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Conte: "Chi ora rifiuta le 3 fasce ci porta al lockdown"

07 novembre 2020 | 07.56
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Immagine di repertorio (Fotogramma)
Immagine di repertorio (Fotogramma)

"Sono sei mesi che l’Iss sta sperimentando, insieme alle Regioni, questo meccanismo di monitoraggio. Le Regioni lo alimentano con i dati inviati periodicamente e ne certificano i risultati attraverso i loro rappresentanti che fanno parte della cabina di regia"; "Nessuno ha mai messo in discussione, prima di adesso, questo meccanismo e rifiutarlo significa portare il Paese a sbattere contro un nuovo lockdown generalizzato". Ad affermarlo, in un'intervista al 'Corriere della Sera', è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in merito al meccanismo che divide l'Itali in tre fasce di rischio. "I cittadini della Lombardia, del Piemonte, della Valle d’Aosta, della Calabria, non ne trarrebbero nessun beneficio. Senza contare l’ingiustizia di imporre lo stesso regime di misure che stiamo applicando alle Regioni rosse anche a cittadini che vivono in territori in condizioni meno critiche", sottolinea Conte.

"Unità - sottolinea Conte - significa solidarietà, non omogeneità. Non sono giornate felici per le aree rosse. I cittadini sono costretti a un nuovo regime molto penalizzante perché sono misure che limitano la circolazione e rischiano di deprimere tanti ristoratori, esercenti attività commerciali e operatori economici. Ma anche le aree arancioni e gialle sono sottoposte a misure restrittive, pur differentemente graduate. Non facciamo tutto questo a cuor leggero. Solo così possiamo contrastare il Covid e vincere questa battaglia. Speriamo il più presto possibile".

Nel commentare l'ultimo bollettino che parla di 446 morti e 37.809 nuovi casi positivi al Covid, il presidente del Consiglio evidenzia come questo treno stia "correndo sempre più veloce e dobbiamo assolutamente fermarlo. È per questa ragione che abbiamo introdotto via via dei 'riduttori di velocità' con i primi Dpcm. Quando si obietta che la mascherina obbligatoria all’aperto e al chiuso non ha sortito effetti, rispondo che i contagiati, i decessi, i malati in terapia intensiva senza quest’obbligo sarebbero stati molti di più".

E in merito a eventuali alternative meccanismo che ha diviso l'Italia in tre fasce di rischio per contrastare la pandemia, ha sottolineato: "No, su questo non torniamo indietro. L’alternativa a questo sistema è chiudere ancora una volta il Paese con danni enormi per tutti. In questo caso mal comune non sarebbe mezzo gaudio, ma disastro per tutti".

"Chi ci accusa di agire sulla base di discriminazioni politiche è in malafede. Non c’è nessuna volontà di penalizzare alcune aree a discapito di altre. Non c’è alcun margine di discrezionalità politica nell’ordinanza del ministro Speranza. Le Regioni sono parte integrante di questo meccanismo", ha affermato ancora il premier.

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