loro mestiere e nel frattempo eviterei un ennesimo processo mediatico".

"Cari amici, finalmente le denunzie da me curate nell'interesse di Alessandro Maiorano hanno trovato successo. Fondazioni di Renzi e Renziani sotto inchiesta. Dal 2014 forniti prove e documenti ai magistrati fiorentini. Meglio tardi che mai. Non finisce qui!", scrive su Twitter l'avvocato Carlo Taormina.

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