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M5S, Di Battista: "Non sempre d'accordo con Di Maio ma gli voglio bene"

15 gennaio 2020 | 13.25
LETTURA: 4 minuti

"Riprenderci le autostrade è un atto politico eccezionale"

(Fotogramma/Ipa) - FOTOGRAMMA
(Fotogramma/Ipa) - FOTOGRAMMA

"Io e Luigi siamo molto diversi. Non sempre siamo andati d'accordo ma gli voglio bene, lo stimo e gli sono grato per una serie di successi raggiunti (il decreto dignità è un provvedimento che ha reso l'Italia più civile). Luigi dal crollo del Ponte Morandi non fa altro che pensare a dare giustizia a quei morti. Ne avremo parlato 1.000 volte. Ebbene se le concessioni verranno tolte ai Benetton il Movimento farà qualcosa di grande". Lo scrive su Facebook Alessandro Di Battista.

"Riprenderci le autostrade è un atto politico eccezionale per contrastare quel liberismo galoppante (il vero fascismo di oggi) che, complice gran parte dell'informazione, sta mietendo vittime ad ogni latitudine. Io voglio combattere il liberismo e spero che il Movimento faccia lo stesso anche perché in Italia sarebbe davvero l'unico a farlo", sottolinea l'ex deputato del M5S, che aggiunge: "Pensate che sulla visione di Stato, sulle privatizzazioni, sulla distruzione dello Stato sociale a vantaggio dei privati Renzi, Salvini e Bonino siano così diversi?".

Nel lungo post Di Battista parla del suo percorso fino a oggi. "Nel 2012, nel video di presentazione della mia candidatura in Parlamento, dissi una cosa semplice: 'voglio fare una legislatura e poi voglio tornare alla mia vita, ovvero scrivere e viaggiare'. Poi ho fatto ciò che ho detto ma sono stato attaccato. I soliti giornali ci vedevano dietro una strategia. Io volevo solo riprendermi i miei spazi dopo essermi impegnato moltissimo 5 anni in parlamento. Da parlamentare ho fatto battaglie, non mi sono risparmiato, ho attaccato 'poteri' vendicativi".

Ancora, "da parlamentare ho restituito circa 260.000 euro. Soldi che mi spettavano ma avevo stretto un patto con i cittadini. Nel 2013 dissi in campagna elettorale che avrei restituito l'assegno di fine mandato. Ebbene ho ricevuto il Tfr una volta uscito dal Parlamento. 43.000 euro. Li ho restituiti tutti. Metà per progetti di cooperazione in Congo e metà alla Caritas di Rieti per dare una mano alla popolazione colpita dal terremoto. Anche in questo caso ho ricevuto critiche. Hanno scritto che l'avevo fatto per farmi bello. Beh un bel lifting mi sarebbe costato di meno. Una volta uscito dal Parlamento sono tornato alla mia vita anche se la mia vita era cambiata essendo diventato papà. Ma ho una compagna eccezionale e siamo partiti insieme percorrendo migliaia di km in Centro America e crescendo nostro figlio in viaggio e al viaggio. Ho lavorato scrivendo reportage e facendo documentari eppure, in mia assenza, i soliti sedicenti giornalisti hanno messo in giro falsità, tra l'altro in contrasto tra loro. A giorni alterni ero un fancazzista o uno stipendiato da Berlusconi. In tv sempre i soliti noti hanno parlato di un mio contratto da 400.000 euro con Mondadori. In silenzio ho querelato e spero che il tempo sarà galantuomo".

"In questi anni fuori dal Parlamento - scrive tra le altre cose Di Battista - ho continuato a dare una mano al Movimento perché il Movimento mi ha dato tanto. Anche le opportunità lavorative che ho adesso so che in parte le devo ad una notorietà che mi ha dato il Movimento stesso. Non sono mica Hemingway, forse sono bravo ad andare a raccogliere storie dove pochi ormai vanno e non ho mai avuto paura di dire la mia anche se sapevo che sarebbero arrivate rappresaglie mediatiche. Ora sono in Iran, al confine con il Pakistan. Sono uscito da Teheran per capire qualcosa di questo meraviglioso Paese. Ricordo i giornalisti che cercavano di spiegarci Trump da qualche hotel di Manhattan. Beh non ci hanno capito molto. Io voglio capire il mondo e poi vorrei provare a raccontarlo. Vorrei andare dovunque. Se esistessero Macondo e Giancaldo andrei anche lì".

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