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Elezioni Milano, il politologo: "Sfida aperta, è il momento della sobrietà"

09 dicembre 2020 | 11.27
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Elezioni Milano, il politologo:

Dopo la sbornia della Milano che corre e non si ferma, è il momento di una Milano "più gentile", più concreta e più attenta alle relazioni, che sappia ricucire le ferite di una comunità sconvolta dalla pandemia di Covid19. Alle prossime amministrative del 2021, per cui si è ricandidato il sindaco Giuseppe Sala, vincerà "chi dimostrerà di voler fare sistema, con meno chiacchiere e molta concretezza, perché da ricostruire c'è molto", spiega Nicola Pasini, politologo e docente di scienze politiche all'Università Statale di Milano.

"Non è il momento in cui si può promettere e poi non mantenere. Tutti i candidati, a partire da Sala, devono passare da questo esame della serietà e della sobrietà", sottolinea il professore in un'intervista all'Adnkronos.

Il centrodestra, che ancora non ha un nome da proporre come candidato sindaco di Milano, "deve stare attento e alzare l'asticella, bisogna cercare chi è formato alla politica. Non posso mettere un bravo astrofisico a fare il sindaco, ci vuole anche un certo cursus honorum". Anche perché la partita di Milano "non sarà solo una semplice contrapposizione tra coalizioni diverse, la posta in palio è alta, vanno al voto anche Torino e Roma il prossimo anno, e quindi ci sarà grande attenzione per questa tornata locale".

Milano, secondo Pasini, oggi è una città disorientata, in un momento di grande discontinuità. "Un anno fa era lanciatissima, era come un'auto che andava oltre il limite e a un certo punto si è trovata a fare un'inversione a U e una curva di 90 gradi". Lo shock del Covid19 ha mandato in fumo la Milano euforica, dei mille eventi, che subiva il fascino della frenesia cavalcata dal sindaco sul solco di Expo 2015, l'evento che più di ogni altro "ha dato a Milano un'identità, facendola entrare nel grande flusso della globalizzazione".

Dopo le prime avvisaglie di febbraio e nei primi mesi della prima ondata, "l'amministrazione, che è stata molto brava nel gestire la Milano internazionale e il suo appeal da grande metropoli, è rimasta offuscata. La reazione di Sala non è quella che ci si sarebbe aspettato da un sindaco che è anche un manager", osserva Pasini.

Ora, è il momento di riflettere e capire, a fronte dei traumi sanitari, "come ridisegnare la morfologia della città, perché non diventi una Milano 'drogata' da impulsi esterni, ma una città che deve ritrovare una sua nuova identità". Forse più introspettiva, lenta ma non troppo, perché "i fondamentali rimangono ancora quelli, è la città della conoscenza, del sapere biomedico, delle università, degli imprenditori".

Ma ora c'è una criticità forte: "Con il coronavirus, Milano si è impoverita dal punto di vista materiale. Chi soffre di più è anche chi aveva già problemi quando Milano andava bene. Certo, ci si può rialzare in fretta, Milano è una città operosa, che vuole fare da sé, ma serve maggiore attenzione alle fragilità e alle fasce deboli".

E dunque serve al futuro candidato pragmatismo, ma anche visione, capacità di immaginare la Milano del 2030. Oggi, sostiene Pasini, "è difficile fare elaborazione nei partiti politici, che sono sempre più contenitori vuoti, sia a livello nazionale che locale". Con il lockdown, "è peggiorato lo smarrimento rispetto alla politica in generale". Alle prossime amministrative, "le coalizioni rimarranno distinte, sì, ma sarà molto importante come si presenta il candidato dal punto di vista della personalità".

Oggi, "i cittadini sono più disincantati rispetto alle 'sirene' dei partiti e dei centri poteri, che contano molto meno rispetto al passato. Le preferenze, ormai, si modellano con i social".

(di Vittoria Vimercati)

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