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Covid, Meloni: "Sfido Conte con 5 proposte"

12 novembre 2020 | 13.28
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(Fotogramma)
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''Noi abbiamo fatto un lavoro estremamente puntuale, serio e delicato di confronto con gli italiani in difficoltà e con le categorie produttive che abbiamo trasformato in proposte estremamente serie che nessuno ha mai fin qui neanche voluto valutare. Credo che non siano state neanche lette. Non è certo collaborazione dire 'io faccio quello che voglio e tu stai zitto'... Per far cadere il mio scetticismo non basta che il governo ci inviti per il tè delle cinque, ma che si approvino le nostre proposte". In una conferenza stampa in via della Scrofa, Giorgia Meloni lancia la sua ''sfida'' a Giuseppe Conte sul piano delle ''proposte'' ''fattive'' per aiutare gli italiani, imprese e lavoratori, a ripartire anche di fronte alla nuova ondata di contagi Covid.

''Voglio sfidare il governo su alcune proposte puntuali. Parliamo di cose concrete, invece di parlare di cabine di regia..." dice la leader di Fdi. "L'Italia è in fase di difficoltà, è stato smentito, per fortuna, il lockdown totale. Non voglio fare polemiche e dimostrare ancora una volta che quando l'Italia chiama, ci siamo sempre. Al di là degli appelli di facciata" alle opposizioni, "non siamo mai stati ascoltati, oltre 2mila le proposte presentate da noi e tutte sono state bocciate - sottolinea - Fin qui non abbiamo potuto determinare nulla, nonostante si dica che sono pronti a collaborare...''.

''L'Italia è in condizione di estrema difficoltà" ribadisce, ma il ''disagio non si può derubricare a qualche imbecille che devasta le città o genera caos... Fdi vuole trasformare la rabbia in proposte, il dissenso in alternativa, per trasformarli in proposte reali''.

''Siamo disponibili a votare il nuovo scostamento di bilancio" dice Meloni, ma "solo se ci dicono prima" che cosa vogliono fare delle "risorse" da utilizzare, "voce per voce, importo per importo...''.

''Noi non abbiamo ancora visto la legge di bilancio... - lamenta - Questa legge è stata licenziata dal governo più di 20 giorni fa e non è ancora arrivata in Parlamento. Già oggi sappiamo che per consentire che venga approvata in tempo, la possibilità di svolgere un esame approfondito e arrivare a una terza lettura è molto difficile. Ancora prima che la legge di bilancio arrivi in Parlamento, il dibattito è già strozzato...''.

La leader di Fdi presenta un 'pacchetto' di 5 proposte che si dividono principalmente in 5 grandi 'macro-voci', frutto anche delle 'tante ore di ascolto' nel presidio di piazza Capranica, di "oltre 500 rappresentanti di categorie e associazioni'' penalizzati dal Covid e ''colpiti'' dagli ultimi provvedimenti del governo giallorosso.

Nel dettaglio si tratta di assicurare 'ristori', ma non con la ''logica errata'' legata al codice Ateco, perché vanno estesi a tutte le attività con calo del fatturato superiore al 33% rispetto all'anno precedente; misure di ''sostegno al mondo produttivo''; misure di ''sostegno al reddito'' e ''welfare unico''; ''alternative alla Cig e alla logica assistenziale''; ''pacchetto per favorire la continuità delle imprese''.

''Sfidiamo il governo su proposte per intervenire in aiuto di aziende e lavoratori'', assicura Meloni che si dice pronta al confronto con la maggioranza e il governo a patto che venga preso in considerazione, sul serio e nel merito, ''questo lavoro" messo a punto dal suo partito.

Quanto al primo punto, dedicato ai 'ristori', si legge nella cartella diffusa alla stampa, si parte dal presupposto che ''l'intera economia italiana o quasi è stata ed è tuttora pesantemente colpita dalle conseguenze del Covid-19". Di conseguenza, ''la logica del contributo a fondo perduto o, come piace chiamarlo al governo, del ristoro legato al codice ATECO è una logica errata". Il ristoro, insomma, "dovrebbe essere destinato a tutte le attività che hanno registrato un determinato calo del fatturato rispetto all’anno precedente, differenziandone poi l’entità in base alle restrizioni imposte dai dpcm''.

