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Governo, Conte: "Non c'è una scelta che non rifarei"

09 settembre 2020 | 12.12
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Il presidente del Consiglio intervistato dal direttore del 'Foglio.it' traccia un bilancio dell'ultimo anno e ammette: "Mi pesa il ritardo che si è accumulato nell’erogazione della Cig". Quanto alla ripartenza della scuola "da padre dico che non c'è alcun motivo per essere pessimisti"

(Foto Fotogramma)
(Foto Fotogramma)

"Un bilancio dei dodici mesi di governo? Se mi guardassi indietro in questo anno, non c'è una scelta che non rifarei". Intervistato oggi sul Foglio.it dal direttore Claudio Cerasa, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte traccia un bilancio dei suoi dodici mesi di governo.

"Ma non per arroganza - precisa Conte - o perché mi ritenga infallibile, ma perché ogni decisione è stata sempre ponderata alla luce dell’interesse generale, vagliando tutte le informazioni disponibili al momento".

Resta però il rammarico per le lentezze burocratiche. "Mi pesa tuttavia - ammette il premier - il ritardo che si è accumulato nell’erogazione delle indennità della cassa integrazione, in particolare straordinaria. Quello degli ammortizzatori sociali è un sistema da ripensare integralmente. Ci stiamo lavorando".

Quanto alla ripartenza della scuola rassicura: "Da padre ancor prima che da presidente del Consiglio, comprendo le preoccupazioni dei genitori ma posso garantire che il governo sta lavorando alacremente affinché il rientro a scuola avvenga in piena sicurezza. Non c’è alcun motivo per essere pessimisti, perché per la scuola abbiamo fatto in pochi mesi ciò che in decenni non è stato fatto, stanziando da gennaio a oggi 7 miliardi di euro, di cui 2,9 solo per la ripartenza".

E rivendica che "per adesso nessuno in Europa ha dedicato così tante risorse per la ripresa quanto noi. I disagi ci sono stati alla riapertura in ogni Paese del mondo, solo per fare un esempio a noi più vicino in Francia e in Germania a poche ore dalla ripartenza si sono già dovute chiudere le scuole nelle quali erano scoppiati focolai. Non è su questo che dovrà essere valutata l’efficacia della nostra azione".

"Se quella che i ragazzi e le ragazze troveranno alla ripresa sarà migliore di quella che hanno lasciato a marzo - dice il premier - una scuola con più spazi, più docenti e meno alunni per classe, più al passo con i tempi perché è riuscita finalmente a digitalizzarsi, allora vorrà dire che abbiamo lavorato bene. E sarà un successo non per noi ma per il Paese intero, di cui la scuola è il cuore pulsante".

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