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Follini: "Dc aveva pazienza e sapeva ascoltare"

16 dicembre 2019 | 14.13
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Ospite di 'Quante Storie' su RaiTre ha presentato il suo libro 'Democrazia Cristiana. Il racconto di un partito'

(Dal profilo Twitter di 'Quante storie')
(Dal profilo Twitter di 'Quante storie')

"Era un partito che aveva pazienza e sapeva ascoltare". Sono due delle virtù politiche dei democristiani secondo Marco Follini che, ospite di 'Quante Storie' su RaiTre, ha presentato il suo libro 'Democrazia Cristiana. Il racconto di un partito' - in cui l'autore ha militato da dirigente fino alla fine - che ha governato la Repubblica per un ininterrotto cinquantennio. "Non faccio il cantore della Dc - ci tiene a precisare - riconosco anche molti errori e molti difetti. Al fondo penso che siano di più i meriti".

Alla domanda sul rapporto della Dc con la mafia, Follini ha risposto: "Per me fa testo l'assoluzione di Lillo Mannino, questo è l'atto più significativo sull'argomento. Ci sono stati democristiani raccontati come contigui alla mafia, cedevoli verso la mafia o non abbastanza impegnati a contrastarla. Mannino è un signore che ha avuto un lungo e penoso calvario giudiziario, da cui è uscito assolto. E' l'esempio di un democristiano importante che la mafia l'ha combattuta. Poi dentro questa vicenda complicata ci sono stati cedimenti, errori, complicità. La figura di Ciancimino è stata una figura ambigua che infatti a un certo punto è stato messa da parte".

Sulla vicenda Moro e la decisione che fu presa, Follini ha detto: "Io ero convinto che la cosa giusta da fare fosse cercare una via d'uscita anche attraverso la trattativa. Non mi ha mai convinto la retorica della fermezza. Lo dissi timidamente allora, avevo 20 anni, non ero al centro delle decisioni. Però ho vissuto quei giorni con sofferenza e la sofferenza è acuita dal sospetto che allora fu presa la decisione sbagliata e forse un minimo di apertura nei confronti di una possibilità di trattativa di scambio, come poi c'è stato in mille altre occasioni, avrebbe salvato la vita di Moro e non avrebbe compromesso la vita dello Stato. Di questo resto profondamente convinto".

Infine un accenno a Tangentopoli: "In quegli anni non avevo responsabilità, ero fuori dai giochi. Però mi viene da dire che la corruzione da allora a oggi semmai è aumentata". Perché muore la Dc? "Perché non riesce a realizzare la seconda repubblica", conclude.

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