Per questo, Fdi proporrà di estenderlo a "tutti coloro che hanno subito una diminuzione del fatturato superiore al 33% tra aprile 2020 e aprile 2019 (requisito di accesso previsto dal governo sia nel decreto rilancio sia nel ristori) o nei trimestri marzo-maggio 2020 o giugno-agosto 2020 rispetto agli analoghi trimestri 2019", ''perché ad essere danneggiate non sono solamente le attività che hanno subito restrizioni in base ai dpcm di Conte, non sono solo le attività obbligate a chiudere". Se "è in crisi il turismo, non sono solo gli hotel a risentirne, ma tutta la filiera e tutto l’indotto: dalla ristorazione al commercio, ai servizi". Un esempio: "Se chiudono gli hotel vengono colpite indirettamente, ad esempio, le attività delle lavanderie industriali che lavorano con gli hotel stessi, le attività di forniture per hotel, le imprese di pulizie e via dicendo".

Il partito di Meloni ritiene inoltre che "prendere il mese di aprile 2020 come unico periodo di riferimento per determinare l’ammontare del contributo non sia un criterio equo in quanto penalizzante per molte attività stagionali. Per questo proporremo che il beneficiario possa richiedere che il calcolo venga fatto sulla riduzione media di fatturato del trimestre marzo-maggio 2020 o giugno-agosto 2020 rispetto agli analoghi trimestri 2019".

Riguardo agli 'aiuti' alle imprese, Fdi denuncia che il ''governo si ostina erroneamente nel proseguire con la logica dei bonus e dei ristori una tantum che ha contraddistinto i decreti Cura Italia, Rilancio, Agosto e anche il recente Decreto Ristori, quando sarebbe invece necessario prevedere un intervento dello Stato a copertura dei costi fissi, che gravano su imprese, artigiani, commercianti e lavoratori autonomi, quali, ad esempio: canoni di locazione, mutui/leasing in essere, utenze, imposte e tasse (in primo luogo quelle attinenti a servizi non fruiti quali tasse sui rifiuti, sull’occupazione del suolo pubblico e simili), premi assicurativi, versamenti contributivi quando indipendenti dal fatturato come nelle gestioni speciali degli artigiani e dei commercianti".

Oltre a ciò, Meloni propone la ''gratuità della Cig''. Ovvero, prosegue il documento, lo "Stato dovrebbe garantire, soprattutto in presenza del blocco dei licenziamenti, la completa gratuità della Cassa integrazione, contribuendo alla copertura dei costi che rimangono comunque a carico delle imprese, come ad esempio la quota di tfr mensilmente accantonata a termini di legge (nel settore metalmeccanico industria il costo medio mensile del tfr a carico dell'azienda per singolo dipendente, in considerazione dei diversi livelli contrattuali, può variare da circa 120 euro mensili fino a quasi 145 euro, nel commercio da circa 130 a oltre 166 euro) che può sembrare poca cosa ma, su un periodo lungo di Cig come quello attuale, pesa fortemente sulle casse aziendali".

Secondo Fdi, ''intervenendo sui costi fissi si consentirebbe alle imprese in difficoltà di rimanere sul mercato, di rimanere operative, dando loro una prospettiva per il futuro. E questa logica di intervento è ancor più necessaria per le imprese colpite o costrette addirittura a chiudere dalle restrizioni dei Dpcm''. Proprio in questa logica, "l’intervento minimo sui costi fissi deve riguardare le locazioni". Da qui la proposta di "estendere a tutte le imprese/lavoratori autonomi che hanno subito una riduzione del fatturato almeno pari al 33% rispetto all’anno precedente (il periodo di riferimento è, in via opzionale, il mese di aprile, il trimestre marzo-maggio o il trimestre giugno-agosto) il credito d’imposta sugli affitti per i mesi di ottobre, novembre e dicembre 2020 elevandone inoltre la percentuale dal 60 al 100%".

