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Giudice Sabella: "Da Bonafede errore diplomatico, è tempesta in bicchier d'acqua"

05 maggio 2020 | 19.53
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"Credo si stia facendo non dico una tempesta in un bicchier d’acqua ma tutto sommato qualcosa del genere, perché in realtà credo si sia trattato solo di un piccolo errore di tatto da parte di Bonafede, ma personalmente non penso proprio che il ministro abbia deciso di non nominare Nino Di Matteo capo del Dap in relazione alla vicenda della intercettazioni". A dirlo all’AdnKronos è l’ex pm Alfonso Sabella, oggi giudice del Tribunale del Riesame di Napoli, commentando lo scontro fra il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e il magistrato Nino Di Matteo causato dalla mancata nomina di quest’ultimo a capo del Dap.

"Credo che Di Matteo abbia detto la verità al mille per mille – spiega Sabella - del resto entrambi hanno raccontato la vicenda nello stesso identico modo, probabilmente c’è stato un errore "diplomatico" da parte del ministro della Giustizia nel proporre a Di Matteo la nomina quando ancora aveva qualche altra alternativa che stava valutando, probabilmente la storia è tutta qui. Butterei acqua sul fuoco". Facciamo notare a Sabella che nella ricostruzione di Di Matteo, Bonafede gli avrebbe offerto la direzione del Dap come prima opzione, e solo in subordine gli Affari penali, mentre il ministro ha affermato sostanzialmente il contrario. "Forse ci sarà pure una diversità nel racconto – commenta Sabella -, ma se devo essere sincero, da quello che sapevo io all’epoca, la proposta di Bonafede a Di Matteo era la direzione generale degli Affari penali, e obiettivamente bisogna riconoscere che questa carica aveva un significato mediatico, simbolico, molto rilevante, significava metterlo al posto che era stato di Giovanni Falcone e a causa del quale probabilmente Falcone ci ha lasciato la vita, perché è da lì che è riuscito a fare in modo che il Maxiprocesso venisse giudicato da un collegio diverso".

Poi Sabella aggiunge: "Sapevo che avevano pensato a Di Matteo anche come capo del Dap, ma sapevo anche che la proposta era quella di andare a fare il direttore degli Affari penali, tanto che mi stupii che non fosse diventato direttore, ma non sapevo cosa fosse accaduto fra i due". Quanto al motivo per cui Di Matteo, nella telefonata a "Non è l’Arena", abbia prima parlato della sua mancata nomina al Dap per poi, un istante dopo, tirare fuori le intercettazioni in carcere dei mafiosi che si lamentavano proprio della sua possibile nomina, per Sabella "bisogna chiedere a Di Matteo", ma di certo "ha raccontato i fatti così come sono andati, con molta lealtà e molta correttezza, e con altrettanto lealtà e correttezza il ministro ha risposto dicendo in pratica le stesse cose. Che poi la scelta di Basentini sia stata quella giusta o meno, del senno di poi son piene le fosse…".

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