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Saviano: "Citofonata Salvini attacco alla democrazia"

23 gennaio 2020 | 18.54
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Foto Fotogramma - FOTOGRAMMA
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"Quella citofonata ridicola e quasi goliardica è un atto violento, istiga a poterlo fare". Con queste parole Roberto Saviano, nel format 'My Way' per Fanpage.it, commenta la citofonata di Matteo Salvini a Bologna. Lo scrittore ha definito quel gesto "l'ennesimo atto di propaganda, sembra una delle sue trovate, come baciare il salame o indossare una nuova felpa. Invece, è un atto senza ritorno, esattamente come quando indossava la divisa della polizia". Per di più questo non sarebbe neppure un atto nuovo.

"Già Gianfranco Fini – ha continuato Saviano – nel 2008 fermava i migranti ai semafori, chiedendo loro i documenti senza un titolo per poterlo fare. Non cambia nulla, è la pratica della propaganda, la Destra l'ha sempre usata. Salvini è solito avere questa prassi squadrista. A che titolo chiedere a una persona di entrare in casa sua? Salta tutte le procedure. Va da un presunto spacciatore. Non c'è nessuna indagine. Poteva chiamare la polizia, avrebbe potuto sottoporre a controlli maggiori quel tipo di periferie. È un manipolatore di professione. Questo è un atto anti-democratico. Salvini non è né di destra né di sinistra: vuole imporre se stesso e per farlo ha scelto il sovranismo, ha scelto il cappotto della Destra, correndo ad assecondare, senza pensarci, l'applauso, come un comico che non riesce a fare battute e ha solo bisogno di agganciarsi all'umore di quel momento".

Saviano lancia una provocazione: "Secondo me dovremmo adottare un leghista, ognuno di noi dovrebbe farlo, e metterlo davanti alle infinite idiozie di Salvini. Non si può credere a una figura tanto modesta e mediocre. Quella citofonata ridicola e quasi goliardica è un atto violento, e Salvini ne era consapevole. È violento perché istiga a poterlo fare, se lo fa lui ognuno di noi lo può fare. È come se autorizzasse al rutto libero o a dare il peggio di sé. Quanta libertà dà questo atteggiamento. Salvini in questo è un manipolatore, maestro, con quel modo di fare chiedendo: ‘Ah è un tunisino?', come se già questo fosse indice di sospetto esattamente come succedeva agli italiani in Canada o negli Stati Uniti".

Per l'autore di Gomorra "per far vedere che risolve lui le cose, Salvini agisce davanti alle persone: ‘La signora ha detto che lì c'è uno spacciatore, adesso risolvo io'. Era tutta scena. Ha capito furbescamente che assecondare il peggio può aiutarlo in questa raccolta di voti sulla rabbia in Emilia Romagna. Sa che può contare sul suo alleato più fedele: la paura. Salvini non combatte le mafie e non è un nemico della ‘ndrangheta, ma è una figura ambigua sulla lotta alle mafie e agisce come tutte le figure che non hanno una vera conoscenza e posizione antimafiosa. Per dimostrare di essere contro le organizzazioni criminali fa questo tipo di sceneggiate, quando niente è stato mai fatto dalla Lega né da Salvini per davvero contro il capitalismo criminale e contro il potere del narcotraffico. Quella citofonata è un punto di non ritorno per la nostra democrazia. Su quella citofonata si faranno molti ragionamenti in futuro, molte analisi partiranno da quel momento, il momento in cui la democrazia italiana inizia a perdere le sue garanzie. E tutto è un infinito e squallido teatro di propaganda".

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