Oltre ai ristori e al sostegno all’impresa, avverte Fdi, "bisogna affrontare, per lavoratori autonomi e partite IVA, il problema del sostegno al reddito personale rispetto al quale tutto si è fermato alle due mensilità di marzo e aprile del bonus 600 euro divenuto per alcuni di mille euro nel mese di maggio". Alla luce delle "carenze del welfare evidenziate con l’emergenza epidemiologica, si ritiene necessario aumentare le tutele in favore del mondo del lavoro atipico, del lavoro autonomo e delle partite IVA, istituendo un sistema universale e unico di ammortizzatori sociali in sostituzione di quello attuale incentrato sulla tutela dei lavoratori dipendenti tradizionali".

Proprio per tali ragioni, si legge nella cartella stampa, ''per tentare di garantire parità di trattamento, già nel mese di marzo in sede di conversione del decreto Cura Italia", Fdi ha presentato un emendamento volto ad "utilizzare lo stesso metodo di calcolo utilizzato nella Cig per determinare l'ammontare delle indennità destinate ai lavoratori autonomi, ovvero considerando l’80% di un 1/12 del reddito lordo da lavoro autonomo risultante dall’ultima dichiarazione dei redditi presentata e con gli stessi limiti di importo mensili previsti per la Cig''.

Sin dall’inizio, viene spiegato, "abbiamo sottolineato come fosse importante offrire alle imprese un’alternativa alla Cassa integrazione, aiutandole a resistere con misure ad hoc che facessero sentire la presenza dello Stato". Come quella "con la quale abbiamo chiesto di ridurre il cuneo fiscale alle imprese che non richiedono la Cig, per un importo pari all'80% del costo del trattamento di integrazione salariale che lo Stato avrebbe sostenuto in caso di ricorso agli ammortizzatori sociali".

La ratio alla base di tale proposta, avanzata da Fdi già nel mese di marzo come emendamento al Decreto Cura Italia, è stata "sostanzialmente ripresa dal governo nelle misure del Decreto Agosto e del Decreto Ristori, legando l'esonero contributivo alle ore di Cig fruite dall'impresa nei mesi precedenti". Sempre in quest’ottica "abbiamo esortato e continuiamo ad esortare il governo affinché lo Stato acquisti servizi da alcuni settori. Non si tratta di beneficenza, ma di servizi dei quali lo Stato ha bisogno per limitare le possibilità di contagio, quali: servizi di trasporto persone, che già da tempo sarebbero stati utilissimi per integrare il trasporto pubblico locale e limitare gli assembramenti sui mezzi".

Possono essere coinvolti i bus turistici, possono essere stipulate convenzioni con taxi e NCC, ad esempio, "per il trasporto delle persone più a rischio come gli anziani; servizi alberghieri, al fine di garantire su base volontaria la possibilità di trascorrere il periodo di quarantena al di fuori delle mura domestiche, o anche di dare la possibilità alle persone maggiormente a rischio come gli anziani di poter soggiornare tranquillamente in un hotel evitando in tal modo il rischio di contagio in ambito familiare". Così facendo, assicura Fdi, "oltre ai vantaggi in termini di limitazione dei contagi, si sarebbe dato respiro a settori fortemente in difficoltà, proponendo a molte attività un’alternativa concreta alla Cig".

Infine, ''considerando il disastroso andamento dell’economia italiana nel 2020 e quindi il disastroso andamento di gran parte delle imprese italiane, costituisce una priorità quella di favorire con misure ad hoc la continuità delle imprese stesse, scongiurando il rischio che, a causa dei debiti e delle insolvenze accumulate nel 2020, sia più conveniente chiudere e riaprire l’attività utilizzando una nuova ragione sociale". Proprio per questo, Fdi propone un "pacchetto di misure in favore delle imprese che resistono e danno continuità alla propria azienda". Requisiti di accesso: bisogna essere imprese/lavoratori autonomi esistenti al primo gennaio 2019, che hanno registrato nel 2020 un calo di fatturato di almeno il 33% rispetto all’anno precedente e alle imprese costituite successivamente al primo gennaio 2019 con fatturato non superiore a 500 mila euro nell’anno 2020.

Ecco nel dettaglio le misure di sostegno immaginate da Fdi per il biennio 2021/2022: IVA ridotta del 50% rispetto a quella vigente per il settore di appartenenza; esenzione Irap; riduzione del 50% dei contributi a carico dell’impresa per i propri dipendenti; riduzione 50% dei contributi previdenziali personali dell’imprenditore/lavoratore autonomo; eliminazione del minimo contributivo INPS laddove previsto.

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