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Open Arms, ex sindaca Lampedusa: "Processo a Salvini salvifico per tenuta democratica Paese"

30 luglio 2020 | 18.39
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(Fotogramma)
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"Un processo sul caso Open Arms sarà salvifico per la tenuta democratica nel nostro Paese, perché servirà a sancire la differenza tra interesse pubblico e interesse di parte, a ridefinire la sostanza del concetto di stato di necessità, a restituire sacralità alla vita umana, legittimità e dignità all’opera di soccorso delle Ong". Lo ha detto all’Adnkronos l’ex sindaca di Lampedusa Giusi Nicolini dopo la decisione del Senato. "Così dovrebbe essere tutte le volte che la tracotanza del potere politico calpesta il diritto internazionale e viola le norme costituzionali a tutela dei diritti inviolabili della persona- dice - Salvini non ha affatto difeso il Paese da 151 terroristi nemici della Patria, ma ha abusato dei suoi poteri, negando reiteratamente un Porto Sicuro a naufraghi, anche minori, mentre il mare era in tempesta e l’Open Arms si era già rifugiata davanti Lampedusa".

E ancora: "Tutto ciò al solo fine di far lievitare il suo consenso elettorale in un clima di crescente paura, intolleranza e odio razziale. La gravità degli abusi dell’ex ministro Salvini va oltre il tema delle migrazioni nel Mediterraneo". Poi aggiunge: "Tutti dovremmo essere interessati a una maggiore protezione dei diritti fondamentali di fronte al pericoloso dilagare dei populismi e dei nazionalismi sprezzanti della Carta Costituzionale". E aggiunge: "Sono inoltre convinta che la sentenza sul caso Open Arms non servirà soltanto a mettere il freno alle destre, ma sarà utile anche al campo politico che sinora ha inteso opporsi a Salvini senza revocare o almeno modificare i Decreti Sicurezza e senza cambiare l’approccio etico sulla gestione delle migrazioni nel Mediterraneo, a partire dalla persecuzione delle Ong e dal parallelo accordo coi criminali libici per ottenere illegali respingimenti in mare di un numero impressionante di persone, pari quasi al numero di coloro che continuano ad arrivare sia dalla Libia che dalla Tunisia".

"La cronaca di questi giorni dimostra infatti il clamoroso fallimento delle politiche securitarie per fermare la fuga di rifugiati e migranti da Libia e Tunisia. Questa strada aperta dal leghista Maroni nel 2009, poi rispolverata da Minniti e percorsa con beffardo cinismo da Salvini, può portare soltanto a bearsi brevemente per la riduzione degli arrivi, peraltro al prezzo di prigionie, stupri e torture nei lager della Libia e di un crescente numero di morti in mare- aggiunge Nicolini-Ma la pressione migratoria e i trafficanti troveranno sempre altre vite di fuga, come infatti già avveniva con Salvini e continua oggi a verificarsi".

"Un Paese che fonda sui respingimenti la sua politica migratoria e finge di stupirsi degli sbarchi gridando all’emergenza, non solo rifiuta di governare gli sbarchi e l’immigrazione, ma non riesce a pianificare l’accoglienza, con serietà e lungimiranza, con il risultato ad esempio di mantenere sottodimensionato - con soli 90 - posti il centro di accoglienza di Lampedusa, che da sempre è il primo approdo per chi attraversa il Mediterraneo".

"Oggi, la contestuale emergenza sanitaria da covid-19 avrebbe imposto l’adozione di ulteriori, semplici misure per la tutela della salute delle persone soccorse e delle comunità dei luoghi di sbarco- dice Nicolini- La principale misura, al fine di evitare sbarchi autonomi e incontrollati e prevenire tragedie in mare, avrebbe dovuto (e dovrebbe essere) il ripristino delle attività istituzionali di monitoraggio e soccorso in mare. Occorrerebbe inoltre organizzare un sistema di trasferimenti via mare analogo a quello di Mare Nostrum e una rete territoriale di strutture per la necessaria quarantena delle persone sbarcate". E conclude: "Tutto ciò renderebbe, tra l’altro, il nostro Paese maggiormente autorevole in sede europea nella richiesta di solidarietà e ripartizione delle responsabilità, facendo dimenticare in fretta quell’imbarazzante senso del ridicolo provocato dai ricatti di Salvini".

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