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Senatore Carbone lascia Forza Italia e passa con Renzi

01 luglio 2020 | 20.06
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"Stimo Berlusconi, ma il partito è troppo appiattito sulla destra sovranista" dice all'Adnkronos

(Fotogramma/Ipa)
(Fotogramma/Ipa)

"Lascio Forza Italia e aderisco al gruppo parlamentare di Italia Viva. Non posso più sopportare l'immagine di un partito appiattito e subordinato a una destra sovranista che, con piglio giustizialista, mette in discussione lo spirito del garantismo, valore fondante non solo della nostra democrazia ma principio costituente del movimento politico, fondato dal presidente Silvio Berlusconi, a cui mi legherà per sempre un sentimento di profonda stima e totale riconoscenza". Lo dichiara all'Adnkronos il senatore Vincenzo Carbone, che ha detto addio al partito di Silvio Berlusconi per approdare in Italia Viva.

"Ho appena consegnato alla presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati -annuncia Carbone- la lettera di dimissioni da membro del gruppo parlamentare di Forza Italia e la richiesta di adesione al gruppo di Italia Viva".

Il senatore spiega le ragioni del suo passaggio con Matteo Renzi: "Da domani inizia un viaggio nuovo e stimolante in una forza politica giovane e dinamica che intende mettere fine all'agonia del Mezzogiorno, colmare il gap infrastrutturale con il resto del Paese, e, soprattutto, creare una classe dirigente in grado di costruire un futuro di certezze per i nostri figli e i nostri nipoti".

"Si allarga la nostra squadra! Un caloroso benvenuto al senatore Vincenzo Carbone. Il suo contributo serve, c’è un Paese da far ripartire, andiamo avanti con motivazione e determinazione" twitta Ettore Rosato, presidente di Italia Viva.

Forza Italia continua a 'perdere pezzi' in Parlamento. Prima del senatore Carbone giusto nel maggio scorso fa avevano lasciato il partito del Cav la senatrice Elena Testor (passata con la Lega) e due deputati siciliani, Francesco Scoma (traslocato anche lui con i renziani) e Nino Germanà, 'accasato' nel gruppo di Noi con l'Italia di Maurizio Lupi. Quattro addii che cominciano a pesare sulla tenuta del partito azzurro suonando come un campanello d'allarme per i vertici azzurri.

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